Luci

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Will non tornò. Brooke rimase a lungo ad aspettarlo, insieme a Lauren e Nina che nel frattempo avevano fatto amicizia. Anche quando, verso le tre del mattino, il locale si era quasi svuotato, i festaioli erano scomparsi tra le vie della città, le coppie si erano nascoste nel buio della notte e ormai rimanevano solo pochi ritardatari che non volevano abbandonare la musica. Del ragazzo non c'era traccia. Will non tornò, e i dubbi iniziarono ad infiltrarsi nella testa di Brooke. Dapprima pensò che gli fosse successo qualcosa; magari era svenuto ubriaco, magari si era fatto del male, oppure qualcuno lo aveva derubato (o peggio).
Ma più lo cercavano, più i dubbi si facevano insistenti, come un pulsante mal di testa o un rumore fastidioso e continuo.
Nina sembrava sempre più preoccupata. Cercava Will disperatamente in ogni angolo del locale, aveva persino fatto il giro di mezzo quartiere.
-Non possiamo permettercelo!- urlò spaventata ad un certo punto.
Brooke la osservò incuriosita: -cosa vuoi dire?-
-Voglio dire,- disse la ragazza sibilando -che non ce lo possiamo permettere.-
Lauren guardò entrambe sconcertata. -Il vostro amico si farà vivo, vedrete che andrà tutto bene.- Nina camminava velocemente, torcendosi le mani e mordendosi le labbra. Un panico irrefrenabile dominava i suoi occhi verdi smeraldo e scorreva nelle sue vene. Ogni singolo muscolo del suo corpo era teso, sembrava che la sua mente lavorasse ad una velocità disumana, quasi a voler intuire la posizione di Will.
Poi d'un tratto prese Brooke per un braccio e la trascinò bruscamente in un angolo del locale.
-Ma non lo capisci?- le sussurrò in un orecchio -sono morte delle persone, tua madre è morta! Tua sorella è sparita e probabilmente è morta anche lei!- Queste parole penetrarono nella mente della ragazza come schegge ghiacciate. Non aveva mai veramente realizzato ciò che era successo. Era solo successo. Era solo un semplice avvenimento che era sfumato nel tempo. Un'ombra, un ricordo irreale, un brutto sogno. E solo ora si rendeva conto che non avrebbe mai più rivisto sua madre, suo zio e probabilmente anche sua sorella. Solo allora si rese conto della situazione in cui era andata a finire. Un gioco, un gioco poco divertente. Perché era così: qualcuno stava giocando con lei.
Nina riprese a parlare ansimando.
-Non ti sembra strano? Non ti sembra strano come abbiamo conosciuto Will non appena arrivate a Skye? O come ci ha accolte in casa sua? Come ha accettato di seguirci?- Brooke iniziava a capire. -E tutte le cose che sono successe in Scozia? L'ombra misteriosa della prima sera? Non ti sembrano strane?- Iniziava capire, e non le piaceva. Dove voleva andare a parare Nina?
-Non mi è mai piaciuto, ho sospettato di lui fin da subito. Non mi sono mai fidata. E adesso, appena arrivato, sparisce senza dire niente? Spero solo gli sia successo qualcosa. Spero che non stia facendo ciò che penso.-
Brooke alzò un sopracciglio -Cosa pensi?- Nina scoppiò in una risatina nervosa. -Tu ti sei sempre fidata... Non è vero? Ti sei sciolta vedendolo sorridere, ti sei lasciata distrarre dai suoi occhi azzurri. Sta aiutando l'assassino! Deve essere così.- Urlò le ultime frasi suscitando l'interesse di alcuni clienti, ma soprattutto quello di Lauren che nel frattempo era rimasta seduta.
-Assassino?- chiese avvicinandosi alle ragazze.
Brooke rispose semplicemente -credo che sia ubriaca o roba del genere... Perché non ci aspetti fuori? Cerco di calmarla.-
Poi lanciò un'occhiata a Nina -non ne sarebbe capace. Ne sono certa.-La ragazza rise un'altra volta. -"Ne sono certa"- le fece il verso -É questo il tuo problema: ti fidi troppo. E non so tu, ma io non voglio finire uccisa.-
Brooke esplose: -Se non volevi rischiare allora dovevi rimanere a Londra! Sapevi a cosa andavi incontro, tanto quanto lo sapevo io. Non metterti a fare scene isteriche solo perché non troviamo un nostro amico. Amico. Torna a Londra, posso andare avanti anche da sola!- Nina annuì leggermente -bene allora. Tornerò in Inghilterra.- Detto questo uscì di corsa dal locale. Brooke la seguì correndo per parecchi isolati finché non la vide sparire tra le case parigine.
Ora era sola. Sola tra le buie strade si Parigi, illuminate lievemente dai lampioni. Annodò la camicia bianca a quadri sopra i pantaloncini e cominciò a camminare, nella notte, senza una meta. Di tanto in tanto passava una macchina che si trascinava dietro il vento notturno, gli edifici apparivano come ombre scure e maestose nel buio, che incombevano sulle teste dei passanti dalle palpebre pesanti. Tutto era in silenzio, calmo e addormentato. Al contrario, Brooke era agitatissima. Nina le aveva messo in testa una serie di interrogativi non facili da risolvere. Le dispiaceva aver litigato con lei, ma non le potevano saltare i nervi in quel modo. Non data la situazione. E riguardo a Will? Aiutava davvero l'assassino? Non avrebbe mai potuto, non era possibile. Non poteva essere: Will era sempre stato gentile e simpatico, era sembrato sincero nel volerle seguire, si era preoccupato per lei... Quella che stesse aiutando l'assassino era una teoria da non prendere neanche in considerazione. Eppure qualcosa nelle parole di Nina l'aveva colpita. Ma cosa?
Camminando era arrivata nei pressi della Senna. Così, con la testa pesante per i troppi pensieri, si sedette su una panchina di legno verde smaltato e osservò. Osservò le luci colorate danzare sull'acqua del fiume e seguirne la corrente. E pensò quanto sarebbe stato bello vedere quelle stesse luci a Creeckhood, appese al baracchino di Tania's, mangiando un gelato con sua sorella.

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