Sesto Capitolo

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« Chi non è mai stato ferito ride delle cicatrici altrui… » lessi. 

« continua… » balbettò lei 

« oh, ma quale luce irrompe da quella finestra lassù? Essa è l'oriente, e Giulietta è il sole.. Sorgi, bel sole, e uccidi l'invidiosa luna già malata e livida di rabbia, perché tu, sua ancella, sei tanto più luminosa di lei. Non servirla, se essa ti invidia; la sua veste virginale e d'un colore verde scialbo che piace solo agli stupidi. Gettala via! Ma è la mia dama, oh, è il mio amore! Se solo sapesse di esserlo! Parla eppure non dice nulla. Come accade? È il suo sguardo a parlare per lei, e a lui io risponderò.. » 

Alex mi sorrise, a lungo, poi si voltò su un lato e sospirò. Eravamo in camera mia e avevamo trascorso le due ore precedenti a cercare idee su internet, non mancava molto al termine della consegna: due settimane. Presi i miei occhiali da lettura dal cassetto del comodino e mi sdraiai accanto a lei sul letto, Alexandra si girò non appena ebbe avvertito la mia presenza. Mi guardò abbozzando un lieve sorriso per gli occhiali, poi si girò su un fianco ed iniziò a fissarmi. 

« Pellegrino, alla tua mano tu fai troppo torto » incalzò lei recitando a memoria dei versi, « ch'é nel gesto gentile essa ha mostrato la buona devozione che si deve»

« santi e palmieri non han dunque labbra? » la interruppi io 

« Sì, pellegrino, ma quelle son labbra ch'essi debbono usar per la preghiera.

» 

« E allora, cara santa, che le labbra facciano anch'esse quel che fan le mani: esse sono in preghiera innanzi a te, ascoltale, se non vuoi che la fede volga in disperazione  » proseguii io leggendo attentamente dal mio manoscritto

« i santi, pur se accolgono i voti di chi prega, non si muovono »

« e allora non ti muovere fin ch'io raccolga dalle labbra tue l'accoglimento della mia preghiera.. »  dissi scandendo ogni singola parola, pronunciandola con molto giudizio. 

Eravamo braccio contro braccio da un po' ma mai ebbi percepito il calore del suo corpo così intensamente come in quel momento, feci una pausa, lunga. Sul foglio c'era scritto ( La Bacia ), Alex mi chiese come mai mi fossi fermato, glielo dissi. Rise, posai dunque il mio sguardo sul suo bellissimo volto ed abbozzai un sorriso a mia volta. Lei mi intimò di ripetere la battuta, lo feci ma con un solo filo di voce. Chiusi gli occhi per un attimo soffermandomi su una parola. « fin ch'io raccolga dalle labbra tue l'accoglimento della mia… della, mia… » 

Rilessi velocemente quelle due parole racchiuse nelle parentesi e mi avvicinai a lei, col naso sfiorai il suo, lei mi guardò dritto negli occhi senza aggiungere altro; posato il manoscritto sul piumone color beige scuro, Alex si sdraiò e passò le mani fra i miei capelli fermandosi sopra le orecchie, scivolai lentamente sopra il suo corpo e, con lo sguardo perso nel suo, dissi tremando « della mia preghiera ». Lei appoggiò dolcemente le labbra contro le mie e la baciai. 

Fu un bacio perfetto, il migliore che io avessi mai dato; una volta terminato Alexandra allungò il braccio e prese il manoscritto, alzò la testa e lesse un verso  scritto qualche riga più sotto « ora sulle mie labbra resta il peccato di cui si son purgate quelle tue ». Mi intimò di leggere la battuta poggiando i fogli sul suo petto, « Oh colpa dolcemente rinfacciata! Il mio peccato succhiato da te! E rendimelo, allora, il mio peccato. »

« con piacere, oh Romeo » improvvisò lei, baciandomi ancora. 

Il sapore delle sue labbra rimase racchiuso nelle mie, il suono melodico della voce di Giulietta, quella Giulietta, echeggiò nella stanza per un tempo indefinito. Rimanemmo lì, sul letto, io sdraiato sopra di lei, con il mio busto incastrato fra le sue gambe ed il capo poggiato dolcemente sulla sua pancia. Di tanto in tanto Alex sorrideva, al contempo descriveva col tocco delicato delle sue dita lunghe ed affusolate cerchi sulle mie guance. Mi guardava, sempre, con uno sguardo lontano e sognatore. 

« Jake » ad un tratto mormorò, « non sono mai stata così felice… davvero… »

Tirai su la testa accennandole fievolmente un sorriso, ricambiando il suo splendido sguardo, e le dissi che anche a me ero piaciuto quel bacio. Lei però mi disse che non si riferiva solamente a quel bacio, bensì a noi. Sentir pronunciare dalla sua bocca quel noi mi scaldò il cuore e mi fece rabbrividire allo stesso tempo, come eravamo giunti così in fretta a quel punto? Solo qualche settimana prima l'avrei uccisa, scannata, umiliata, sarei stato pronto a sfotterla rivelando al mondo i suoi pensieri… ed ora, con quel bacio, quel magnifico bacio, incastonato in un pomeriggio altrettanto favoloso, eravamo un 'noi'.  Ci eravamo fusi in una sola parola, come se le anime si fossero unite, come se si fossero scelte. Lei che mi aveva allontanato, che mi aveva ignorato, che forse mi aveva addirittura usato, ora ci aveva fuso in un solo vocabolo. 

« Jake » sospirò, schiaffandomi via bruscamente dai miei pensieri

« sei la fidanzata di Jefferson » risposi freddamente mentre mi sollevavo, « per quanto mi piacerebbe che ci fosse un noi, le nostre vite sono troppo diverse »

« cosa?! »

« hai capito bene » soggiunsi, « apri gli occhi: sei una chearleader, sei figa, sei popolare, pubblichi foto su instagram con testi di canzoni o poesie per avere più mi piace, se un ragazzo ti dice anche solo per scherzo che sei grassa entri in depressione. Son tre anni di fila che vieni eletta principessa del ballo, che dici puntualmente a Thomas come si deve vestire per essere abbinati alle feste. Ti vergognavi di farti vedere in giro con me fino a due settimane, magari per non sfigurare! Mi consideri solo da quando hai saputo che mia madre è morta, forse per pietà… Io invece faccio di tutto per passare inosservato, per non finire nel giro dei fighi. Come puoi pretendere che ci possa essere un noi?! »

« qui-quindi secondo la tua mente malata, perché ti avrei baciato? » singhiozzò. 

« non lo so » sospirai, « questo me lo dovresti dire tu »

Le lacrime iniziarono a riempirle gli occhi, le guance erano umide e le mancava il fiato. Mi dispiaceva, profondamente. Mi avvicinai a lei e le passai una mano sulla guancia asciugandole una lacrima, premetti il suo corpo contro il mio posandole l'altra mano su un fianco. Le sorrisi cercando di evitare il suo sguardo pungente e afflitto. « io ci tengo molto a te » incalzai, « ma non posso, non ho le forze e non voglio soffrire e per quanto io sia convito che tu sia sincera in questo momento, so anche che tu potresti cambiare idea fra un secondo » continuai. 

Alex si limitò a tirare su col naso e ad annuire, mi posò una mano sulla spalla. 

« non parliamo di un noi, pensiamo solamente al bacio. Quel bacio stupendo, favoloso, eccitante…   » mi interruppe prima che potessi pronunciare il gran finale, premette la sua fronte contro la mia e mi baciò sghignazzando leggermente per quei magnifici aggettivi. 

Si fece tardi e la riaccompagnai a casa. 

L'ULTIMA OCCASIONE (completo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora