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Non posso smettere di pensare a quella discussione.
Questa storia mi incuriosisce, ma allo stesso tempo ne ho timore.
Ho una strana sensazione, come se dovesse accadere qualcosa da un momento all'altro..

"L'unica cosa che accadrà, sarà l'aumento dei tuoi succhi gastrici se non mangi qualcosa, cogliona."
"In effetti, ho un certo languorino."

"Freya, che ne dici di andare a casa e poi andare fuori a cena?" Chiede mio padre, leggendomi nel pensiero.
"Oh, quale onore." Ribatto con un po' di sarcasmo.
"Vuoi o no?" Mi dice guardandomi storto.
"Non hai fatto la spesa in questi giorni, vero?"
Appena pronuncio queste parole, a poco non diventa viola dall imbarazzo.

Fregato.

"Ehm....n-no è c-che non.."
Sbuffa rassegnato.
"Va bene, è come dici tu."
"Andiamo al ristorante..ma ricorda, sei comunque un disastro." Dico ridacchiando.

Arrivati a casa mi faccio una doccia veloce e mi vesto comoda.
Per comoda intendo un leggins, una maglietta e scarpe da tennis.
Scendo le scale e trovo mio padre in un completo elegante.

Ma che cazzo?

"Stiamo andando ad un funerale?" Chiedo sbigottita.
"No, è una cena. In un ristorante. RISTORANTE, Freya. Non fast-food. Ora vai a cambiarti immediatamente, che si è fatto tardi." Dice gelido.

Poi dicono da chi prendo.

"Almeno posso mettermi le scarpe da tennis?" Domando speranzosa.
"No."
Quant'è odioso da uno a diecimila?

Salgo più arrabbiata che mai e sbatto la porta violentemente.

Ma poi non ho un cazzo da mettere.
Ho solo pantaloni e jeans.

Abbasso gli occhi e vedo sporgere una scatola da sotto il letto, la prendo e sopra c'è un biglietto con scritto:

Sapevo che non avevi niente, quindi ti ho preso questo secondo i tuoi standard. Spero vada bene, altrimenti...te lo tieni lo stesso.
-papà.》

Ma allora già aveva preparato tutto!
Che stronzo.

Apro questa scatola e dentro c'è un vestito nero con svariati punti luce nel tessuto e la scollatura a cuore. Lo alzo e noto che è un vestito lungo e con uno spacco che inizia da sopra il ginocchio.
È...bellissimo.

Perché ha fatto tutto questo?

Lo provo e mi fascia alla perfezione, anche se non è il mio genere.
Ovviamente striscia a terra, a causa della mia bassezza ma insieme al vestito ci sono anche un paio di scarpe argento scuro, non di quello appariscente, con il tacco.
Alte. Troppo alte.
Le provo e sono della misura giusta.

Decido di sciogliermi i capelli neri, dato che oggi sono più calmi.
Mi metto l'eyeliner e un po' di mascara.
Ok, ora può bastare.

Prendo la "borsa", se si può chiamare così, e metto dentro il telefono.
Scendo le scale e appena mio padre sente i miei passi comincia a dire:
"Era ora, è tard-" ma si ferma quando mi vede.
"Sei bellissima." Mi dice con imbarazzo.
"Sì, ok. Ora andiamo, grazie." Lo sorpasso ed entro in macchina.
Non mi sento a mio agio conciata così.

Dopo un quanto d'ora arriviamo al ristorante.
È così lussuoso che c'è il personale per parcheggiare le macchine.

Che spreco di soldi, e pensare che lo fanno solo per apparire.

Scendo dalla macchina e mio padre mi porge il braccio.
No, ma davvero?

"Mi spieghi che stai facendo?" Domando allibita.
Si avvicina e mi sussurra all'orecchio.
"Se stasera non farai quello che ti dico, ti sequestro la moto per due settimane."
La moto no. Tutto, ma la moto no.
Afferro il suo braccio e lo guardo con un sorriso finto.
"Allora papino, dove mi porti?"
Ride soddisfatto lo stronzo.

