Afraid (Cap. 1)

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Lottie's Pov.

Porca ciabatta, che mal di testa allucinante! Dovrei smetterla di andare alle feste di mio fratello Louis. Finiscono tardissimo e poi sono strazianti.

Anche se a dire la veritá dopo un pò rompono, voglio dire lo so che qui non c'è mai niente da fare venerdì, ma tutte le sante settimane c'è una festa. Questo lo ripeto ogni volta ma poi va a finire che ci vado ugualmente.

Oggi ho dormito 30 minuti e come se non bastasse tra mezz'ora devo andare all'areoporto con Louis per prendere un suo amico.

Da quello che ho capito deve venire qui al college da noi. Ho sentito parlare di lui, anche perchè tutte le ragazze qui lo aspettano con ansia.

Comunque sia non ci voglio avere niente a che fare. Gli amici di Louis sono tutti stronzi e dato che lui è uno di loro, sará sicuramente stronzo!

Approposito... Io sono Charlotte Tomlinson ma gli amici mi chiamano Lottie, come avrete capito mio fratello si chiama Louis e viene al college con me. Mentre le altre due sono a Doncaster con la mamma.

*

Esco dalla doccia, mi infilo l'accappatoio, e mi faccio il turbante per evitare di schizzare dappertutto. Apro la prima anta destra dell'armadio e mentre apro la sinistra mi blocca il bussare alla porta. Mi avvio ad aprire per evitare che chiunque sia insista e svegli la mia amica che dorme.

Apro la porta e dei capelli biondi mi compaiono avanti. «Niall, che diavolo vuoi?» domando appoggiando la testa sullo stipite della porta in legno.

« We tranquilla Tomlinson ora sbrigati che dobbiamo andare a prendere Harry all'aereoporto.» Dice con tono seccato e distante. Dio quanto mi irrita quando fa così, ma se veniva Lou a chiamarmi, no?

«Ehm, ok... Và via così riesco a vestirmi, torna tra una decina di minuti. Sindy sta dormendo se entri la svegli.» alzo gli occhi al cielo ancora prima di una sua risposta. Voglio così tanto che sparisca e mi lasci del tempo per prepararmi.

Era davvero così necessario che venissi?

«Puoi anche scordartelo! Sarò silenzioso, ma tu sbrigati!» Mi scansa di lato ed entra sedendosi sul mio letto, incurante del pugno che stavo per dargli sul naso. Sospiro massaggiandomi le tempie con una mano per mantenere la calma senza iniziare ad urlare come una psicopatica.

É la persona più irritante che esiste sulla faccia di questa stramaledetta terra!

«Allora? Stai ancora qui? Muoviti, Lot.» Dice e subito dopo noto il sorriso da imbecille che marca il suo volto. Il modo in cui mi chiama fa crescere una rabbia in me che si espande in tutto il petto, cercando di arrivare al cuore, poi viene sostituita da un dolore troppo forte da reggere. Mi giro di colpo mettendo una mano sulla pancia, le ginocchia sono piegate e temo che non reggeranno a lungo il mio peso.

Con la poca forza che ho riprendo a cercare tra la massa di vestiti nell'armadio, bocciandone uno dietro l'altro. Sento una mano poggiarsi sulla spalla e giro di colpo il viso finendo con l'affogare nel blu degli occhi di Niall.

«Te li prendo io i vestiti. Tu vai ad asciugarti i capelli» Mi sposta con delicatezza verso destra, iniziando a frugare tra i miei vestiti. Sto per tirarlo via lontano dalle mie cose ma so che tanto vincerà lui e non ho le forze in questo momento per questo.

«Vado ad asciugarmi i capelli, puoi scegliere le cose che dovrò mettere tanto so che li avresti comunque presi. Almeno prendi qualcosa di decente» Dico e sforzo un sorriso, anche se non ne vuole sapere di comparire.

Mi dirigo in bagno con passi svelti anche se stanchi di ogni peso che sono costretti a portare e cercando di essere veloce phono i capelli dandogli un aspetto presentabile e carino. Afferro il beauty-case ed estraggo un lucidalabbra color carne, l'eyeliner, la matita per gli occhi nera, fard ed il mascara nero. Mi trucco con ciò che ho preso, appena finisco mi do uno sguardo allo specchio e riconosco a malapena quella ragazza che è nel riflesso. Mi squadro attentamente cercando di vedere un minimo pariocolare che sia paragonabile a quello di colei che ero prima io e senza questa corazza non adatta a me. Sono passati molti giorni da quando ero quella bimba con le treccine che andava sull'altalena tirando indietro la testa fissando il cielo, sperando che un giorno anche lei avrebbe avuto un principe azzurro che con un cavallo bianco la portava per la via della felicità. Quel principe che aspettava era venuto dopo un pò di tempo, ma lei stessa ha fatto si che non potessero finire insieme di percorrere quella stradina stretta e tortuosa. Tornerei indietro per sistemare tutto anche adesso, non avrei mai dovuto credere a quello che dicevano. Lui non era così. Mi sento un'idiota solo per aver davvero creduto a quelle cretinate.

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