Dalla festa erano passate settimane.
Claudio è rimasto in panchina per tutta la partita.
Aveva lo sguardo perso.
In casa parlavamo poco.
Quando mi si avvicinava per parlare della "nostra storia" la risposta era sempre la stessa.
"Mi vuoi davvero? Parla con tua moglie. Non sarò la tua amante!"
Diceva che le avrebbe parlato, ma non l'aveva ancora fatto.
Mi sentivo solo presa in giro.
Spesso tornava a casa dopo gli allenamenti dicendo ai ragazzi che l'avrebbe lasciata, ma poi non lo faceva.
L'avrei aspettato?
Si, ma nel frattempo avrei vissuto.
Mi sarei mostrata forte come sempre.
Mi dedicavo al lavoro e quel giorno avrei convocato i ragazzi che avrebbero partecipato allo spot.
Andai al campo 3 dove si stavano allenando.
Entrai dal cancelletto ed entrai in campo.
«Buongiorno Mister» salutai Allegri.
«Buongiorno Emma» disse col suo bell'accento toscano.
«Può chiamare a raccolta i ragazzi, per favore?» gli chiesi cortesemente.
«Certo. RAGAZZI FERMATEVI E VENITE QUI!» gridò.
Corsero verso di noi e formarono un semicerchio.
«Buongiorno, ragazzi. Degli sponsor hanno scelto alcuni di voi per uno spot pubblicitario e per sponsorizzare alcuni capi.» poi proseguì.
«Zaza, Khedira, Bonucci,Lemina, Dybala» mi costava dire il suo cognome ma dovetti farlo.
«e Marchisio. Appena gli allenamenti saranno terminati passate nel mio ufficio così potremmo discuterne» conclusi.
«Buon lavoro!» sorrisi a tutti ed uscì dal campo sotto lo sguardo di Claudio che poi, incontrando il mio sguardo, chinava il capo.
Erano le 13:00 quando sentì bussare alla porta dell'ufficio.
«Avanti» dissi.
Entrarono in fila indiana e l'ultimo fu proprio lui.
«Carino l'ufficio» disse Paulo.
«eh si. Accogliente» disse Leo.
«Gli ho dato il mio tocco» dissi soddisfatta.
C'erano tante foto mie con Tara, con i nostri amici, con i miei genitori e con i ragazzi della squadra con lui ho lavorato un anno prima.
«Hai lavorato per la società del Napoli?» disse incredulo Sami.
«Si, l'anno scorso. Sono fantastici» dissi prendendo da un cassetto i fascicoli per la campagna.
«ex in squadra?» mi chiese Mario.
«Poi ne parleremo» ammiccai un sorriso.
«Ma te sei Juventina però eh?» disse Simone gettandosi su una sedia.
«Ma si, fai come se fossi a casa tua» dissi canzonandolo per finta.
«va bene» mise anche i piedi sulla scrivania.
«Zaza, ricomponiti!» gridai isterica.
«agli ordini, capo» disse.
Si accomodarono tutti.
«Bene, questi sono i documenti da firmare per la partecipazione come modelli allo spot.» dissi mostrandoglieli.
«Indosserete degli abiti eleganti. Farete un set fotografico e poi mi presenterete alla sfilata.» dissi concludendo.
«Tutto chiaro?» annuirono tutti.
«Bene. Ci vediamo a casa.» dissi.
S'alzarono e andarono via.
Sentì la porta chiudersi e pensai che fossero usciti, invece no.
Claudio era rimasto dentro e mi fissava con i suoi occhioni azzurri spenti. Come i miei.
«Hai bisogno di qualcosa?» gli chiesi.
«Si, di te.»rispose lui avanzando verso di me.
«Claudio, smettila!»
«Emma, per favore. Sto cercando in tutti i modi di dirglielo ma non capisce.» disse esasperato.
«Prova ad essere più diretto ed esplicito, magari funziona, sai?»
