La paura mi annebbia la vista, scosco con velocità lo sguardo sulla porta semi aperta. Nella mia mente elaboro un piano pericoloso e folle, non saprei se metterlo in atto o subire tutto.
«Ti ho fatto una domanda.» ringhia, quei occhi nocciola sono improvvisamente di quel marrone scuro che mi fa paura, tanta paura. Le uniche paure che ho sempre avuto sono quella dell'amore e quella della morte. Due paure che unendosi hanno dato vita all'origine dei miei incubi: Noah. Perché in fondo io lo amavo ma la morte me l'ha portato via dalle mie braccia avvolgendolo tra le sue, e trascinandolo in un mondo lontano dal mio. Forse solo quando anch'io deciderò di dare fine a tutto questo sarò in grado di arrivare fin lì, perché non lascierò che la morte mi sorprenda. Dovró lasciare la mia motivazione quel giorno, non come io ho fatto in modo che Noah non fosse in tempo di farlo.
«I-Io..» sibilo quando torno dal mio stato di trance assoluto, non c'è una motivazione plausibile per spiegare tutto quanto. Dovrei gridargli in faccia che è un mostro nato proprio per distruggere me e la mia anima fragile e delicata.
«Tu niente! Non ti è bastato prima, Lot?» chiede guardandomi da sottecchi. Nella mia mente fanno capolino tutte le immagini di qualche ore fa: i ceffoni, i calci, le lacrime e i singhiozzi soffocati.
Io non mi merito questo. Dio, nessuno se lo merita.
Sento un bruciore sulla guancia fin troppo familiare, mi ha dato uno schiaffo. Sotto di me è freddo, le lacrime scendono dagli occhi con velocitá; riescono a fare male anche più del ceffone. Sento i suoi passi allontanarsi dal mio corpo steso a terra, nella stanza ecchegiano più e più volte i miei singhiozzi strozzati. Pian piano sento solo rabbia e dolore, gattono fino all'uscita ed esco ancora piangendo.
L'aria punge sulle mie spalle e le lacrime sembrano essere gelate, nonostante non si fermano.
Corro. Corro con tutte le poche forze che ho in corpo. Ma non vado da Vanessa in macchina, corro a vuoto.
I miei passi si fermano quando mi accorgo di essere in un vicolo ceco, mi passo le mani tra i capelli nervosamente, maledicendo ogni mia piccola azione e passo per esser venuta qui.
Mi accascio a terra, ancora singhiozzante. La nebbia mi avvolge tra le sue braccia stringendomi, sento che tutto questo mi sta distruggendo, deve finire tutto questo. Mi guardo intorno impaurita da quello che sto per fare, ma ho deciso.
-Io te l'ho promesso Noah.-
Harry. Quel nome si fa spazio tra la mia mente, forse non sarebbe giusto lasciarlo senza una spiegazione.
Frugo nella borsa e quando trovo il cellulare compongo il suo numero, dopo qualche secondo risponde.
«Pronto?» una voce femminile e assonnata risponde al posto di quella roca di Harry. Il mio cuore si spezza ancora, per la seconda o terza volta nella stessa giornata, un motivo in più per finirla qui.
«Harry?» chiedo incerta, mi prenderei a schiaffi solo per la cretinata che ho detto. Certo che non è lui.
«Uhm.. No, sono Katy. Harry non è qui in questo momento. Lei chi è?» chiede la ragazza cordialmente. Mi viene l'istinto di lanciare il cellulare contro quel muro e buttarmi da quello accanto. Tanto è questione di tempo e lo farò.
«I-io sono Lottie.» lascio sfuggire un singhiozzo subito dopo. Tutto questo è troppo da sopportare.
«Stai bene? Posso aiutarti in qualche modo?» la dolcezza nella sua voce mi fa trasalire e quasi nego l'idea di buttarmi e finirla qui.
«T-Tranquilla, me la caverò.» sussurro e attacco.
Lancio il cellulare, ma prima guardo un'ultima volta lo sfondo. Io e Harry.
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Afraid
Fanfiction▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃ ❝Due ragazzi. Due paure di amare. Due fantasmi del passato. ...