Capitolo 13

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Lydia

Mi ero svegliata di colpo. Gli incubi erano sempre più presenti nella mia vita, da quando era avvenuto l'incidente. Stanotte però, ero io ad essere in pericolo.

Quando mi ero alzata ero sull'orlo delle lacrime. Non sapendo dove andare, se fosse rimasto del gelato in frigo, o dove fosse il cioccolato, andai in camera di Stiles.

Bussai, tre volte, e Stiles mi venne ad aprire. Era assonnato, ma notai che la sua maglietta era madida di sudore. Lui si soffermò sulle lacrime che avevo agli angoloi degli occhi.

"Un incubo" dissi, nello stesso istante in cui lo disse lui. Per un attimo, mi attraversò la possibilità di raccontargli tutto, ma poi la consapevolezza ebbe la meglio. La consapevolezza del fatto che probabilmente mi avrebbe presa per una pazza, nonostante tutto.

"Posso...?" mi chiese, attirando la mia attenzione. Aveva avuto la mia stessa idea, ma lui non aveva paura di esprimerla. Annuii, e lui iniziò a raccontare.

Un bosco, freddo e spoglio, io che camminavo verso di lui e lo attraversavo. "E andavo verso un crepaccio" aggiunsi. Stiles sgranò gli occhi. Era impossibile però, che avessimo sognato la stessa cosa.

Allora mi feci coraggio, e iniziai a raccontare il mio sogno. Il mio incubo, per la precisione.

"Ero in questo bosco, e camminavo, verso di te. E verso il crepaccio di cui ti parlavo prima. Pensavo che ti sarei andata addosso, ma ti ho attraversato. Tentavo di fermarmi, ma non riuscivo, io... non avevo più la padronanza del mio corpo. Volevo gridare, piangere quando ti ho sentito gridare il mio nome. Anche io gridavo, ma continuavo a camminare, verso la morte, senza riuscire a fermarmi..." a quel punto, scoppiai a piangere.

Stiles aveva ascoltato tutto in silenzio, ma ogni attimo più sorpreso. Mi asciugò le lacrime, poi mi strinse in un abbraccio. "Poi ho cercato di prenderti la mano, ma la mia mano ti ha attraversata, vero?" domandò. E poi eravamo caduti, avrei voluto aggiungere, ma non lo feci, e mi limitai ad annurire.

Possibile che avessimo sognato la stessa cosa? Ne dubitavo, ma da ciò che mi aveva raccontato Stiles, era proprio così. "Posso... restare qui?" chiesi,  e per poco l'imbarazzo non mi travolse. Ma gli occhi di Stiles si illuminarono, li vidi anche nel buio della notte. Probabilmente, un pochino, ci sperava.

"Vuoi andare a prendere il tuo cuscino?" chiese, ma quando finì la frase, ero già sdraiata sul letto, e poco dopo mi sarei addormentata, sfinita dalla paura di qualche attimo prima.

"Buonanotte" disse, dandomi un bacio sulla fronte, per poi addormentarsi accanto a me.

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