«Lo farò, ma tu non lasciarmi» disse avvicinandosi ancora di più a me.
«Non siamo mai stati insieme»
Fece combaciare perfettamente i nostri corpi.
«Baciami» disse.
Avevo la gola secca.
Non riuscivo a dire una parola.
«No-n, non posso» balbettai.
«Mi manchi» disse avvicinandosi alle mie labbra.
«Anche tu.» gli confessai.
Mi baciò lentamente.
Quasi avesse paura di perdermi.
Un bacio pieno d'amore.
Misi le braccia intorno al suo collo e lo attirai verso di me, mentre lui mi stringeva forte.
Ci staccammo quando entrambi fummo senza fiato.
«Io-io devo andare» dissi staccandomi ancora col battito irregolare.
«Ceniamo insieme stasera?» mi chiese. Mi voltai.
«No,non è il caso. Cena con tua moglie. Magari riesci a parlarle!» dissi. Chinò la testa.
Presi la borsa e uscì dall'ufficio seguita da lui.
Tornammo a casa dove c'erano tutti gli altri a chiacchierare animatamente.
«Salve gente» dimmi.
«Ma ciao splendore» disse Paulo abbracciandomi.
«Ciao Paulito» ricambiai.
Claudio lo fulminò.
«Hey, tranquillo. È tutta tua.» disse l'argentino.
«Non è il momento Paulo» dissi.
Corsi in camera a cambiarmi.
Misi un abitino leggero e delle ballerine.
Una coda alta e scesi per pranzo.
A fine pranzo aiutai a sparecchiare poi mi sedetti sul divano a leggere il mio libro preferito:
"Tre metri sopra il cielo".
Lo avevo riletto milioni di volte, ma non mi stancavo mai.
Sentì un leggero movimento.
Claudio si era seduto di fianco a me.
Continuai a leggere facendo finta di niente, ma mi risultò difficile visto che appoggiò la testa sulla mia spalla e mi accarezzò una coscia.
«Piccola» mi chiamò.
Alzai gli occhi dal libro per incontrare i suoi.
«mmh?» mormorai.
«posso?» disse.
Voleva abbracciarmi.
Ci pensai su.
Poi annuì.
Mi mancava il suo profumo, le sue braccia. Mancava lui.
Si distese sul divano ed io di fianco a lui. Mi tenne stretta a sé e amavo quella sensazione di protezione.
Volevo tanto che fosse mio, ma non lo era e ci stavo male.
«a che pensi?»mi chiese.
«A noi»risposi.
«Allora ci credi ancora?» disse sorridendo.
«Non ho mai smesso» risposi.
Mi stava per baciare, quando ricevetti una telefonata.
Era mio cugino.
Non lo sentivo da un po'.
Avevamo una sorta di rapporto amore-odio.
«Hey» dissi.
«Hey, topo» disse lui dall'altro capo del telefono.
«Ti odio quando mi chiami così. Che vuoi su!» dissi scocciata.
«Perchè credi che voglia qualcosa?»
«Oscar, tu chiami SOLO quando vuoi qualcosa» sottolineai la parola SOLO.
«Si è vero. Mi serve una mano» ammise speranzoso.
«Lo sapevo. Dai spara!» dissi.
Tara mi chiese chi era, le mimai "Oscar". Roteò gli occhi.
«Mettiamoci comodi. Oscar ha chiamato!» disse gettandosi sul divano suscitando le risate di tutti.
Claudio mi fissava senza capirci niente.
«sto organizzando una sfilata con la nuova collezione della Sonten, stavolta maschile. Mi servirebbe qualcuno di famoso» disse.
«E io ti sembro qualcuno che conosce persone famose? A parte te e la tua ex?» dissi.
«Si» rispose.
Sapevo dove voleva andare a parare.
«Dalila?» gli chiesi della sorella.
«a Napoli» disse lui.
«Eleonora?»
«È qui dopo te la passo»
«Okay.E tu dove sei?»
