Capitolo 25

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CLAUDIO'S POV:
È scappata via dopo aver visto me e Roberta a discutere del futuro di quel bambino.
Le ho chiesto di aspettare che le potevo spiegare, ma infondo nemmeno io sapevo spiegarmi come fosse successo.
Ho persino pensato che quel bambino non fosse mio.
In fondo non ne ho una certezza.
È la sua parola contro la mia.
Roberta mi ha raccontato di una serata in un locale, a fine dicembre.
Mi ha raccontato che ero con i ragazzi e lei con delle amiche.
Che si siamo ubriacati e che abbiamo fatto sesso nella toilette.
Ma io non riesco a ricordare.
E ciò che mi fa fatto più male è che mi abbia gridato in faccia di farle schifo, di averla usata.
Quando non è così.
L'amore che provo per lei è immenso e vederla soffrire così mi fa sentire una nullità.
Roberta era ancora dietro me...
«Clà, io non volevo. Mi dispiace...» mi sussurrò a voce bassa, toccandosi la piccola pancia.
«Ormai è successo. E la colpa è mia.» risposi a lei con tono duro.
Mi appoggiò una mano sulla spalla.
«Torna a casa, tesoro. Fallo per il nostro bambino. Dimentichiamo tutto e ricominciamo.»
Nostro bambino.
Nostro.
Ricominciare.
Quasi mi veniva da piangere.
Avrei voluto che a pronunciare quelle parole ci fosse stata Emma.
Con lei si che mi immaginavo padre.
Ed invece il destino sta volta mi ha giocato proprio un brutto tiro.
Scappare non era da me.
Mi sarei preso le mie responsabilità.
Ma dovevo capire come fosse successo.
«Vai tu, ti raggiungo più tardi.» le dissi.
Raggiunsi la mia auto e misi in moto.
Destinazione Vinovo.

Arrivai al centro sportivo e mi catapultai in camera evitando pure i saluti dei miei compagni.
Mi gettai sul letto e chiusi gli occhi.
Dovevo ricordare da solo.
Chiusi gli occhi.
Cercai di pensare a quella sera ma non c'era alcun ricordo concreto.
L'unica cosa che potevo fare era chiedere ai ragazzi.
Scesi le scale a corsa.
Cercai Simone.
Lo trovai in giardino ad ascoltare la musica con le cuffiette alle orecchie.
Gli diedi un colpetto sulla spalla per richiamare la sua attenzione...
«Oi, Claudio. Dimmi...»
«Simo, ascolta bene. A fine dicembre siamo andati in un locale?» gli chiesi.
«Beh si, Clà. Era l'ultima uscita dell'anno tutti insieme.» mi chiede confuso.
«Simo, senti. Tu forse mi prenderai per pazzo. Ma io non me lo ricordo.» gli confessai.
Avevo bisogno di parlare con qualcuno e Simone mi avrebbe sicuramente aiutato. È quello più attento ai dettagli.
«Come non ricordi? L'alcool t'avrà giocato un brutto scherzo. E poi continuavi a stare mogio per il casino che era successo con Emma per colpa del tuo agente» disse il lucano ridendo.
Mi feci serio.
«Simo, ti ricordi cos'altro ho fatto?»
«Abbiamo incontrato la tua ex, poi vi siete allontanati per parlare. Così hai detto a Sami.» rispose lui.
«Bene. Ci ho messo molto?» chiesi.
La sua faccia si straniva sempre di più.
«Direi di si, Clà. Ma perché queste domande? Che succede?»
«Simo, so che quello che ti dirò non ti piacerà però, purtroppo, è così.»
«Claudio parla, mi fai preoccupare.»
Gli spiegai tutta la situazione. Di Roberta, del bambino che dovrebbe essere mio e pure della reazione di Emma.
Mi guardò duro e serrò la mascella.
«Claudio, ora mi ascolti tu. Io non so se quel bambino sia tuo ma so per certo che ogni volta che succede qualcosa a te a pagarne le spese è sempre Emma. Io non voglio vederla più soffrire.
Lei ha lottato tanto per la vostra storia, ti ha perdonato pure quando non avrebbe dovuto.
Perché l'amore alle volte è più forte dell'orgoglio.
Devi essere sicuro che quel bambino sia tuo. Se lo è te ne prenderai cura, stando con Roberta ed Emma dovrà essere un capitolo chiuso per te.
Se scoprì che quel figlio non è tuo chiudi i battenti con Roberta.
Non puoi prenderti cura del figlio di un altro.» concluse lui.
Aveva ragione.
Aveva stramaledettamente ragione.
Dovevo trovare il modo di scoprire se quel bambino fosse mio.
Nel frattempo me ne sarei preso cura, ma non sarei tornato a casa da lei.
Non l'amavo. Non potevo fare finta di niente.

