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Jeff rimase spiazzato da risposta.
- C-come? - le domandò balbettante.
- Non possiamo più scappare, ormai. Questa camera è a prova di poteri sovrannaturali, perciò non posso teletrasportarsi da nessuna parte.
Mi dispiace tanto, mio caro. - Psicho prese a dondolare col ragazzo ancora tra le sue braccia, come per cullarsi.
Il ragazzo sospirò sconfitto: allora sarebbero rimasti intrappolati per il resto della loro vita. Il solo pensiero lo demoralizzava, distruggendo tutte le sue speranze.
- Ricordi quando ti parlai della SCP Foundation? Ecco, questa è una delle varie strutture americane della Fondazione e in più siamo nell'ala più pericolosa: l'ala per gli SCP classificati col nome Keter; è il grado più alto di pericolosità.
Questo posto è come un'enorme gabbia piena di creature come me, o anche peggiori. - gli spiegò neutra, lasciando scorrere le dita artigliate di nero tra i capelli del corvino.
- L'hanno detto loro? - le domandò, accarezzando anche lui i lunghi capelli mossi dell'altra.
- Sì: hanno cercato un approccio dapprima pacifico, informandomi di dove mi trovassi e perché. Ma non ne volevo sapere e perciò... hanno iniziato a trattarmi come la bestia selvaggia che sono. - gli mormorò con malinconia.
Jeff notò l'estrema calma e serietà che solo Sophia aveva, e non Psicho; il come parlava con parole più complesse e rendendo il discorso armonioso non era certamente un pregio della cannibale, ma della ex umana.
- Oh... e hanno fatto degli esperimenti su di te? - le chiese il ragazzo con serenità.
- Purtroppo sì e mi hanno fatto anche assai male...
Ultrasuoni altissimi, iniezioni di strane sostanze e anche... combattimenti con altri SCP.
È stato un incubo... - dicendo ciò, ella mostrò all'amico il suo addome e punto luce: erano segnati da innumerevoli cicatrici, graffi e ferite ancora semiaperte.
- Oh mio... - il giovane passò la mano con leggerezza sia sulla pancia che sulle scapole della creatura, con le dita che gli tremavano.
- Come si sono permessi di farti questo?! - si scaldó egli, prendendole entrambe le mani e guardandola in cerca di qualche fiamma che le accendesse l'animo. Ma era completamente spenta.
L'avevano torturata anche psicologicamente quei bastardi.
- Qui dentro comandano loro. Per sconfiggerli dovremmo solo sperare in un qualche guasto del sistema e quindi fuggire via.
Ma le possibilità sono pari a zero, sfortunatamente. - lo informò, abbassando lo sguardo.
- Psicho... perché non sei più la ragazza scherzosa e combattiva che conoscevo? - ora il killer lo voleva sapere a tutti i costi. Lo DOVEVA sapere!
"Non è più lei... che le avranno fatto per cambiarla così?" si domandò.
- Bhe, qui dentro non è che si può gioire come bambini, sai? - ridacchió graziosa la castana, sorridendo.
Da quanto non la vedeva sorridere.
Lui notò anche che gli occhi della creatura si stavano tingendo man mano nuovamente di rosso acceso.
Anche Jeff rise per poi tornare serio.
- Scherzi a parte, Psicho... dimmi che ti è successo. Ti prego, dimmi la verità. - il corvino le prese le guancie, accarezzandole. Voleva tenerla dolce e serena, altrimenti poteva esser ucciso con quella richiesta.
Psicho poggió le sue mani su quelle dell'altro e sospirò.
- Vedi... io non sono più Psicho. -.

Return Of Two KillersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora