Afraid (Cap. 26)

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Sto per scappare. I miei piedi sono già pronti ad avanzare verso l'uscita, ma qualcosa me lo impedisce, e non si tratta solamente della presa di Liam che sapeva delle mie intenzioni, e che mi ha attirato a se.

Non posso scappare da lui, non ancora. Dovrei dargli ciò che si merita una volta per tutte.

Dovrei fargli capire come si soffre, perchè adesso sto veramente morendo.

Sto combattendo dentro me se correre da lui a dargli uno schiaffo o di scoppiare a piangere. Opterei per la seconda scelta ma Liam mi abbraccia fortemente, mettendomi al sicuro.

Sento che una mano calda mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, alzo lo sguardo e incontro quei due occhi nocciola, che riescono a salvarmi.

Tutto inizia a muoversi, non sono solo io che lo faccio, adesso come prima ho intenzioni di divertirmi. Me lo merito. Non posso mandare tutto a puttane per colpa sua, se è qui sarà solo un piccolo dei tanti pesi che devo reggere. Ne ho tenuti di più pesanti, lui è stato e ancora lo è, uno dei più pesanti. Ma adesso non ho la forza per ammetterlo. Sapró gestire e fingere, dopotutto lo sempre fatto, una volta in più non costa molto.

«Che ne dici se gliela facciamo pagare a quel coglione?» sussurra Liam al mio orecchio e un sorriso so fa strada sul mio volto.

«E me lo chiedi anche?» ridacchio e sorride di rimando.

Quella musica movimentata che rimbombava tra le pareti di questa stanza piena di ragazzi, è cessata.

É partito un lento.

Adesso sembra che il mondo stia cercando di aiutarmi a vendicarmi di ogni male. Forse tutto quel sorriso può cessare almeno per oggi.

Le mani di Liam scendono sui miei fianchi, io le cingo dietro il suo collo. Mi attira più a se facendomi sbattere il viso contro il suo petto; alzo il viso e noto che il suo é tremendamente vicino al mio.

Posa il suo mento sulla mia spalla chianandosi leggermente a causa della differenza di altezza, i miei tacchi non fanno granchè.

«Sai, dovrei dirti una cosa.» inizia e mi acciglio.

«Dimmi tutto.» rispondo e cerco di muovermi stando al suo passo, sono impacciata, troppo. Non mi capita di ballare un lento con il mio migliore amico tutti i giorni, odio i lenti. Sono così surreali, fanno srmbrare tutto più dolce di quanto dovrebbe essere. Illudono che tutto sia simile ad una fiaba, come Cenerentola o cose simili...

Come se stessi ballando con un principe azzurro pronto a salvarti sempre, quando magari ti sta distruggendo.

Non so proprio come spiegarlo, ma sembrano davvero falsi.

«Ricordi il primo anno che arrivasti qui?» chiede e la mia mente annaspa tra i ricordi di quell'anno orrendo. Improvvisamente mi sento crollare, scosto il mio peso cercando di tenermi su Liam per non cadere.

Non volevo mai ricordare quei giorni, dal primo all'ultimo.

Troppo dolore. Troppo Noah.

«Preferirei non parlarne..» lo avverto cacciando le lacrime.

Perchè diavolo sono così debole?

«Non intendevo Noah.» si giustifica rimediando, ma fallisce.

«Intendevo quel giorno in cui tu arrivasti in classe con gli occhi gonfi, i capelli biondi scompigliati e il viso distrutto. Ti sedesti vicino a me, piangevi silenziosamente cercando di non farti notare, ma io l'avevo fatto.

Non sapevo perchè piangevi, decisi di indagare e la mattina seguente vidi mentre ti picchiarono. Quando ebbero finito e tu corsi via in lacrime, io andai da loro e li conciai veramente per le feste.» si ferma per riprendere fiato.

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