Parigi

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-Dio santo...- il salotto era quasi completamente buio, Will camminava avanti e indietro mangiandosi le unghie e tormentandosi i riccioli biondi. Nina stava seduta su uno dei pouf, era pensierosa e preoccupata. Brooke, anche lei seduta, mormorava una serie di scuse sfregando le mani.
-La prossima volta che decidi di seguire dei completi sconosciuti negli angoli più bui del paese, per favore faccelo sapere.- Nina sembrava particolarmente arrabbiata. Will la guardò -Non è importante. Cioè si lo è, non dovevi farlo Brooke. Ma in questo momento bisogna riflettere, andremo a Parigi?- Nina lo guardò sconcertata -Certo! Mi sembra giusto! Ma é possibile che nessuno di voi due non abbia nemmeno un briciolo di buon senso?- Brooke si alzò in piedi.-Ma non abbiamo nient'altro da fare. Quella lettera, quelle coordinate, portavano fino a qui. Forse dovevo fare quell'incontro!- Nina rise. -Cosa stiamo facendo? Perché non siamo rimaste a Londra e non abbiamo portato la lettera alla polizia?- Brooke sbottò -Perché sono indagata per omicidio! Omicidio! Credi che se mi fossi presentata alla polizia con una storia incredibile, una lettera scritta da chissà chi e nessun alibi mi avrebbero creduto?- Inspirò a fondo -Questa è la mia unica via di uscita. Spero di riuscire a trovare mia sorella, l'assassino e lasciare tutto questo inferno. Ho bisogno di andare a fondo e ho fatto la mia scelta quando siamo partite per venire qui. Non tornerò indietro. Scappare non è una soluzione: sono convinta che questa storia mi seguirà per sempre se non risolvo il problema. Domattina prenderò il primo aereo per Parigi. Non sei, non siete obbligati a venire con me.-
Rimasero in silenzio. Will si fermò e si sedette, doveva seguirla? Si, doveva seguirla, e voleva. Voleva andarsene da Glenbrittle. Non era un gioco, lo sapeva -Sono con te- Nina sbuffò -Bene allora, suppongo che dovrò venire anche io- sorrise. -Sono pronta-
Brooke si rivolse agitata a Will -Come facciamo con i tuoi amici? Qual è l'aeroporto più vicino?- Will rise -Calmati, per i miei amici non c'è problema, gli dirò che vi devo accompagnare a Londra e che andrò a fare una piccola vacanza lì. L'aeroporto più vicino è quello di Broadford, ad un'ora di macchina.- Le ragazze annuirono.-Partiremo domani mattina se per voi va bene, adesso sarà meglio riposarsi. Sarà una lunga giornata...-

