Capitolo 35

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Io e Tommy siamo alla stazione Roma Termini ad aspettare che arrivasse il treno diretto per Bologna. ‹Che cosa gli direi quando lo vedi?› domanda
‹Ehm... quando sono là vedrò› dico, ‹dici che ci conviene fare i biglietti per Modena?›
‹Cosi prendiamo direttamente la coincidenza, direi che conviene› dice.
Andiamo in una di queste macchine autonome, e prima cambiamo la stazione mettendo quella di Bologna e poi possiamo fare due biglietti per Modena. Costano più questi che quelli per andare ad Aprilia.
Il nostro treno arriva puntuale alle 10:05 e dovrebbe partire alle 10:30 per essere a Bologna all'una meno dieci.
Durante il viaggio facciamo assieme le parole crociate e poi Tommy si mette a dormire una volta superata Firenze. Io invece non ci riesco a dormire sul treno ed è una questione di ansia. Ho paura di superare la mia fermata e scendere alla successiva.
Una volta è successo. Stavo ritornando da Roma e mi ero addormentata sul treno, e non mi sono svegliata per tempo e sono arrivata a tre fermate dopo la mia. Mi pare di ricordare che era Padiglione. Ho dovuto farmi venire a prendere da mio fratello.
‹Siamo in arrivo alla stazione di Bologna› annuncia l'altoparlante del treno e Tommy si sveglia senza che io lo chiamassi.
Prendiamo il treno coincidente di Riccione che ferma anche a Modena per tre fermate e quando scendiamo alla nostra fermata è l'una passata. Vicino c'è un Mc donalds e così decidiamo di fermarci e mangiare.
‹Allora come facciamo a trovare la via di casa sua?› mi domanda
A questo non avevo pensato. ‹Benjamin!› esclamo
Tommy si gira. ‹Sta qui?› domanda
‹Ma no, chiamo Benjamin e mi faccio dare la via› dice cercando il suo numero.
Risponde al terzo squillo con una voce assonnata. ‹Spero che non ti ho svegliato?›
‹No, stavo solamente guardando la televisione, che è successo?›
‹Ecco sono a Modena con un amico per parlare con Federico›
‹Aspetta sei a Modena?› domanda
‹Si, sono a Modena, potresti darmi l'indirizzo di casa di Federico, giuro che non lo vado a dire in giro promesso› dico, ‹se poi mi dici anche come arrivarci›
‹Ti scrivo per Whatapp il tutto› dico
‹Va bene› dice
‹Se me lo dici che andavi a Modena ti avrei accompagnato›
‹Diciamo che è stata una cosa dell'ultimo minuto› dico, ‹mandami la direzione› e chiudo la chiamata.
Attendo il messaggio di Ben con tutte le informazioni. ‹Bene, ho tutto quanto› dico
‹Non voglio essere di intralcio tra voi due, così vado a farmi un giro per la città› dice.
‹Penso che sia una buona idea, poi ci sentiamo› dico e ci separiamo.
Io vado verso la fermata dell'autobus che Ben mi aveva detto e salgo sull'autobus appena arriva, e mi faccio undici fermate. Credo che abita fuori Modena.
Ancora non ho un discorso pronto da dirgli ma già so che mi moriranno le parole dalla bocca appena lo vedrò.

Suono al campanello di casa sua, ‹chi è?› domanda la madre sicuramente
‹Silvia...ma non dirlo a suo figlio› dico
Fa scattare la serratura per farmi entrare, ‹buongiorno scusami se vengo senza avvisare ma devo parlare con Federico›
‹Te lo mando a chiamare›
‹Non si preoccupi, posso andare io› dico
Annuisce e mi indica la sua camera, busso ma non ottengo risposta allora entro in camera e lui non c'è. Però sento l'acqua del bagno quindi decido di aspettarlo.
Sto girando per la sua camera, quando sento battere la porta mi giro di colpo e lo vedo con un asciugamano in vita e con i capelli ancora gocciolanti, mi dimentico di quello che dovevo dirgli. ‹Che cosa sei venuta a fare?› domanda.
‹Dobbiamo parlare... di noi due› dico
‹Non c'è più un noi due› dice
‹Quindi hai deciso di andare a letto con un'altrà› dico
Rimane senza parole, ‹è stato uno sbaglio, avevo bevuto› dice
‹Anch'io avevo bevuto quando mi hai incolpato di aver baciato un altro› gli ricordo
‹Be siamo pari› dice
‹Pari certo› dico, ‹smettila di prendermi in giro Federico, guardami negli occhi e dimmi che non mi ami più›
‹Silvia ti prego›
‹Guardami negli occhi e dimmelo, ti giuro che sparirò dalla tua vita e da quella di Benjamin e non mi vedrai più› dico
Sentiamo dei passi salire, ‹Fede sei qua?› domanda
Entra una ragazza e dalla faccia di Fede penso che sia questa ragazza con la quale è andato a letto ieri sera. ‹Dovresti essere Silvia tu?› mi chiede
Ah che carino gli parlato anche di me. ‹Si sono io› dico
‹Piacere Tonia, mi ha così tanto parlato di te›
‹Oh immagino› dico
‹Tonia che cosa ci fai qua?› domanda Fede
‹Sono venuta per tua sorella› dice
Alzo gli occhi al cielo, ‹vi lascio soli› dico ed esco dalla sua camera
‹Silvia aspetta› urla Fede ma io sono già uscita da casa sua diretta verso l'autobus.
Mi ha dimenticato e si sta frequentando con un'altra.
Chiamo Tommy asciugandomi le lacrime che erano scese senza permesso.
‹Ho finito, dove sei?› domando
‹Com'è andata?›
Le lacrime riprendono a scendere. ‹Male. Avevo ragione io e mi ha dimenticato, è finita e...›
‹Silvia...› mi raggiunge Federico
Mi volto verso di lui. ‹Sto arrivando› dico e chiudo la chiamata, ‹che cosa vuoi ancora Federico? Ho capito. Tu ti sei dimenticato di me e io devo iniziare a fare lo stesso. Non eravamo destinati per stare insieme›
‹Vuoi veramente sapere come è stato questo mese? E' stato il mese più difficile. Si volevo odiarti, non pensarti invece eri sempre nella mia testa, sempre› dice.
Si avvicina e mi asciuga le lacrime, ‹dimenticarti è praticamente impossibile, ti amo› dice
Mi mordo il labbro. Sembrava sincero. ‹E quella ragazza Tonia?›
‹Non provo nulla, non provo lo stesso che prova per me› dice, ‹io ho solo te e mi sono comportato come un perfetto deficiente›. E poi mi bacia.
‹Quattro giorni prima di Natale› dico
‹Si, lo passiamo insieme?›
Annuisco e ci baciamo ancora finché non mi ricordo di Tommy. ‹Cazzo Tommy alla stazione mi avrà dato per disperso› dico
‹Adesso chi è questo?›
‹Un ragazzo› dico, ‹ma è gay e pensa che mi ha sopportato in questo mese ed è stato lui a consigliarmi di venire qua, sa tutto ormai di te, non vede l'ora di conoscerti›
‹Vuoi andare con la macchina o autobus?›
‹Autobus› dico.
Scendiamo e vedo Tommy aspettarci seduto in una panchina e si presentano.
‹Hai aspettato tanto?› chiedo
‹No, quando mi hai chiamato ero appena uscito da un camerino di un negozio. Ci sono una marea di negozi fantastici qua. Ci dobbiamo assolutamente tornare magari durante i saldi›
‹Va bene› dico, ‹hai visto quando passa il treno?›
‹Tra poco›
‹Bene vado a fare i biglietti› dico.    

Portarmi Con Te, Decido Io La Rotta!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora