Capitolo 29

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In quei giorni ero tornata a lavoro.
Nonostante a casa dai miei amici avessi portato molto materiale per lavorare e mantenermi occupata, c'era sempre molto da fare.
Dovetti occuparmi di due contratti in particolare: quello di Simone e quello di Gonzalo.
Per il mio lucano ormai era tutto deciso, tutto pronto.
Il contratto prevedeva una scadenza il giorno 30 giugno 2017, con un diritto alle prestazioni sportive con un corrispettivo di 5 milioni di euro. Il contratto prevede, inoltre, l'obbligo per il West Ham FC di acquisire il calciatore a titolo definitivo qualora il calciatore disputi un determinato numero di partite ufficiali nel corso della stagione 2016/2017. Il corrispettivo della cessione a titolo definito è stato fissato pari a 20 milioni, pagabili in due esercizi, e potrà incrementarsi di ulteriori € 3 milioni al verificarsi di determinate condizioni nel corso della durata contrattuale.
Rilessi mille volte quanto c'era scritto su quel dannato contratto.
Non mi sembrava vero.
Non mi ci vedevo senza di lui in giro per casa. Niente sarebbe stato più come prima.

Per quanto riguardava Gonzalo, tutto era già stato perfezionato. Dovevo solo archiviare il contratto nel settore delle pratiche "correnti".
Trovarmelo davanti dopo quanto mi avesse detto a Castelvolturno mi aveva destabilizzata.
Non me lo sarei aspettata. E poi doveva dirmelo.
Non sapevo come comportarmi con lui.
Poi con la storia tra me e Claudio che è in bilico non mi aiuta stare con loro.
Restare da Marco e Ricky era decisamente la scelta giusta.
Gonzalo era come un fratello per me e pure quando stavamo insieme ho capito che quello che provavo per lui era solo un profondo affetto.
Mi sollevò sapere che per lui era lo stesso.
Invece scoprire da suo fratello che lui fosse davvero innamorato di me fece male.
L'avevo ferito, ma non potevo prenderlo in giro.
Scossi la testa.
"Basta pensare a lui.
Tanto le cose non cambiano. È qui.
Trattalo come uno di loro.
Da amica, quale sei!" Pensai tra me e me.

Ero in ufficio, era giovedì.
Il giorno dopo ci sarebbe stata la festa per salutare Simone.
Ero più incasinata che mai.
Dovevo ancora comprare un vestito e passare da parrucchiere.
Volevo cambiare un po'.

La sorpresa stava riuscendo. A nessuno era sfuggito nulla da bocca, in particolare a dei pazzi bianconeri.
Simone era triste ma non sospettava assolutamente niente.
Il locale era perfetto, decorato in perfetto stile bianconero, la torta a due piani a forma di nastro cinematografico con tante foto e su una scritta: "Non è un addio ma un arrivederci."
Avevamo deciso di vestirci tutti di nero e aggiungere qualche particolare in bianco.
Sarebbe regnata l'eleganza.

Era ora di pranzo.
Terminai le ultime cose e poi uscii recandomi a casa dai ragazzi.
Tara mi aveva invitata a pranzo e non potetti rifiutare.
Bussai e subito qualcuno venne ad aprirmi...
«Ma salve, finalmente ci degni della tua presenza. Sono 4 giorni che non ti vediamo. Tra poco scrivevamo a "Chi l'ha visto?"» esordì Marione per poi abbracciarmi.
«Sono viva e vegeta, amore! E che il lavoro mi tiene occupata. Prometto di non sparire per più di due giorni.» misi la mano sul cuore per poi ricambiare l'abbraccio del colosso croato davanti a me.
Chiudemmo la porta alle nostre spalle e ci avviammo in sala da pranzo dove tutti erano seduti aspettando il primo piatto.
«Ciao cocchi!» gridai.
Tutti mi salutarono con un abbraccio.
A Gonzalo con due baci sulle guance, come facevamo a Napoli.
«Tutto bene?» mi chiese.
«Tutto bene!» confermai.
Poi abbracciai la mia migliore amica di spalle, intenta a condire la pasta.
«Dov'è Simone?» le chiesi.
«Sta su. Ha iniziato a preparare le valigie. Vai da lui.» mi disse.
Salii le scale e poi bussai alla sua porta.
«Chi è?» sentii dire.
«Sono io, posso?» chiesi.
«Si, entra.» entrai e vidi solo tanto disordine sparso per la stanza.
Due valigie sul letto, vestiti ovunque ma di lui nessuna traccia.
Mentre mi giravo intorno sbucò dal bagno degli asciugamani.
«Hey» disse.
Non riuscii a resistere.
Mi fiondai tra le sue braccia.
Mi era mancato.
Barcolló e poi mi strinse a sé.
Forte.
La mia roccia.
«Non posso crederci, tu vai via. Non avrei mai creduto di vivere questo giorno e non sai che male mi faccia. Tu mi sopporti, mi consoli e mi fai delle lavate di capo assurde. Chi ci starà con me quando starò male? Quando odio la musica in radio? Quando mi si bruciano i capelli col phone? Quando l'auto non parte?»
Chi supporterà le mie paranoie? Sono così complicata e sei la mia parte razionale. E ti voglio così bene.» dissi facendo scorrere alcune lacrime sul mio viso.
Con me in braccio si sedette sul letto.
«Chiama me. Per qualsiasi cosa tu chiama me. Chiama quando la notte vuoi parlare, quando ha le tue solite voglie strane, quando c'è una bella giornata oppure piove. Tu chiama me ed io farò lo stesso. Sei tu la mia parte razionale. Mi hai salvato tante di quelle volte che non basta una vita per potertele elencare. Ho imparato a ragionare prima di fare qualcosa di cui potermi pentire. La distanza non potrà dividerci da tutto questo. Non siamo forti. Non ti lascio sola. Mai. Ti voglio un bene dell'anima.» mi diede un bacio tra i capelli.
«Promettimi che appena puoi tornerai qui.» dissi guardandolo negli occhi.
«Te lo giuro. E io di promesse non ne faccio. Ma tu sei troppo importante.» mi disse. Sorridemmo.

Io per te combatterei 8.000 guerre!❤ //Claudio MarchisioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora