Chapter Twelve - Regrets

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Harry’s p.o.v.

Non avrebbe dovuto guardare quelle cose. Non sono affari suoi.

Ho reagito così perché io non sono la vittima, non ho bisogno del suo stupido aiuto. So quello che ho fatto e la sua compassione non rimedierà certo al mio errore.


#FLASHBACK

Piove. Sto camminando nel fango. Ho le mani sporche di sangue.

Sono tornato per questo, per vendicare Melanie. Perchè quello che le ha fatto non è giusto. Lei non meritava di morire, aveva solo sei anni. Ma lui si. Non gli è mai interessato di me e io ho sempre fatto di tutto per ottenere la sua approvazione. Quel pezzo di merda. Ma alla fine ho capito che l’importante era, per Melanie, l’avere una figura paterna e tutto stava andando bene. Fino a quando è andato fuori di testa. Lei aveva sempre lividi su tutto il corpo. Spesso si riconosceva il palmo della sua mano grande su di lei. E la mamma piangeva. Si aggrappava alle sue ginocchia pregandolo di picchiare lei invece che Melanie. Ma lui non l’ascoltava. Beveva e ogni sera se la prendeva con lei. Ho lottato per farlo smettere, avrei dovuto riuscirci, per lei. Ma non ce l’ho fatta. Perché lei e non io? Perché lui la odiava cosi tanto? Dovevo rimediare.

Mi ha pregato in ginocchio chiamandomi “figlio”. Con che coraggio, lui che ha ucciso la sua creatura, la cosa più bella che avessi mai visto. Solare, innocente, spensierata. Poi è finita. E il viso di lei era rigato di lacrime. Gli occhi ancora spalancati. Ma il suo cuore non batteva più.

Era andata. Via per sempre da me e non avevo potuto evitarlo.


L’ho ucciso con un coltello. Quello che usava mia madre per preparare il pranzo della domenica. L’ho colpito al petto, tante volte quante lui l’ha fatta soffrire. Non sono pentito.

Ho messo il coltello nella sua mano, fredda. Sarebbe sembrato un suicidio. Ma non lo era.


Non so da quanto sono qui, con il viso tra le mani, in ginocchio, piangendo nel buio del bosco.

Mi alzo. Devo iniziare una nuova vita. Per lei.


FINE FLASHBACK#


Mi alzo. Anche se sono arrabbiato l’assenza di Maya nel mio letto si sente. Ma non la richiamerò. E’ meglio per lei che mi stia lontana.

Devo andare al lavoro, non ne ho voglia. Di sicuro lei non ci sarà.

Non avrei dovuto mettere le mani su di lei, sembravo mio padre. L’uomo che ho odiato e ucciso.

Mi vesto e scendo in ufficio; guardo la scrivania e lei non c’è.

Forse è meglio così. Entro in sala riunioni e tutti mi sorridono. Mi siedo e lascio che inizino a parlare. Non riesco ad ascolatre. Mi ritornano in mente le immagini delle mie mani sulle spalle di Maya.

-Signor Styles, è d’accordo?-

-Si- “Su cosa?”

-Il suo jet sarà pronto per domani-

-Il jet?-

-Signore, non vorrà andare in macchina in Florida?-

-Oh, giusto-

-Verrà anche… La sua fidanzata signore?-

Sospiro.

-No-


Si spalanca la porta ed entra Holly, fuoriosa.

-CHE CAZZO HAI AL POSTO DEL CERVELLO? NON HAI LA MINIMA IDEA DI QUELLO CHE LEI HA PASSATO! TI PARE IL CASO DI PRENDERTI GIOCO DI LEI IN QUESTO MODO? COGLIONE! ORA E’ A CASA, NON MANGIA E NON MI PARLA. PER COLPA TUA, IDIOTA! RAZZA DI IMBECILLE!-

Fifty Shades Of Styles.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora