Aveva le labbra bianche come la neve, intorpidite, il volto inespressivo, la pelle era fredda; sul comodino accanto a lei c'erano i resti del suo orologio da polso e la fede nuziale, una sedia malandata sotto al letto. Nell'atmosfera irreale sembrava quasi di poter respirare il dolore e la sofferenza che s'erano patite mentre nell'intera stanza si sentiva l'eco dei battiti sordi del suo cuore che oramai aveva deciso di tacere… e poi c'era il lenzuolo, quello bianco che l'avvolgeva, del quale candore mai e poi mai avrei potuto scordare, che scintillava sotto la luce soffusa. Bianco, candido e puro come lei, nel quale avrei voluto immergere completamente la mia anima.
Mia nonna una volta mi disse una frase che mi è rimasta impressa nella mente, una riflessione assolutamente vera in cui mi rispecchiavo alla perfezione; avevo solo otto anni e all'epoca non fui in grado di percepire l'immensità di questa come invece avrei fatto ad oggi… « I ricordi Jake, specialmente se brutti o scioccanti, tornano sempre in flashback e non sono mai soli… »
Ora era buio, e l'auto era solo una macchia nera in un mare di pece che avanzava nel cuore della notte. Poi comparve un faro, sferico come la luna ma più abbagliante, che pian piano si avvicinava a noi; non ostante si muovesse assai lentamente nei miei ricordi, nella realtà fu veloce, tanto da non darci neppure il tempo di reagire. La sua luce accecò entrambi e, prima che ci travolgesse mia madre approfittò di un istante per avvinghiarsi su di me e proteggermi; poi cacciò fuori un l'urlo, acuto e netto, quindi seguì il botto e dopo: il silenzio. Il silenzio totale.
Non avrei mai pensato che il silenzio potesse fare così male…
Ed ora ecco la lite in macchina, la mia mente aveva deciso che era il momento adatto per aprirsi; pensai alle parole della dottoressa, le stesse con le quali aveva spiegato a mio padre come mai non mi ricordassi più niente… « si tratta di memoria selettiva » sentii risuonarmi in testa, « Jacob si sta solo proteggendo; arriverà il momento in cui inconsciamente deciderà di svelarsi tutta la verità. » La domanda vera è: ero davvero pronto a quel punto?
Riviverla fu come piantarmi un pugnale dritto in petto un centinaio di volte, la lama acuta del coltello riuscì a penetrare in tutti quei miei lati oscuri e profondi a quali non avevo mai dato l'importanza necessaria. Avevamo litigato perché avevo saltato scuola per nove giorni senza dirglielo, se solo non l'avessi fatto… forse oggi sarebbe ancora qui ed io sarei un ragazzo meno devastato e certamente privo di sensi di colpa.
Mi rimproverava con la sua solita calma, il tono temperato, mai un filo di voce in più del dovuto e mai uno di meno: questa era mia madre, lei e la sua grandiosità. Quella sera mi aveva detto che avevo esagerato, che l'avevo delusa ma anche che confidava nel mio buon senso, ah, mi disse anche che così non saremmo potuti andare avanti, che dovevo maturare… tuttavia non ebbi compreso a pieno quelle parole ed i loro veri significati come invece facevo ora.
Andavo rigirandomi nel letto, un po' sveglio ed un po' addormentato. Il mio sonno, ad ogni modo, era tormentato da quei mille ricordi, quei flashback pietosi e disperanti.
Dunque vidi casa mia, era sgombra, senza nemmeno un mobile od un quadro, ed io attendevo in piedi nel corridoio. Le pareti grigio tortora spoglie in quel modo mi diedero un senso maggiore di solitudine, di sofferenza ma soprattutto di vuotezza. Passava il tempo ma io ero sempre lì, solo, che attendevo qualcosa o qualcuno che mai sarebbe potuto venire; e più il sole calava, più passavano i minuti, più la consapevolezza d'essere rimasto solo si insidiava in me; solo davvero. Allora presi coraggio da qualche meandro abbandonato di me e raggiunsi la camera da letto di mamma, nonostante il gelo che portavo dentro riuscii a percepire in essa un magico soffio di calore e pensai che forse fosse lì con me. Pensiero assurdo, lo so, ma anche solo fantasticare al riguardo mi dava un gran sollievo. Questo non era un ricordo bensì era un sogno; la camera giaceva proprio come lei l'aveva lasciata: il cardigan nuovo lanciato sul letto, la poltrona sommersa di indumenti ed alcune paia di scarpe sparpagliate sul suolo. Perfino il suo profumo era ancora palpabile nell'aria, perciò presi dei lunghi e profondi respiri nella speranza che almeno un po' di quella fragranza a me tanto cara sarebbe potuta rimanermi impressa nelle mie narici; così, giusto per farmi compagnia in tutti quei momenti di nostalgia e depressione che avrebbero caratterizzato la mia vita futura… a proposito di nostalgia: mi mancava già così tanto… mi mancava addirittura il suo disordine… strano, mi verrebbe da dire, perché se c'era una cosa che le criticassi ogni santo giorno era proprio il suo 'essere disordinata': mi dava un fastidio indescrivibile e spesso litigavamo a causa di questo; ma ora mi mancavano tremendamente anche le nostre litigate.
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L'ULTIMA OCCASIONE (completo)
Teen FictionÉ quando meno te lo aspetti che il mondo decide di caderti addosso. La vita di Jake si trasforma in un attimo nell'Inferno. Non ha via di scampo. É sicuro di aver perso tutto, é sul punto di cedere... Poi incontra Alex. © 2014 Virginia della Torre...