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Non riesco a dormire. Ma può essere mai?
Non solo ho avuto una giornata da far schifo, adesso si ci mette anche la notte.
Ma vaffanculo!
Vabbe, ho deciso.

In un secondo vedo l'ora:
5:45

Fotte sega.
Prendo le chiavi ed esco di casa.
Chissà se papà è tornato..
Vabbe, cazzi suoi.

Mi dirigo subito verso la palestra, ho bisogno di distrarmi..questa "giornata" sta decisamente durando troppo.

Per fortuna Marcus mi ha dato le chiavi, cosicché posso usufruirne quando ne ho bisogno o voglia.

Apro la porta e cammino verso la sala centrale, la mia preferita.
Questa ha tutti specchi attorno (neanche so il motivo) e grandi sacchi appesi al centro della sala.
La adoro.

Prima di fare la mia entrata, mi fermo di botto.
No. Non è possibile. Ma è Candy camera per caso? Saltate fuori pezzi di merda!
Perché è qui?
Come cazzo ha fatto ad entrare?
Resto lì impalata, mentre guardo quel ragazzo.
È senza maglietta e con dei pantaloncini larghi che arrivano un po ' sopra il ginocchio.
Il suo corpo è una macchina che fabbrica  sudore...ma non è male.
I capelli sono leggermente sudati e un po' appiccicati sulla fronte.
I suoi occhi sono così freddi e spenti...sembra che stia prendendo a pugni qualcosa a caso, ma con quel qualcosa è davvero incazzato.
Ha la mascella serrata e tutti i muscoli contratti.
Non riesco a distogliere lo sguardo...cosa mi succede?

"Ehi, bella addormentata! Svegliati! Farai la figura dell'idiota se ti sorprende mentre lo guardi...oppure, per meglio dire, mentre sbavi mentre lo guardi."
", forse hai ragione. Dovrei svegliarmi e..cosa?! Non sbavo mentre lo guardo!"
" ,  ora smuoviti."

Mi risveglio dalla trans e decido di evitarlo.
Per fortuna avevo deciso di mettermi le cose della palestra sotto i vestiti, altrimenti erano cazzi.
Mi tolgo gli indumenti di dosso e sento cessare il rumore dei pugni.
Mi giro e vedo Alan che mi fissa con gli occhi sbarrati.
Cosa cazzo ha da guardare?
Deglutisce visibilmente e poi, dopo quella che sembra un'eternità parla.
"Cosa ci fai, tu, qui?" Ecco di nuovo il coglione che c'è in lui.
"Potrei farti la stessa domanda." Usando il suo stesso tono.
"Non sono cazzi tuoi!"
"Beh, neanche tuoi! Quindi continua a fare quello che stavi facendo e fottiti!"
"Ho detto che devi moderare il linguaggio ragazzina!"
"E tu chi mi rappresenti? Mio padre?"
"Sì porta rispetto a quelli più grandi di te!"
"Porto rispetto, se mi portano rispetto, Alano."
"Mi chiamo Alan, cristo!"
"Come siamo nervosi! Non ti è servito a niente martellare quel povero sacco da boxe?"

Giuro che se in questo momento avesse la capacità di uccidermi con lo sguardo, l'avrebbe fatto.

"Ma sei tu che sei irritante e scontrosa!"
"È lui che mi porta ad esserlo!"
"Come se normalmente non lo fossi."
"Taci."

"Ma tu non devi andare a scuola, ragazzina?" Domandò dopo attimi di silenzio.
"Non sono cazzi tuoi."
"Sì che lo sono." Sorrise.
Ma questo qui è bipolare!

"Senti chi parla"
"Madonna, ti uccido"

"Non vedo perché dovrebbero essere cazzi tuoi."
"Beh, andiamo nella stessa scuola.."
Cosa. Eh? Ho sentito bene?
"Cosa hai detto?" Rispondo sbigottita.
Ma  fino a poco fa non era più grande di me?
"Andiamo nella stessa scuola."
"Impossibile."
"Perché scusa?"
"Sei più grande di me!"
"Tu non vai al quarto anno?"
"Cazzo vuoi!"
"Ci vai o no?"
"No."
"Come no?"
"Sono stata ammessa prima a scuola, all'età di 5 anni..quindi ora frequento il quinto anno."
Perché gliel'ho detto..?
"Oh." Sorride beffardo.
"Perché adesso sorridi?" Domando esausta.
"Oh, niente. Solo è meglio che ti smuovi, perché sono già le 7:30."
7:30? MA SCHERZIAMO? DAVVERO?
"Dovresti muoverti anche tu!"
"No, non credo."
Lo lascio in tredici e mi volto per andare verso le mie cose.
Neanche il tempo di arrivare che già devo andare via.
Tutta colpa di quel rosso!
Che nervi!
Adesso mi tocca vederlo tutti i giorni a scuola.
Però,  qualcosa non mi torna.
Come fa a venire nella mia stessa scuola se è più grande di me?

"Bocciato?"
"Dici?"
"Beh, vai a scuola e lo scopriremo!"
"Non voglio scoprire un bel niente. Non mi interessa."
"Si, certo"
"Basta!"

Mi rimetto i vestiti di prima, vado verso la moto e parto verso casa.
Prendo il mio zaino e ci butto cose a caso.
Corro verso l'uscita, però vengo fermata dalla voce di mio padre.
"Freya."
"Dimmi." Risposi non girandomi.
"Dove sei andata questa mattina?"
"Non ti riguarda."
"Rispondimi."
Sì, ok..forse è meglio se lo faccio.
"In palestra." Sbuffo.
"Non puoi rinchiuderti là dentro per risolvere tutti i tuoi problemi! Lo fai da 9 anni!" Grida.
"Non puoi dirmi come risolvere i miei problemi!" Sbraito a mia volta.
"Sì che posso. Sono tuo padre! "
"Questo non ti da il diritto di decidere sulla mia vita!"
"Non puoi usare la tua rabbia per nascondere il dolore."
"Chi ti ha detto che io provo dolore?" Risposi fredda.
Non risponde. Tipico.
"Io vado in quella fottuta palestra, per evitare di rompere cose a casa oppure di prendere a pugni ogni persona che mi si avvicina! Lì mi sento libera di fare ciò che voglio e come voglio. Nessuno mi si avvicina e nessuno avvicina me. È quello che voglio e sarà sempre così!"
"Non è quello che vuoi! Dentro i tuoi occhi vedo solo il vuoto. Nessun sentimento..è come se fossi vuota. Ti serve qualcuno per rinascere, Freya. Avevi Elizabeth, ma l'hai allontanata! Cosa vuoi combinare nella tua vita?!"
"Io sono vuota, papà. Sono vuota da ben 9 anni." Concludo così, guardandolo negli occhi in modo freddo e distaccato.
"Ora vado, sono in ritardo."
Apro la porta e la chiudo bruscamente.
Salgo in moto e corro via di lì, raggiungendo la scuola.

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