stelle dipinte di sangue

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La brughiera era uno specchio dorato sotto un cielo grigio. Una leggera brezza serale accarezzava la pelle umida dei ragazzi. Brooke aveva i capelli ancora umidi, Nina e Jules discutevano animatamente mentre Will e Glicerina chiacchieravano. Solo allora Brooke si accorse di essersi allontanata dal gruppo, così si avvicinò a Julian e a Nina.

-Così sono scappata di casa, mio padre non era di ottima compagnia... se sai cosa intendo.- Nina fissava il terreno, la sua voce si era fatta fievole e tremante all'improvviso, ricordare di suo padre era ancora difficile eppure sentiva di dover raccontare qualcosa di se stessa. Non si sarebbero mai fidati di lei altrimenti, e non poteva permetterselo. Julian sembrò capire il suo disagio e le circondò le spalle con il suo braccio. -Se non ti va di parlarne non c'è problema.- Poi si accorse della presenza di Brooke e si rivolse a lei.-Tu invece? Come mai non sei con la tua famiglia? Come mai sei qui?-
Come mai sono qui? Tutto sommato era una bella domanda. Perché non aveva deciso di mollare tutto quella sera a Londra? Perché tutto aveva mollato lei? In quanto alla famiglia era semplice: non ne aveva mai avuta una. -Voglia di avventure direi. Londra stanca.- Sorrise debolmente. Julian buttò la testa all'indietro e respirò a fondo. -Allora avete fatto bene a scegliere la Scozia, qui non c'è mai fine alle avventure.-
Le prime stelle erano comparse ad abbellire il cielo, il tramonto si era fatto rosso e la luce inondava la valle. Le nere pietre erano solcate da lunghe ombre rosse simili a rughe e le stelle, bianche su un cielo blu scuro sembravano sporche di sangue.

Quando arrivarono a Glenbrittle era ormai notte. Il sole era scomparso dietro l'orizzonte e la luna aveva preso il suo posto. Arrivarono a casa e i ragazzi fecero accomodare Nina e Brooke in salotto. La casa era un disastro e dato che avevano ospiti Will e Julian avrebbero messo a posto e preparato dei panini, mentre Glicerina avrebbe fatto fare alle ragazze un tour delle zone accessibili dell'abitazione. In tutto aveva due piani, tre contando la soffitta, al primo piano erano situati il salotto, la cucina e la "lavanderia", che veniva usata come ripostiglio ed era meglio non aprire. -Non si sa mai cosa puoi trovarci dentro, una volta avevamo un'amico poi, un bel giorno è entrato lì dentro e non è più uscito...- al piano di sopra c'erano le stanze, tre in tutto, e due bagni. -Noi dove dormiremo?- chiese Nina un po' sconcertata, non aveva nessuna intenzione di dormire con qualcuno dei ragazzi. -Voi dormirete in soffitta, non è molto ma è quello che abbiamo da offrirvi.- La luce lunare filtrava da ampie finestre che fornivano una meravigliosa vista del cielo e illuminava una stanza di legno scuro, piena di scatoloni straripanti di libri e CD. Parecchi poster di varie band e videogiochi tappezzavano le pareti. -Una volta sistemata sarà molto meglio, nel mentre che sistemiamo potete fare un giro in paese.- Nina decise di aiutare i ragazzi, il che consisteva soprattutto nello starsene seduta sul divano ad impartire ordini e a monitorare l'andamento delle pulizie. Brooke invece uscì e camminò a lungo in paese. Le strade erano deserte, non un rumore, non un accenno di vita. Le lanterne appese fuori dalle case illuminavano debolmente le vie di una luce calda e tremante, Brooke si diresse verso il centro facendo la stessa strada di quella mattina.
-Chloe- la ragazza si girò di scatto, chi aveva parlato? -Parigi- la voce era profonda e roca. -Chloe? Parigi? Cosa vuoi dire? Chi sei?- Brooke si guardava intorno spaventata, parlava rivolgendosi al buio attorno a lei. Poi vide una sagoma venire verso di lei, sembrava un'uomo ma troppo grande per poterlo essere. -Parigi. Chloe. Pericolo.- Un omone, munito di una folta barba castana uscì dall'ombra e si fermò davanti a Brooke. -Tu sei... tu sei Finnick! Cosa vuoi dire?- Finnick rimase in silenzio per qualche minuto, poi si voltò e sparì nel buio. Brooke gli corse dietro inseguendolo per le vie del paese, lui la portò fino ad una piccola casetta decrepita come la vecchia che sedeva di fronte alla porta. -Lei chi è?- chiese la ragazza al gigante. -Ti sembra in grado di articolare una frase completa, bambina? Mi chiamo Helena, ma non è importante.- Brooke rimase in silenzio. -Ascoltami attentamente, non ripeterò ciò che sto per dirti, quando avrò finito non fare domande, tutto ciò che devi sapere è quello che ti dirò. - Brooke annuì, aveva paura, non sarebbe dovuta uscire dati gli avvenimenti della notte precedente. -Devi andare a Parigi il più presto possibile, qui non sei al sicuro, qualcuno ti sta cercando e sarà meglio che non ti trovi. Presentati appena puoi al Caffè "Le Toyman", non puoi sbagliarti. Adesso vai e dimentica questo incontro.- Brooke ripassò nella mente tutte quelle informazioni, non fece domande nonostante ne avesse tante, forse troppe. Si girò e, sotto lo sguardo della strega e del gigante, si diresse verso casa.

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