«Milano. Sto terminando la collezione» disse.
«Allora? Mi aiuti?» disse.
«Branzani, come ti aiuto?! Non ho lo stampo per creare modelli famosi eh»
«Potresti chiedere a Gonzalo o a qualcun altro della squadra»disse.
«Oscar ma quando Dio distribuiva l'intelligenza e i sensi di colpa tu dov'eri?» dissi con tono sarcastico facendo ridere tutti, suscitando commenti del tipo "che caratterino!"
«In fila per il talento. Dai!» mi stava scongiurando.
«Ci penso, dai.»
«Tu dove sei?» mi chiese.
«a Torino,stupido!» alzai gli occhi al cielo. Era senza speranza!
«Bene. Ci vediamo stasera a cena per discuterne. Dimmi dove e ti passo a prendere.» disse lui.
«Segna!» gli diedi l'indirizzo della strada. Non proprio di casa Juve, almeno non avrebbe obbligato i ragazzi a posare per lui.
Poi mi passò la Ele e infine ci salutammo.
«Ci vediamo stasera» disse.
«a stasera!» dissi attaccando.
«Branzani? Sto cognome non mi è nuovo» disse Simone.
«È l'ex della tua ragazza, Simo» dissi sbuffando.
«Chi quello lì è tuo cugino?» disse allarmato.
«Per sfortuna si!» risposi.
«Che voleva stavolta» mi domandò Tara.
«Dovevo dargli una mano a trovare dei modelli per la sfilata della collezione maschile della Sonten e voleva Gonzalo come modello»
«Che?» disse allarmata.
«Tranquilla. La risposta è no.» dissi.
Claudio nel frattempo non faceva altro che fissarmi.
«Chi è Gonzalo?» mi chiese a denti stretti.
«E....il mio ex!»dissi a bassa voce.
Si alzò e se ne andò in camera.
«che ho fatto?» dissi.
«È geloso marcio, lascialo perdere!»disse Sami.
«eh no! Stavolta mi sente!» mi alzai col piede di guerra e andai da lui.
Bussai 100 volte. Fino a quando non aprì la porta.
«Che c'è?» disse quasi gridando.
«C'è che sei un coglione! Sei geloso del ricordo di un ex. E cosa dovrei dire io eh? Come dovrei sentirmi ogni volta che la baci, che la tocchi? Dovrei fare di peggio rispetto a quello che hai fatto tu per uno stupido ricordo. Invece no. Sto zitta. E se sto male lo sanno solo quelle quattro pareti!
Pensaci Claudio. Perché io mi sono stancata di essere il tuo segreto.»
«Lo ami ancora?» mi chiese.
Come poteva chiedermelo?
«se lo amassi ancora non sarei qui, adesso!»dissi andando in camera mia.
Sbattei la porta e mi gettai sul letto.
Non poteva dirmi davvero delle cose.
È di lui che mi sono innamorata.
Gonzalo è un ricordo felice.
Siamo stati insieme un paio di mesi, ma poi abbiamo visto che non andava perché ci sentivamo più come fratello e sorella che altro.
Rimuginando su tutto il caos, erano scoccate le 19:30.
Decisi di andare a prepararmi.
Dopo una doccia e messo l'intimo, optai per una gonna a tubino molto corta ed aderente, un top rosso corallo corto all'ombelico e un paio di tacchi neri con abbinata una borsa del medesimo colore.
Capelli lisci e sciolti, poco trucco e uscì dalla mia camera.
«Bene, io esco!» dissi guardando tutti.
«Ma non è troppo corta sta cosa?» disse Simone guardandomi il di dietro. Si beccò uno schiaffo.
«No, va benissimo!» risposi io.
«No, non va benissimo. Và a cambiarti!» disse Claudio serrando la mascella.
«Scordatelo!» dissi pronta ad uscire di casa.
«Okay!» si alzò mi prese in braccio e mi trascinò in camera mia.
«METTIMI GIÙ SUBITO!» gridai.
«si siamo arrivati.» disse.
Arrivati in camera, mi mise giù e iniziò a prendere vestiti a caso mettendoli sul letto.
«Cambiati!»mi impose.
«No. Non puoi dirmi cosa posso o non posso fare!»
«Si invece! Sono il tuo ragazzo e ti dico che vestita così non esci!»
«No. Io non lo voglio un ragazzo sposato e soprattutto che non ha il coraggio di lasciare la moglie anche se è innamorato di un altra!» dissi.
L'avevo ferito, forse.
Ma era la pura verità.
Stette in silenzio.
Lo scansai e mentre stavo per uscire gli dissi:
"Io ti amo, Claudio. E sto soffrendo come un cane, ma sembra non te ne importi niente. Sono stufa di dividerti con lei. Quindi scegli!"
Detto ciò, uscì di casa sotto gli occhi di tutti.
Oscar passò a prendermi e andammo in un ristorante in centro. C'era anche Eleonora, la sua ragazza.
Eravamo diventate in pochi mesi ottime amiche.
«Allora? Mi aiuti?» mi chiese mio cugino speranzoso.
«Si. Per i modelli ti faccio sapere» dissi.CLAUDIO'S POV:
Sono davvero un idiota.
La sto perdendo e non sto facendo niente per tenerla.
Con lei le parole non bastano.
Ha bisogno di sicurezze.
Con Roberta bastavano poche parole e stava zitta.
Lei no.
È per questo che mi sono innamorato di lei.
Oggi mi ha detto "ti amo" ed io non le ho nemmeno risposto.
Devo trovare una soluzione.
Chiamò Roberta.
«Amore» rispose lei.
Non sopportavo più la sua voce.
«Sei a casa?»
«Si, perché? È successo qualcosa?» mi chiese allarmata.
«Tra venti minuti sono da te. Dobbiamo parlare» e attaccai.
Mi lavai, vestì velocemente ed uscì dalla mia stanza.
«Oi dove vai?» mi chiese Giorgio.
«A parlare con Roberta.» dissi.
«Era ora!» disse Simone esultando.
Erano tutti felici del fatto che non avrebbero più visto Roberta nei paraggi.
«Già. Avrei dovuto farlo molto prima. Ma sto rischiando di perdere Emma e non voglio.
Ancora una volta mi ha fatto capire che stavo sbagliando. E che mi sono veramente innamorato di lei!» dissi.
«Vai su! E ti avverto. Non voglio vederla più soffrire, altrimenti ti stacco i gioielli di famiglia!» Tara mi puntò il dito contro.
«Non succederà» sorrisi ed uscì di casa.
Arrivai a Torino e andai a casa, anche se sono convinto che da stasera non sarà più casa mia.
Aprì la porta con le mie chiavi e sentì i suoi passi.
«Ciao amore» disse venendomi incontro per baciarmi.
«No» le presi le mani allontanandola. «Dobbiamo parlare»
Ci sedemmo sul divano.
«Cos'hai Clà? Sembri strano... non ti senti bene?». mi circondò con un abbraccio. Tempo fa mi aveva portato calore nel profondo del cuore, ma dopo Emma il suo tocco portava gelo fin dentro le ossa. Mi staccai leggermente. Roberta restò immobile al mio ringhio, scrutandomi perplessa e forse un po' troppo spaventata.
«Ti ascolto», borbottò con freddezza. Dunque... da cosa iniziava il mio discorso? Cosa dovevo dire? Com'era possibile che avevo dimenticato completamente tutto?
«Sei stata l'inizio di una nuova vita, Roby, e non smetterò mai di ringraziarti per tutto quello che hai fatto. Sono diventato un uomo migliore», accennai, fissandola negli occhi. il suo sorriso malinconico venne celato.
«Ho l'impressione che ci sia un "ma"...», mormorò lei. Annuii amaramente.
