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Il fatto che fosse mattina gli dava assai fastidio e quasi lo rendeva paranoico, visto che tutti lo potevano riconoscere con tutta quella luce.
In più, non conosceva affatto quell'enorme metropoli e ciò giocava solo più a suo svantaggio.
Jeff imboccó una via che gli pareva piuttosto abbandonata. Quella via lo portò ad un piccolo parco tra dei palazzi non messi molto bene.
Quello era uno dei punti in cui un vecchio terremoto aveva distrutto tutto, ma non ricostruirono mai nulla: Los Angeles era sempre stata soggetta a forti scosse terrestri.
- Uhm, qui potrò ragionare in pace... - commentò egli, trovando una panchina di pietra sotto uno dei vari alberi.
- Allora... devo trovare il carcere in cui si trova Psicho, innanzitutto. Ma come?
... dovrei chiedere informazioni a riguardo, ma credo che nessuno dica ad un serial killer dove si trovi un altro serial killer. Ovviamente. - cominciò a pensare ad alta voce, intrecciando le dita e sforzandosi a pensare ad un piano decente.
Nel mentre, si alzò un leggero venticello che divenne sempre più forte. Infatti, i capelli gli andavano in faccia con fastidio.
- E che cacchio! Restate nel cappuc- uff! - un foglio di giornale gli si spiaccicó in faccia. Il vento cessò di botto di soffiare.
- Ma che ca... - il ragazzo prese la pagina e iniziò a leggerla: parlava della cattura di Psicho!
- Wow, questa sì che si chiama fortuna. - commentò incredulo il corvino.
- Mhm... "la creatura si trova presso la galera di massima sicurezza di Alcatraz."... merda. Proprio lì la dovevano rinchiudere?! - accartocció furibondo il pezzo di carta e lo buttò a terra.
- Come cazzo arrivo a San Francisco in meno di tre giorni?! E ad arrivare su quell'isola?! Grr, se lei morirà sarà solo colpa miiiaaaa! - si lamentó esasperato, mettendosi le mani tra i capelli.
- Perché ti disperi tanto? - gli domandò una voce da dietro le sue spalle. Pareva quella d'un ragazzo sicuramente più grande di lui.
Jeff, col cuore in gola, si sistemó i capelli e abbassò il capo, nascondendo del tutto il volto al ragazzo.
- Sono affari miei. - gli rispose scontroso.
- Ah bhe, vedo che siamo di pessimo umore oggi, eh? - lo sconosciuto si andò a sedere proprio accanto al killer, guardandolo con un sorriso: doveva esser simpatico.
- Heh, hai voglia. Non è il massimo ritrovarsi bloccati in casa con una pazza ossessionata, sai? - disse ironico il corvino, accennando un sorriso.
- Oh, ti capisco. Anche la mia ragazza mi chiuse a chiave in camera sua, una volta... passarono almeno tre giorni. Strane le ragazze, eh? - commentò ridacchiando il giovane.
- Mhm mhm... comunque, devo andare. Se no sarà troppo tardi... - gli disse il killer, alzandosi rapidamente.
- Eh? Troppo tardi per cosa? - gli domando l'altro, alzandosi e afferrandolo per la manica della felpa. Solo in quel momento notò che i vestiti del corvino erano sporchissimi di rosso.
- ... devo andare da un'amica. - gli tirò via il polso, incominciando ad incamminarsi via di lì.
Il ragazzo esitò sul seguirlo, ma poi gli corse dietro affiancandosi a lui. Ma ora, notò con confusione il volto di Jeff.
E anche il giovane assassino capì di esser stato appena scoperto: era cupo in viso e non fiatava per non sbraitare come una bestia.
Il ragazzo lo fermò per la spalla. Lo squadró dalla testa ai piedi e lo riconobbe.
- ... tu sei... - mormorò egli, esitante.
Il corvino annuì rassegnato.
Gli venne un infarto quando l'altro gli strinse la mano e lo abbracció con un braccio.

Return Of Two KillersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora