Mare mosso

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Mi è sempre piaciuta le musica. Il modo in cui riesce ad isolarti dal mondo, e a farti sentire a casa.
Casa.
Una parola che allora si allontanava da me, sempre più velocemente. Una parola distante.
Nina mi portò a casa. Le lacrime mi rigavano il volto, le mie mani tremavano. Mi accasciai in un angolo del divano e ci restai. Musica: ecco di cosa avevo bisogno. Ma non c'era tempo, non secondo Nina. La ragazza si sedette di fianco a me, aveva un'aria molto seria. - Cosa diavolo sta succedendo?- Passarono quelle che sembrarono ore, poi risposi:
- A teatro Henri mi si è avvicinato, ha detto che c'erano delle persone che mi cercavano. Sono accusata di duplice, forse triplice omicidio.-  Nina sobbalzò.  - Ho ospitato in casa mia un'assassina? Quando pensavi di dirmelo?- Mi resi conto del peso delle mie parole. Ero confusa, spaventata, spaesata. Tutti stati d'animo che avevo già provato in quel periodo, fin troppe volte. - Io.... non sono stata io. Sono tornata a casa, era un bel pomeriggio, la mia famiglia era morta. Mia sorella è sparita. Io sono scappata, avevo paura che cercassero anche me.- Mentre parlavo le lacrime ripresero a sgorgare, tutto quello che avevo passato negli ultimi giorni mi scivolò addosso come pioggia. Nina si alzò, camminava avanti e indietro, le mani congiunte dietro la testa e si mordeva il labbro inferiore.  - Devi andartene.- Dunque neanche lei si fidava di me. - Ti credo, ma se è vero che qualcuno ti cerca devi andartene. Posso aiutarti a cambiare aspetto e farti dei documenti falsi, così passerai l'areoporto. Non mi sembrava importante, ma ieri mi è arrivata questa.- Tirò fuori una busta color cenere, la lettera recitava:
- "57º 30' N 6º 23' W"
Il gatto nero.-
Il mio soprannome. Chiunque avesse scritto quella lettera, aveva usato il mio soprannome. - Sono coordinate. Cercale su internet.- Nina prese il computer e se lo appoggiò sulle ginocchia. -Perchè? Cosa c'entra con quello che sta succedendo?-
-Il gatto nero. È un nomignolo che mi ha affibbiato mia sorella. Chi ha scritto quelle coordinate mi conosce, e vuole che vada lì.- Nina mi osservò pensierosa. - Non sappiamo se questa persona vuole aiutarti, o ucciderti nel peggiore dei casi. Sa dove ti trovi, come ti chiamano, sa tutto di te. Se poi vorrai seguire quelle coordinate, ti aiuterò. La scelta è tua.- Annuii, aveva ragione ma tanto valeva. Avevo perso la mia famiglia, la mia vita. Era l'inizio di qualcosa di grande, se meraviglioso o terribile allora non lo sapevo, ma perché non andare fino in fondo? -Ho fatto la mia scelta, quando ho deciso di scappare da Creeckhood. Facciamolo.- Raccolsi i miei auricolari, e raggiunsi la mia stanza. Mi stesi sul letto e avviai la musica. Rimasi a lungo ad osservare la città sotto di me, che viveva e pulsava di energia. Le luci nelle case, risplendevano come fiori elettrici. Milioni di persone, in quel momento, vivevano una vita diversa dalla mia, ed erano felici.
- Skye!- Brooke alzò un sopracciglio. -L'ente televisivo?- Nina sbuffò infastidita. - No. È un'isola scozzese, sei sicura di volerci andare?- La ragazza annuì con forza. -Sicurissima. Mi aiuterai?- Nina ci pensò un po', si era incupita, lanciò uno sguardo dubbioso a Brooke e si stese a fianco a lei, sul letto.
-Si. Ti aiuterò.-

Le onde si infrangevano sulla costa, il loro scroscio rimbombava per tutta la valle, goccioloni di pioggia picchiettavano sull'erba bagnata. Un ragazzo si stringeva nel suo impermeabile, gli stivali blu affondavano nel fango rallentandolo, un grosso bulldog gli correva intorno abbaiando e spruzzandogli addosso la terra. Camminava verso "La Grotta", un luogo ritenuto magico dagli abitanti del posto, si trovava a pochi passi  dalle spiaggia, eppure quando arrivava l'alta marea non veniva mai invasa dalle acque. Appena il ragazzo la raggiunse si sfilò di dosso l'impermeabile e gli stivali, accese un fuoco e vi stese di fianco un sacco a pelo. Fuori dalle grotta si sentivano le onde infrangersi sulle rocce, la sabbia sassosa cozzava contro gli scogli. Poi sopraggiunse un rumore diverso, un rumore di voci.
- Tirala verso riva!- diceva una prima, chiara e squillante. -Aiutami, non ce la faccio da sola.- Rispondeva un'altra, calda e gentile. Il ragazzo incuriosito tenne stretto a se il cane per impedirgli di muoversi e si avvicinò all'esterno della grotta. Due ragazze portavano verso riva una barchetta di legno che sembrava avere buchi da tutte le parti. -Non dovevo fidarmi di Phil, mi rifila sempre dei rottami.- Disse la prima, aveva lunghi capelli arcobaleno e occhi verdi, la sua voce era alta e limpida. -Non potevi saperlo, e poi era l'unico modo per arrivare fino a quest'isola.- A parlare era stata una ragazza alta e magra, i capelli neri così leggeri da sembrare piume e occhi blu e intensi. Quest'ultima girò di scatto la testa. -Chi sei tu?-

Brooke osservò spaventata il ragazzo, era magro e allampato, gli occhi erano color del ghiaccio e i capelli erano un scomposta zazzera di riccioli color bianco. Teneva in braccio un cane. -Mi chiamo Will. Mare mosso stasera, vero?-

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