"L'aeroporto" di Broadford era più che altro un piccolo campo di volo. Nessun aereo di linea, autobus, grandi piste, solo qualche piccolo aeroplano e alcuni alianti. Alcuni di questi volavano sinuosi intorno alla valle circostante, lasciandosi trasportare dal vento sopra i fiumi, le colline e i prati. Jules e Glicerina erano rimasti parecchio sconvolti data
l'improvvisa partenza di Will e delle ragazze. Il ragazzo aveva raccontato loro che moriva dalla voglia di vedere Londra e che non si sarebbe lasciato scappare quest'occasione per nulla al mondo. Effettivamente era parecchio emozionato, e impaurito, ma tuffarsi in un'avventura del genere lo faceva sentire vivo. Il viaggio era stato piacevole. Will aveva guidato la sua Jess, una vecchia jeep rossa e sgangherata che cadeva a pezzi ed era tenuta in piedi da una notevole quantità di nastro adesivo, era anche chiamata "Ronzio" per via della sua tosse, ma Will preferiva chiamarla in modo più affettuoso dato che era la sua compagna di una vita. Le ragazze avevano cantato a squarciagola per tutto il viaggio e Nina sembrava essersi lasciata andare per la prima volta da quando erano arrivate. Ad un tratto videro venire verso di loro un uomo basso e muscoloso munito di una folta barba rossa e di due taglienti occhi azzurri.
-Come va ragazzi? Posso fare qualcosa?- Disse con fare serio e professionale. Poi sembrò improvvisamente accorgersi della presenza di Will.- Ragazzo! Quanto tempo che non ti vedo, vivi ancora con quei due rimbambiti dei tuoi coinquilini? Sai, mi stavano simpatici e se non ti dispiace mi farebbe piacere passare a salutarvi ogni tanto.- Il suo tono si fece allegro e gioviale, aveva un leggero accento tedesco e un risata molto contagiosa. Will si passò una mano tra i capelli -Veramente... pensavo di andarmene per un po'- disse quasi in tono di scusa. L'uomo si girò verso le ragazze e poi si voltò verso Will con lo sguardo di chi ha capito tutto. -Ma certo! Tutto chiaro. Non si può dire di no al cuore, vero? Ma che maleducato, non mi sono ancora presentato. Franz al vostro servizio- esclamò inchinandosi. -Se non sono indiscreto,- disse rivolgendosi a Will -due non sono troppe?- Will arrossì. -Oh no, accidenti no! Sono solo delle amiche, le accompagno a Parigi e ne approfitto per una vacanza, sai per vedere posti nuovi.- Franz pareva leggermente deluso, in ogni caso li accompagnò a fare un tour del piccolo aeroporto. C'erano aeroplani di ogni genere; più o meno piccoli, leggeri e pesanti. -Parigi hai detto? Abbiamo dei piccoli aerei adatti a fare questo genere di viaggi.- disse Franz. -Sono... sono sicuri?- chiese timidamente Brooke. Le era sempre piaciuta l'idea del viaggare, ma non era mai stata su un aereo e non pensava che il primo sarebbe stato piccolo e raccattato in un campo di volo dimenticato da Dio. Franz rise, aveva una risata calda e contagiosa -Stai tranquilla mia cara, non potrebbero esistere aerei più sicuri!- La ragazza inspirò profondamente, era leggermente ansiosa. -E quanto verrà a costare?- Chiese Nina in tono pratico. -Direi... considerato l'aereo, il migliore in assoluto il che abbiamo, il pilota, ottimo anche lui, e voi tre. Sulle cento sterline.-
Così si trovarono tutti e tre stipati in un piccolo aeroplano verde oliva, affidati al pilota Garcia Vasquez,che preferiva essere chiamato Carlos, diretti verso Parigi, decine di oscuri misteri in attesa di essere risolti e orribili, sporchi segreti.

Il viaggio sembrò stranamente corto. Lo trascorsero chiacchierando in allegria con Carlos, un messicano baffuto e parecchio espansivo. Quel genere di persona che adora parlare della famiglia, della nonna Rosa e del Messico. Superata la diffidenza iniziale e le prime turbolenze, Carlos si rivelò un ottimo pilota. L'aereo era piccolo e pieno di poster di band messicane e di souvenir. Will raccontò di aver conosciuto Franz perché da piccolo ammirava il mondo dell'aviazione e passava al campo ore e ore ad osservare gli alianti. Franz gli aveva sempre fatto compagnia e gli aveva insegnato un sacco di cose.
Quando arrivarono a Parigi era ormai notte. Atterrarono in un piccolo aeroporto fuori città, che raggiunsero in taxi. La città era illuminata da tenui luci calde azzurre e arancioni che accarezzavano i marciapiedi lastricati. L'atmosfera era calda e romantica, la luna splendeva argenta, come la tour Eiffel, e si stagliava sul cielo nero.
I capelli corvini di Brooke sventolavano, mossi dolcemente dal vento. I suoi occhi, di un azzurro talmente chiaro da sembrare due fari abbaglianti nel buio, si chiusero lentamente. -E adesso?- disse calma -dove andiamo?-

Il Gatto NeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora