Rose rosse

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Brooke si era rannicchiata accanto a Will, aveva la testa appoggiata sulle sue ginocchia. Ripensò a ciò che era capitato al Cafè, non sembrava vero. Da chi si stava nascondendo? Dalla polizia inglese? Da chi altro? Perché dubitava che Lauren è quegli uomini fossero dei poliziotti . Giocava con il ciondolo di Chloe, l'unica cosa che le era rimasta di sua sorella dopo quella sera. Lo passava tra le dita sfiorandolo delicatamente, era ancora rimasta qualche macchia di sangue sulla pietra bianchissima. Le si formò un groppo in gola non voleva credere che lei fosse morta, era sicuramente da qualche parte che scappava, proprio come lei. Adesso sentiva le lacrime calde scivolarle lungo il viso, bagnarle le labbra, le guance. Nascose il viso tra i capelli e continuò a giocare con la collana.

In che razza di guaio si era cacciato? In un gran bel guaio, ecco dove era andato a finire.
Will si passò una mano tra i riccioli biondi e sospirò. Doveva essere forte, Brooke aveva bisogno di lui. E in fin dei conti anche lui aveva bisogno di lei, anche se gli costava ammetterlo.
La sentiva singhiozzare sommessamente, poverina ne aveva passate così tante.
-Perché piangi?- chiese con dolcezza sollevandole il mento. Era veramente bellissima: gli occhi lucidi risaltavano ancora di più e lo fissavano azzurrissimi, i capelli color carbone tutti in disordine, la pelle bianco latte e le guance leggermente arrossate.
-Non è nulla- rispose lei tra i singhiozzi. Tra le mani aveva un ciondolo con un cristallo bianchissimo, quasi trasparente. Era sporco di sangue. Notò che era molto simile alla collana che portava la ragazza, la sua però era nerissima. -Che cos'è?- Brooke guardò la pietra, e la rimise al collo. -È un regalo- sussurrò -l'ultimo di mia sorella- e ricominciò a piangere nascondendosi la faccia fra le mani. -Scusami, scusami. Lo so che non è il momento adatto..- Will sorrise dolcemente, -È sempre il momento adatto. Mia nonna diceva sempre che le lacrime sono il sangue dei nostri demoni e che piangendo li sconfiggiamo.- Le asciugò il viso con un dito, lei sorrise e gli diede un leggero bacio sulla guancia. Si guardarono per un secondo prima di scoppiare a ridere, sentivano la tensione scivolare via mentre la felicità prendeva il suo posto.
Brooke si alzò e sistemò le maniche della camicia, era lurida. Si guardò intorno, dovevano pur tornare alla civiltà, anche se non sapeva come. Correndo avevano raggiunto un punto in cui le rotaie sembravano incassate nel terreno, grandi archi di pietra alti sei o sette metri correvano ai lati della ferrovia, i cui binari erano ricoperti da muschio verdissimo. Su uno degli archi si arrampicavano parecchie rose scarlatte. Will ne prese uno e con un inchino la porse a Brooke. -Nel remoto caso che riusciamo ad uscire vivi da qui, le andrebbe una cena con me?- le chiese ridendo. La ragazza fece finta di pensarci su. -Verrei molto volentieri... Ma purtroppo non ho l'abito giusto per poter accompagnare un gentiluomo come lei.- sorrise maliziosamente. -Sarò lieto di comprarne uno. Sarai la ragazza più bella di tutta Parigi- E lei accettò la rosa.

Era ormai sera. Il cielo andava scurendosi sempre di più, nuvoloni color porpora incombevano minacciosi sulla città, il sole emanava debolmente i suoi ultimi raggi rosso scuro. L'aria era umida e fresca, un forte odore di muschio invadeva le narici dei ragazzi. Erano ormai ore che camminavano lungo i binari, ma di un'uscita non c'era traccia.
Brooke rigirava tra le mani il libricino che avevano ottenuto dal Giocattolaio. Dentro doveva esserci qualcosa di molto importante, Lauren gli dava la caccia, il problema era capire perché. In un certo senso, la ragazza aveva quasi paura ad aprirlo. Qualsiasi cosa ci fosse scritto forse le avrebbe chiarito molte cose, o forse no. Forse avrebbe capito il perché dell'omicidio di suo zio e sua madre, della sparizione di Chloe e della sua fuga. E questo la spaventava. Will la doveva pensare allo stesso modo:
continuava a lanciare occhiate curiose all'agenda, ma ogni tanto la guardava con un misto di preoccupazione e paura.
Ad un certo punto si fermò di colpo.
-Cosa succede?- chiese Brooke allarmata. Will si guardò intorno per un attimo e poi esclamò: -Vedo una scala! Di là.- Indicò una rientrano nella roccia poco più avanti.
Una scaletta ricoperta da muschio ed erbacce si arrampica a lungo uno degli archi di pietra.
I due ragazzi salirono senza troppe difficoltà, aggrappandosi agli scalini per non scivolate sul muschio. Sbucarono in quello che sembrava un dedalo di viuzze stracolme di persone.
Ad ogni angolo si trovavano bar e negozi le cui insegne illuminavano le strade di colori sgargianti. I due ragazzi si sedettero sul bordo di un muretto, stanchi ma felici.
-Cosa facciamo? Dove andremo adesso? Dovremmo tornare a Londra? E Nina?- Brooke esplose in una marea di domanda. Non aveva la minima idea di cosa fare, sperava che almeno Will avesse in mente qualcosa.
Il ragazzo sorrise divertito -respira, ho in mente un posto dove andare. Ricordi? Mi avevi promesso una cena.- ammiccò debolmente. La ragazza scoppiò a ridere. -Pensavo scherzassi. Ma al cibo gratis non si rinuncia! Fammi strada.-

Un parco divertimenti. Cosa diamine ci facevano in un parco divertimenti?
Non che a Brooke dispiacesse l'idea, non era mai stata in un posto come quello, ma trovava il tutto abbastanza strano. Per di più era notte, probabilmente all'interno si aggiravano delle guardie e non era certa che entrare fosse legale.
Ma soprattutto: come sarebbero entrati?
Per fortuna non fù un problema. Will trovò quasi subito un passaggio nella recinzione, dovettero fare un po' di fatica per passarci e Brooke si ritrovò con dei capelli spaventosi, ma presto furono dall'altra parte.
Disneyland Paris a notte fonda era un vero spettacolo. Mille luci coloratissime splendevano ovunque come stelle arcobaleno, il dolce odore di zucchero filato e melassa riempiva le narici stuzzicandole, la luce della luna illuminava l'asfalto d'un sottile velo argenteo e una leggera brezza accarezzava i volti dei ragazzi. I due si tenevano la mano, si sentivano al sicuro e finalmente lontani da tutto. Will guidò la ragazza lungo le vie del parco, passarono di fianco alla casa degli orrori e alle motagne russe. Rubarono delle mele caramellate da un baracchino e per poco Brooke non rischiò di essere vista da un controllore. Risero fino alle lacrime fingendo di essere bucanieri sulla nave pirata e guardarono le stelle stesi in un vagoncino traballante.
Il cielo iniziava a schiarirsi quando Will trascinò Brooke fino alla ruota panoramica. -Vedrai l'alba migliore della tua vita- sussurrò in risposta allo sguardo interrogativo che lei gli aveva lanciato. Così iniziarono ad arrampicarsi sulle travi per raggiungere la cabina più alta. Il metallo scivolava sotto i piedi dei ragazzi e gli appigli non erano molti, sentivano i brividi serpeggiare lungo la schiena fino alla nuca. Brooke si sforzava di non guardare in basso, sentiva un enorme vuoto sotto di lei. Ma l'adrenalina pulsava con forza nelle vene, ogni volta che saliva si sentiva più forte e leggera. Will avanzava deciso senza esitazioni, sembrava lo facesse da una vita. Quando finalmente raggiunsero la cabina rossa e cigolante tirarono un gran sospiro di sollievo.
Ai loro piedi Parigi era un fiume di luci gialle e arancioni al cui centro scorreva la Senna, calma e azzurra. La Tour Eiffel proiettava una lunga ombra sulle palazzine di mille colori, al cui interno iniziavano a svegliarsi i mattinieri.
Nel frattempo l'alba sorgeva lenta e dorata all'orizzonte illuminando d'azzurro e rosa chiarissimo le nuvole.
-Che te ne pare?- Will sì appoggio alla cabina facendola dondolare. -È meravigliosa.- Brooke sorrise. Sentiva ancora l'odore dello zucchero filato provenire dai baracchini più sotto. Diede ancora un'occhiata al panorama e chiuse gli occhi.
Il ragazzo osservava il vento scompigliarle i capelli già in disordine, adorava le piccole pieghe si le si formavano ai lati degli occhi quando sorrideva. Quella ragazza si era rivelata davvero piena di soprese, si chiese se averla seguita non fosse effettivamente stata una scelta suicida. Sicuramente aveva fatto la cosa giusta e poi aveva sempre amato le avventure. Avrebbe potuto parlarle dell'agenda e di quello che era successo in discoteca, ma era tutto troppo perfetto per rovinarlo.
Rimasero in silenzio per qualche minuto godendosi l'aria del mattino, poi Brooke si girò di scatto. -Grazie- disse sorridendo. Will la guardò confuso. -Senza di te adesso sarei a disperarmi da qualche parte- continuò.
-Di niente. È sempre stata la mia vocazione aiutare belle ragazze sconosciute- scherzò il ragazzo. -Hai abbandonato i tuoi amici e la tua casa solamente per seguirmi. Perché?- Will ci pensò un momento. -Perché tu sei la strana ragazza che ho incontrato una sera sulla spiaggia, e che con se ha portato un gran bel mistero. Non avrei mai rinunciato ad un'avventura e ad un paio di occhi blu notte.- Arrossì leggermente e fece un respiro profondo. -Insomma, ho passato la mia vita negli stessi posti, a fare le stesse cose con le stesse persone. Avevo bisogno di andarmene a costo di rischiare.- Brooke si avvicinò al ragazzo. -Non ti tiri indietro di fronte ai pericoli. Sei un tipo parecchio coraggioso.- Lui annuì avanzando verso la ragazza. -Non ho paura di niente, posso giurartelo.- Lei sorrise divertita. Erano talmente vicini che poteva sentire il suo odore; profumava di rose. -E non ti è venuto in mente che una ragazza venuta dal mare con un gran bel mistero, potesse essere molto pericolosa?- Will era ormai perso nei suoi occhi, grandissimi e di un blu zaffiro. Le punte delle loro dita si sfioravano. -Perché ti avrei seguita altrimenti?- Disse in un sospiro, Le loro labbra ormai si toccavano.
Ma ad un tratto sentirono la terra tramare sotto i piedi e caddero sul fondo della cabina. La ruota aveva ripreso a muoversi e stavano lentamente scendendo. I due scoppiarono a ridere imbarazzati e decisi a dimenticare tutto quello che era quasi successo.
Una volta a terra corsero fino al varco nella recinzione da dove erano entrati, ed uscirono cercando di non farsi vedere dalle guardie.
È così, dopo quella magica notte, furono di nuovo catapultati nella vita reale. In balia dei pericoli reali.

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