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Il viaggio è stato abbastanza lungo.
Davvero, davvero, davvero straziante.
Inoltre, durante il tragitto, sentivo di essere osservata da qualcuno, ma non ho osato girarmi per poi fare una figura di merda.

Adesso siamo all'entrata dell'enorme bosco.

Onestamente mi fa un po' paura.

Mi giro per vedere se qualcuno ha la mia stessa reazione, ma noto che nessuno è interessato al l'imponentemicagodisopra bosco.
Però intercetto uno sguardo, degli occhi grigio-azzurri che mi scrutano con attenzione.
Prima che lui faccia un altro passo, mi giro e vado verso Bett.

Niente coinvolgimenti.
Niente coinvolgimenti.

Mentre mi ripeto queste cose mentalmente, ci siamo inoltrati all'interno della chiazza verde stracolma di alberi.
In poco tempo raggiungiamo il posto dove possiamo fissare le tende e scopro con mio gran piacere e stupore che ci troviamo a una quarantina di metri da un laghetto.
È fantastico.

"Ragazzi, prendete l'occorrente per prendere appunti, andremo a prelevare qualche campione per poi analizzarlo in laboratorio. Fate in fretta, non abbiamo molto tempo." Con queste parole il professore mi risveglia dalla trans e solleva, nel frattempo, un boato di disapprovazione da parte degli studenti.

Con mio gran disappunto prendo l'occorrente e mi posiziono verso la fine della fila indiana, in modo tale da fare tutte cose con calma.

Il professore ci raccomanda di stare attenti a ciò che tocchiamo, che tutto quello che può sembrare bello, alla fine potrebbe essere nocivo.

Quanta verità in queste parole.
Queste non sono paragonabili solo alle piane o agli animali.
Ma possono essere paragonate benissimo anche agli esseri umani.
E io ne ho avuto l'esempio pratico, nella mia vita.

Mentre cammino noto che Bett è affiancata dal quell'essere che lei stessa definisce "ragazzo". Ma questo qua non me la conta per niente giusta.

"Tu sei gelosa!"
"Ciao Mrs Simpatia,  da quanto tempo!"
"Ti sono mancata, vero?"
"No."

Mi giro dall'altra parte per non vedere questa scenetta e mi ritrovo Cassandra ed Alan che parlano o, per meglio dire, "flertano".

"OH, MA ANDIAMO!" Esasperata pronuncio queste parole con tutto lo schifo che c'è in me. E non è poco.

Giro bruscamente la mia direzione e vado indietro, ma nel farlo impiglio la caviglia in una radice e cado goffamente per terra.
Fantastico.

"Signorina Smith, tutto a posto?"
"Sì professore, scusi."
"Non si scusi, potrebbe capitare a chiunque. Mi dica, le fa male la caviglia? Può camminare?" Chiede preoccupato.
"Oh prof., si figuri! Una combattente come me non si fa mettere sotto da una radice!"
A questa mia affermazione, scoppia una risata di gruppo.
Ma da quando questi esseri ci stanno fissando? Mah.

Mi alzo da terra e appena faccio il primo passo sento un dolore bestiale attraversarmi tutto il corpo.
La caviglia.
Cerco di fare un altro passo, ma il dolore invece di diminuire, aumenta sempre di più.
Credo di essere diventata pallida e senza forze, dato che mi sto appoggiando spudoratamente ad un albero pieno di resina.

Nei paraggi non vedo più nessuno, ci siamo solo io e la mia caviglia rotta.
Provo a staccarmi dall'albero, ma non ci riesco. Il dolore è troppo forte.

Dopo 5 minuti, vedo una figura spuntare dagli alberi. Mi preparo al peggio.
Schiena dritta.
Pancia dentro.
Pugni stretti.
E...
È solo Alan, porca troia!
Mi ha fatto prendere un colpo.

"Smettila con la storia del "È solo Alan""
",  giusto."

Mi guarda come se fossi in fin di vita, avvicina la sua mano al mio volto e mi sussurra: "Non ti vedevo più. Mi sono preoccupato."
No, aspetta. Che?
Tolgo bruscamente la mano dal mio viso e lo guardo dubbiosa, per poi aggiungere:
"Come fai a preoccuparti per me? Non mi conosci e non vorresti farlo.
Inoltre ho solo ripreso fiato, non ho bisogno del tuo aiuto." Metto il muso come una bambina e le braccia incrociate al petto.
"Sei una combattente professionista e noi abbiamo fatto si e no 200 m. Mi vuoi dire che sei stanca? Ma andiamo! Inventati una scusa migliore." Sbraita.
Poi, ovviamente, continua.
"Agli altri puoi mentire, Freya. Ma non a me. Non puoi mentirmi perché siamo più simili di quanto credi.
Ora dimmi che ti fa male la caviglia ed è per questo che non hai camminato più. " Conclude finalmente.
Mi ritrovo spaesata e senza parole per la prima volta.
Non so se dirgli la verità oppure no.
Ma la mia bocca si apre prima che riesca a fare un pensiero razionale.
"Ho un dolore al piede, non riesco a muoverlo..." sussuro,  sperando che non mi avesse sentito.
Alzo gli occhi per vedere cosa sta facendo, dato che non mi ha risposto.
Vedo che si sta dirigendo a passo svelto verso di me e in un microsecondo si abbassa e mi dice: "Salta su."
"No! Ma sei coglione? Non ci penso proprio!"
"Come pensi di arrivare alle tende? Volando? Oppure in groppa al serpente di turno!?"
Serpente....?
"Sicuramente il serpente è più simpatico di te." Borbotto.
Non mi da il tempo di fiatare nuovamente, che mi prende come se fossi una sposa.
"Ma cosa stai facendo? Mettimi giù immediatamente!"
Cerco di liberarmi, ma quando alzo la gamba, il dolore si fa sentire di nuovo.
Stringo i denti.
"Stai ferma, peggiori la situazione." Sussurra.
Non posso far altro che arrendermi.
Se mi muovo mi faccio male.
Se mi fa scendere mi faccio male.
Cazzo devo fare?
"Fanculo.." sussurro a mia volta.
"Di niente" ridacchia.

Finisco con appoggiare la testa sul suo collo e addormentarmi con un profumo di vaniglia che mi invade le narici.

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