«Lei... è arrivata improvvisamente. Me ne sono innamorato», sussurrai, sentendomi la persona più ridicola e vile su questo mondo. Non seppi interpretare quella strana espressione di lei: era rimasta immobile a fissarmi, con occhi spalancati e lo sguardo fisso verso me ma allo stesso tempo nel vuoto. Era scioccata o forse non voleva crederci, chi lo sa, ma non aprì bocca e ne approfittai per parlarne.
«Stare insieme a lei dopo di te mi fa impazzire: sento come se tu riuscissi a darmi solo freddo dopo il suo sole. Ho provato a starle lontano ma non ci riesco. Non so cosa mi sia successo ma da tempo vive dentro me e non posso più nasconderlo. È da un po' di tempo che sto bene solo insieme a lei, non ti sento come sento lei. Roberta, questa storia deve finire: non è più amore. Mi sono innamorato di nuovo e non voglio continuare a fingere». Lo dissi ad un fiato, tutto, urlando quello che avevo nel cuore. Lei si morse un labbro come faceva quando era arrabbiata ma i suoi occhi, più che rabbia, esprimevano soltanto odio. Una lacrima le rigò una guancia.
«Ti prego, non fare così», sussurrai, allungando il viso per asciugarle la lacrima. Si scostò.
«Non mi toccare», ringhiò gelida. «Non so proprio cosa ti sia passato per la mente, Claudio. Non sono mai stata niente per te? Come puoi buttare all'aria otto anni di matrimonio per un'altra? Sei sempre stato un bambino, e sì, sei un egoista. Pensi sempre e solo a te stesso, a quello che per te va meglio. Non ti sei minimamente curato del fatto che qui ci fosse un'altra persona a volerti bene», ringhiò. Quelle parole, sputate contro di me con foga, facevano più male di mille pugnalate allo stomaco.
«Chi è lei?», borbottò.
«Emma»
«Emma... è quella puttanella... stai mandando all'aria una famiglia per colpa di una ragazzina!», urlò.
«Non è colpa sua, la cosa riguarda me»
«Sì, bravo, difendila pure adesso...». Incrociò le braccia al petto, fissandomi con occhi infuocati, arrossati dalle lacrime che si asciugava appena le rigavano il viso.
«Ascoltami, non so neanche io come sia successo, forse non eravamo destinati a stare insieme... non siamo di certo i primi che si lasciano! Ho preferito fare così, è meglio per tutti, credimi: non potevo continuare a stare con lei e mentire a te». Roberta annuì, mordendosi il labbro.
«Perfetto. Ho capito. Ti sei innamorato e mi stai piantando per darti alla pazza gioia a letto con quella. Ma l'avevo capito da un po', sai, che non eri più lo stesso. Neanche io voglio continuare a stare con te, voglio un uomo che riesca ad apprezzare la donna che ha al suo fianco. Questa non è più casa tua Claudio. Parleremo tramite avvocati per il divorzio». Lei tremava dalla collera, cercando di sembrare indifferente quando invece aveva una tempesta dentro di lei.
«Non dobbiamo per forza salutarci in questo modo»
«Mi hai appena mollato per un'altra, non potrei neanche essere arrabbiata ora?!» sbraitò.
«Certo, hai ragione»
«Ora vai via...»
Presi le mie cose dalla nostra camera da letto, misi tutto in un borsone e scesi le scale.
La vidi piangere.
Le lasciai le chiavi di casa e mi chiusi la porta alle spalle.
Misi in moto e tornai a casa.
"Non ho più vincoli, adesso.
Possiamo stare insieme e posso dirle che la amo come non ho mai fatto".
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Io per te combatterei 8.000 guerre!❤ //Claudio Marchisio
FanfictionAvevo un disperato bisogno di cambiare vita. Ero giunta al limite. Volevo dedicarmi alla mia passione e ai miei hobby: la scrittura e la pittura. Della scrittura ne avevo fatto la mia professione. Ero la classica ragazza che faceva tutto ciò che le...