ROBERTA'S POV:
Ero proprio soddisfatta.
Claudio era incredulo ma credo ci sia cascato in pieno.
Doveva tornare da me.
Ero io sua moglie.
Una sciacquetta qualunque non avrebbe mai potuto prendere il mio posto.
Non gliel'avrei mai permesso.
Tornai a casa e soddisfatta presi il telefono...
Bussò per un po'...
Poi ottenni riposta.
«Pronto?»
«Diego?»
«Roberta..»
«Puoi stare sereno. Penserà Claudio a prendersi cura di tuo figlio.
Come ti ho detto, non hai nessuna responsabilità.»
«Bene. L'hai incastrato bene Claudio. Come hai fatto? Sono curioso» lo sentii ridere.
«Gli ho raccontato di quella sera che ci siamo incontrati. Era così ubriaco che non avrebbe ricordato nulla neppure se avesse voluto.» risi dal canto mio.
«Non pensavo fossi così perfida»
«Caro, in un modo o nell'altro ottengo sempre ciò che voglio» risposi.
«Ho notato.»
«Bene, ora vado. Addio Diego»
«Addio.. Ah Roberta?»
«cosa?»
«È stata la notte di sesso più appagante della mia vita» disse.
«Anche per me. Sei un buon amante.»
Misi giù.
Addio Emma, presto sarai solo un lontano ricordo.

EMMA'S POV:
Avrei mai trovato pace in questa storia?
Ero sempre io a rimetterci costantemente.
Ora basta.
Ero a pezzi.
Tornai a Vinovo con Tara che dal canto suo cercava di tranquillizzarmi ma sapeva che era impossibile.
Apri la porta come una furia, incurante di chiunque potesse parlarmi.
Corsi in camera mia. Presi la valigia e iniziai a riempirla di tutte le mie cose.
Non sarei rimasta un giorno di più in quella casa.

Una volta terminato, chiamai Marco.
Mi disse che per qualsiasi cosa mi avrebbe ospitata e in quel momento avevo bisogno solo di stare lontano da lì.
Il mio amico rispose subito...
«Emma, tesoro. Come va?»
«Una merda, Marco. Va tutto una merda. Ho bisogno di te.»
«Hey, mi fai preoccupare. Che succede?» chiese preoccupato.
Gli raccontai tutto ciò che era successo.
Era incredulo.
«Ho preparato la valigia. Posso venire a stare da te? Solo qualche giorno. Poi cerco casa. Ora non voglio stare sola»
«tesoro, vieni quando vuoi. Ti aspetto. Sei la benvenuta.»
«Grazie mille, Marco. A dopo» dissi prima di attaccare.
Misi il telefono in tasca e finii di prepararmi.

Tara entrò in camera...
«Dove vai?» scrutò me e poi la valigia.
«Via. Vado da Marco. Qua non ci resto un minuto di più!»
«Sei sicura? Non vuoi che venga con te? Non è un problema lo sai» disse la mora.
«Tà, qui tu hai Paulo. Sta un lui.»
«Ti accompagno?» prese la valigia.
Annuii.

Scendemmo le scale.
Simone mi guardò e capì tutto.
«Questa è casa tua. Non devi andare via. Forse è lui a dover andare» disse duro.
«Simo, è meglio così. Non riesco a stare qua e vivere questa situazione. Ne ho già passate troppe. Stavolta il sacco è pieno.» dissi asciugando qualche lacrima.
Mi abbracciò forte.
La mia roccia.
«Si risolve tutto.» mi sussurrò.
«Stavolta ho i miei dubbi.
Stavolta ha vinto lei.» dissi.

Sentimmo una porta sbatterei.
I ragazzi si voltarono.
Era Claudio.
Guardò me e la valigia.
«Non andartene. Ho sbagliato io non tu. Vado via io, ma resta.» disse con tono quasi supplichevole.
«Tu resta. Io non voglio respirare nemmeno la tua stessa aria!»
Feci per uscire di casa dopo aver salutato i ragazzi.
Mi prese per un braccio...
«Ti prego...»
«Lasciami! Non si può essere mai felici con te!» gridai.
«Che vuoi dire? Che non ti ho dato niente?!»
«No, dico che con te un momento ti trovi in paradiso e subito dopo all'inferno. Ti odio, Marchisio.
Ti odio!» gridai con le lacrime.
Chiusi sbattendo la porta alle mie spalle.

Nota autrice: cocche, ecco il nuovo capitolo. Spero vi piaccia. Ovviamente aspetto qualche commento. Non siate timide eh, mi raccomando.
Un bacio e alla prossima!😘💗
-Emma.

Io per te combatterei 8.000 guerre!❤ //Claudio MarchisioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora