XVI

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Nel capitolo precedente:
《"Tom? Tutto okay?" Il moro annuì impercettibilmente. "Sussurravi il nome di Ben. Cos'hai sognato?"
"Che ci fai qui?"
"Io... ho lasciato Newt"
"E perché?"
"Andiamo Thomas, proprio non ci arrivi? Newt ti piace."

"Cos'era... questa cosa, prima?"
"Amico. Benvenuto nel Labirinto, sede di sfogo, rifugio, follia, passatempo, noia o qualcunque altra cosa ti passi per la testa."
"È tutto vostro?"
"Oh, no. Noi abbiamo solo la parte nord-sinistra. È la parte che preferiamo. È proprio nostra, ci andiamo solo noi."》

CAPITOLO XVI

Il Labirinto era un posto fantastico.
Altro che parchi giochi per bambini o luna park. Per quanto inizialmente potesse sembrare monotono, la parte nord-sinistra era stupenda.
I graffiti che contornavano la Porta d'entrata non erano nulla in confronto a quello che Brenda, Aris, Newt e Minho avevano combinato dentro. Principalmente era tutto strutturato così: c'era un corridoio centrale, accuratamente ornato con graffiti stupendi, tendenti maggiormente al blu e al giallo; poi il corridoio si diramava in un sacco di corridoi e poi stanze, una decina o due, da cui il nome, probabilmente.
Ognuna sembrava avere un ruolo. In una Thomas aveva visto dei secchi di colori e dei pennelli, in un'altra un mucchio di sacchi a pelo addossati in un angolo.
Un'altra fungeva da pensatoio: era una camera totalmente spoglia, dipinta di grigio topo. A parte una mezza finestra, che era appena di fronte alla porta-senza-porta. Aris aveva giurato che lì si pensava benissimo.
Ma quella che Thomas aveva preferito era la camera delle citazioni, un'intera stanza dipinta di bianco e ornata da scritte -tutte piccole, ma con caratteri e colori diversi- che diramavano e si ingrossavano fino ad una, enorme, all'angolo della camera.
Con il rosso, recitava: If you ain't scared, you aren't human!
Ma la stanza in cui Thomas e gli altri erano rimasti a passare il pomeriggio era un'altra, semivuota, se non per gli innunerevoli graffiti, che però non arrivavano a coprire totalmentele pareti.

Brenda era accostata ad un muro, e continuava a fare crescere dei disegni e linee contorte che Thomas aveva rinunciato a capire, Minho ridachiava accanto a lei di un occhio uscito a forma di pera.
Aris stava scrivendo invece, ma nessuno parve chiedere cosa.
Newt invece fissava il vuoto e lui... beh, lui pensava a Newt. Voleva odiarlo, perché l'aveva allontanato.
Anzi. Doveva stargli lontano proprio perché lui gli aveva detto così, ma non ci riusciva. Fissando quel corpo delicato e accartocciato vicino alla parete, Thomas non provava altro che l'impulso di andare lì e stringerlo.

Nel silenzio che aleggiava nella stanza, e in tutte le altre, Brenda canticchiò qualcosa di incomprensibile.
Sembrava un'altra lingua, e Thomas non ne apprese il significato.

"Un'altra canzone italiana?" Domandò il biondo scrittore, levando gli occhi dal foglio alla ragazza, che annuì.

"Traduzione?" Proseguì Minho, come se fosse un lento rituale.
Brenda si passò una mano tra i capelli e si rizzò sulle ginocchia, per colorare la chioma di un albero azzurro. Sempre che lo fosse.

"Amore vieni con me, Scappiamo a New York. Se stiamo insieme, di paura non ne avrò"

"Scommetto che sono ancora quei ragazzi per cui stai impazzendo da un po'" ipotizzò Newt, roteando gli occhi nocciola.
Brenda gli rifilò un'occhiataccia, ma annuì ancora.

"Com'è che si chiama? Suono il Benjio e sono Fedele al mio amico?"

"Si chiamano Benji e Fede, pive!" Sbuffò lei, scuotendo la testa.

"Studi itialiano?" Chiese Thomas, e stavolta Brenda si limitò ad annuire.
Dopo vari attimi di silenzio, parlò.

"Che poi non sembra neanche adatta a noi. Insomma, nessuno di noi qui ha un amore da portare a New York. Che, tra l'altro, è a un'ora da qui" commentò, girando a guardare tutti gli altri.

Broken (Home) || Newtmas Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora