-Questa è la tua stanza. Spero ti piaccia.- Disse Nina mentre entravano nella camera. Era piuttosto accogliente e spaziosa. Il letto era completamente bianco, pieno di cuscini colorati di forme diverse. La parete dietro era di vetro, e forniva una magnifica vista sulla metropoli. Una lampada di carta rettangolare, illuminava la stanza da un' angolo. C'era una libreria piena di CD e una radio bianca su uno scaffale. Una scrivania dello stesso colore era appoggiata alla parete davanti al letto, sopra c'erano alcuni libri, un porta matite arancione e una polaroid azzurra. Un tappeto bianco di finta pelliccia ricopriva il pavimento. -Fatti una dormita. Se hai bisogno, sono nella stanza davanti.- Così Nina sparì dietro la porta.
Brooke si buttò sul letto e chiuse gli occhi. Era una situazione assurda. Non riusciva a crederci, eppure era vero. La debole luce del mattino inondava la stanza, mentre il sole sorgeva lentamente. Sapeva di essere stata stupida. Insomma, accettare di vivere con una "quasi sconosciuta", incontrata in un taxi, non era il massimo della sicurezza. Però, Nina sembrava un bella persona. Solo allora si rese conto di quanto fosse stanca. Aveva passato una nottata terribile, la testa le pulsava ritmicamente e le palpebre erano pesanti. Appoggiò il capo sul cuscino e chiuse gli occhi. Una lacrima le scese sulla guancia, mentre l'immagine di Chloe le rimaneva impressa nella mente.
Era quasi mezzogiorno quando Brooke si svegliò. Si diresse lentamente verso il salotto, dove Nina armeggiava con un cucchiaio. - Ti va di mangiare? Ho preparato un'insalata di tonno. Non sei allergica a niente vero?- -No... no grazie, non ho fame- Ed era vero, le si era chiuso lo stomaco pensando a Chloe. - Hai detto che sei venuta qui per lavoro. Come pensi di mantenerti?- Chiese Nina buttando giù un po' d'insalata. - Tu?- Brooke rimandò indietro la domanda, non aveva idea di cosa fare. L'altra sollevò un sopracciglio, ma non sembrò farci troppo caso. - Ho fatto domanda per un posto da insegnante alle elementari. Mi piace insegnare.- - Come hai fatto a trovare una casa così bella? Insomma dovrà costare molto.- -Beh, era un po' che progettavo di scappare da casa mia. Mi ci sono voluti mesi per trovarla, e per pagarla, ma ci sono riuscita.- Nina sembrava infastidita. Probabilmente parlare del suo passato, anche in maniera così minima, non le piaceva. Brooke stette in silenzio per un po', poi si alzò e andò in camera sua. Il suo zaino bianco e nero, si adattava perfettamente allo stile della stanza. La ragazza lo aprì e ne tirò fuori, il portafoglio e il coltello. Poteva sembrare una perfetta serial killer, ma lo aveva portato solo per difendersi. Li mise entrambi in un cassetto della scrivania e lo chiuse. Sperava che Nina non si facesse prendere dalla curiosità e non le frugasse nella stanza. La porta si spalancò di colpo e ne emerse la ragazza mentre sfoderava un sorrisone. -Vestiti bene questa sera. Ti porto a teatro!-- Come mai a teatro? - Si trovavano in Shaftesbury Ave, davanti al "Prince of Wales Theatre". Nina le aveva trovato un vestito di tulle nero ricoperto da pizzo dello stesso colore, che le arrivava alle ginocchia, degli orecchini a cascata, dei braccialetti dorati e, delle scarpe col tacco nere. - Conosco il proprietario, e poi volevo festeggiare. Comunque sei bellissima.- Detto questo la ragazza le fece strada verso l'ingresso, ed entrarono.
Il teatro, all'interno, era un'esplosione di luci e colori: divani e poltrone rivestiti di velluto blu, spiccavano nella sala a fianco di tavoli bianchi come la neve, tende viola e blu elettrico pendevano ai lati e dal soffitto del salone, il palco era di legno, illuminato da numerosi getti colorati. Alcune persone sedevano sulle poltrone, altre vicino al bar, e altre chiacchieravano in piedi.
- Nina, cara, quanto tempo!- Un uomo sulla quarantina si fece strada verso di loro; aveva i capelli bianco ossigenato e vestiva un abito verdone, impreziosito da merletti viola. - Henri! Dio, saranno almeno sei mesi che non ci vediamo!- L'uomo disegnò uno svolazzo con la mano: - E che saranno mai? Chi sei, pasticcino?- Pronunciò l'ultima frase osservando curiosamente Brooke. - Lei? Una nuova amica, e coinquilina.- Henri inarcò un sopracciglio, e poi assunse un'aria soddisfatta. - Mi casa es tu casa, ragazze. Accomodatevi, lo spettacolo sta per cominciare!-
Le luci si spensero, a illuminare il palco c'erano solo due faretti rossi, una fitta nebbia inondò la sala fino a quasi farla sparire. Le due ragazze cercarono a tentoni un divano e ci si sedettero. Sul palco incominciarono ad apparire diverse sagome incappucciate, mentre la nebbia si faceva sempre più fitta mescolandosi alla luce scarlatta. Le sagome vennero illuminate, scoprendo così, uomini e donne truccati come scheletri, una leggera musica si diffuse nel salone, la luce cambiò da rossa a blu e gli scheletri iniziarono a ballare.
-Lo chiamano "memento mori"- Sussurrò Nina, a Brooke. -Ricordati che devi morire.- Rispose quest'ultima, mentre un brivido le risaliva la schiena. La danza macabra continuò a lungo, le ragazze si lasciarono cullare dalla lenta melodia che le circondava. Dopo circa mezz'ora ora la musica si spense, e così anche i ballerini. La nebbia si diradò e le luci si riaccesero. -Credo che approfitterò della pausa per andare in bagno- Detto questo Nina si alzò e si diresse verso la toilette. Brooke rimase sola, cercò Henri con lo sguardo ma non lo vide. Decise di andare a prendere da bere, così si diresse verso il bar, ma a metà strada si bloccò....Nina si vide riflessa nello specchio, si osservò un momento soffermandosi sui suoi occhi. Suo padre diceva sempre che erano l'unico motivo della sua bellezza, senza sarebbe stata da buttar via. Suo padre in effetti non l'aveva mai amata veramente, anzi, sembrava attribuire la morte della mamma a lei. L'aveva sempre trattata male, persino picchiata, eppure lei non aveva mai capito il perché di tanta violenza. Almeno finché non glielo disse lui, fu allora che decise di scappare, di non tornare mai più. Tirò un calcio al muro, poi uno al lavandino e un'altro al muro. Poi si accasciò sul pavimento e si prese la testa fra le mani.
Brooke irruppe nel bagno, con tale forza da destare Nina dai suoi pensieri. Aveva la fronte madida di sudore, e i capelli scompigliati, entrò di corsa e si fermò solo davanti alla ragazza. -Apri la finestra.- Ordinò. -Cosa?- Nina pareva confusa. -Non fare domande. Ti prego.- la ragazza fece come l'altra le aveva ordinato, poi si fece da parte e la lasciò passare. Brooke si isso sullo stipite della finestra e passò dall'altra parte. Si ritrovò in un vicoletto, sporco e stretto, illuminato dalla luce di un unico lampione traballante. La pioggia batteva sull'asfalto in modo regolare, ritmico. Nina atterrò di fianco alla ragazza. Brooke si mise a correre, fino alla fine del vicolo, e poi a destra, sinistra e ancora destra. Andò avanti così per un po' poi, sfinita, si raggomitolò ad un'angolo della strada, e cominciò a piangere.
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Il Gatto Nero
AdventureBrooke è una ragazza indipendente che ama vagabondare nelle campagne vicino alla sua città. Ma sono ormai anni che cerca di scappare dalla sua famiglia e di girare il mondo. Un giorno però ci riuscirà e attraverso i suoi viaggi verrà a scoprire un s...