Entriamo dentro ed è davvero...wow.
È meraviglioso.
È una sala enorme con molti tavoli arredati e, inoltre, il colore della serata è il rosso. Ovunque mi giri, ci sono dei quadri oppure delle pareti dipinte.
E sopra di noi c'è un lampadario che solo a guardarlo di costa una fortuna.

Mi risveglio dalla trans e noto che tutti sono girati verso di noi.
Ma che hanno da guardare?
Mio padre mi stringe e comincia a camminare.
Anche se sono imbarazzata, non mi permetto di abbassare il capo..sarebbe da vigliacchi.

Arriviamo ad un tavolo che non è per due persone, ma per sei.

"Papà, avremo sbagliato tavolo. Andiamo."
"No, è il tavolo giusto."
"Cosa!? E chi sarebbero le altre quattro persone?"
"Le conoscerai presto."
"Non ci penso minimamente."
"Moto. Due settimane."
"Mi è venuta una strana voglia di fare amicizia, a te no?"

Manipolatore.
Ricattatore.
E chi ne ha, più ne metta.

"Ecco stanno arrivando." Dice mio padre.
Mi volto per vedere chi siano e vedo che ci sono un uomo che potrebbe avere la stessa età di mio padre e una donna sulla quarantina.
L'uomo è vestito elegantissimo ed ha una bellezza particolare.
È molto alto, ha i capelli biondi, dei lineamenti perfetti (per uno della sua età) e gli occhi di un azzurro intenso.
La donna ha un vestito lungo rosso, lo stesso rosso del rossetto.
In viso è molto bella, ha gli occhi scuri e i capelli castano chiaro.
È snella e alta.

Perché sono tutti così fottutamente perfetti?

Dietro di loro spuntano due ragazzi.

No.
NO.
N O.
N O.

Ma possibile mai? Giuro che uccido mio padre.

Alan e Cassandra.
Le due persone che odio di più nella stessa zona dove sono io, nello stesso tavolo, NELLO STESSO SPAZIO VITALE.
Non posso sopravvivere a questo scempio.
Giuro che appena arriviamo a casa, mio padre mi sente.

"Alexander, Amanda che piacere." Dice mio padre sorridendo e porgendo la mano ad entrambi.

Ma chi è quest'uomo? Che cosa ha fatto a mio padre?

"Lei è Freya, mia figlia."
Oh madonna.
"È molto bella complimenti." Dice Amelia.

"Amanda, cogliona."
"Uguale."
", dillo a tuo padre"

"Questa è mia figlia Cassandra."
Oh, su vai, presenta quella vipera.
"Sono Cassandra, piacere di conoscervi." Che voce irritante.
"Non andate a scuola insieme?" Domanda mio padre.
Lo guardo con uno sguardo che potrebbe incenerire anche il diavolo.

"No." Dico io.
"Si" dice lei.
Rispondiamo contemporaneamente.
"Siamo conoscenti." Dico gelida.

"Sì, infatti." Mi appoggia Cassandra.

"Lui è mio figlio Alan." Interviene Alexander.
Appena sento il suo nome, mi si gela il sangue nelle vene, non ho il coraggio di guardarlo.

"Ciao Freya."
Alzo lo sguardo su di lui e vorrei tanto non averlo fatto.
Si è tagliato i capelli, lasciando lunghi i ricci di sopra.
I suoi occhi sono diventati di un azzurro intenso, come quelli del padre, e il grigio non è più visibile.
Ha i muscoli rilassati ed è vestito con un completo nero, dove la camicia bianca ha i primi bottoni sbottonati.

Degludisco e gli faccio un segno con la testa per non parlare.

"Dai ragazzi, accomodiamoci"

Sarà una serata molto lunga.

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