Afraid (Cap. 22)

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Lottie's pov.

7 fottuti giorni. 5 fottute ore. 23 fottuti minuti.

Ho tenuto il conto di tutto il tempo che ho passato su questo fottuto letto da quando Harry è uscito da questa fottuta stanza; sembrano passati mesi da quando l'ho mandato via, il tempo è passato lentamente ed io mi sono pentita subito di quello che ho fatto.

Sono così stufa di tutto, mi sento come se il mondo volesse vedere fino a che punto resisto e che appena mi vede sorridere nuovamente, fa qualcosa che riesca a distruggere quel sorriso.

Perchè poi fa in modo che sia io a distruggermi?

Come se facesse il danno e alla fine cerca di far ricadere la colpa a me, riuscendoci sempre.

L'ho capito ormai, ma stavolta sembra proprio diverso...

Io non ho lasciato nemmeno dare spiegazioni ad Harry, ho solo preso la botta e abbozzato il colpo fingendo che niente fosse successo.

Magari avrei dovuto ascoltare la sua versione dei fatti, cercando di tenere ugualmente l'idea che avevo stabilito il giorno stesso, sarebbe stata dura ma avrei potuto provarci.

Molte volte ho lasciato perdere appena vedevo che si faceva dura, poi mi chiedevo in continuazione come sarebbe adesso se avessi lottato.

Con Harry è successo più o meno questo: ho mollato la presa dall'elastico ancor prima di iniziare a tirare, ma lui mi ha preceduta e l'ha lasciato quando gliel'ho detto, e così l'elastico mi ha colpito in pieno facendomi cadere a terra.

Non ho neanche lottato per non fargli lasciare la presa come gli avevo detto io, ho lasciato perdere e basta; adesso soffro.

Qualcuno bussa alla porta e sbuffo, è stato un via-vai tutta la settimana dentro questa stanza. Chi veniva a trovarmi e altri che venivano a darmi i compiti. Ho fatto finta di stare male, non mi sentivo proprio di andare a lezione ma dovrò farlo prima o poi e ho giurato di farmi forza e andare lunedì; ero davvero scettica a starmene seduta sulla sedia e sapere che Harry stava li vicino a me sarebbe stata la cosa peggiore.

Svogliatamente sbuffo e dico di entrare, la porta si apre mostrando Louis in tutta la sua bellezza. So che è mio fratello, ma come si fa a non dire che é bello?

"Ehy piccola." Mi viene vicino cautamente tenendo saldamente tra le mani un telefono; non è il suo e so anche di chi è.

"Ehy.." Sussurro non staccando gli occhi da quell'oggetto.

"Tutto bene?" Mi chiede dopo aver posato qualcosa sul comodino, si siede sul letto con me e mi guarda dolcemente

"Non molto.. Stavo meglio una settimana prima." Rispondo e ridacchia, cerco di ricambiare ma fallisco miseramente, ovvio. Dopo quello che è successo non esiste più divertimento nella mia vita, come se si fosse fulminata una lampadina lasciata accesa troppo tempo, è così che funziona: io ero sempre una ragazza solare e divertente, che viveva ogni giorno della sua vita come se fosse l'ultimo ed è una cosa che Noah mi aveva contagiato, ma da quando lui non c'era più quei giorni erano terminati e per arrivarci nuovamente bisognava oltrepassare il casello della quale io non avevo il biglietto, e che mi era impedito comprare. La felicità e i sorrisi erano nettamente inesistenti per me, poi in un aereoporto il biglietto mi si è messo sulle mani: Harry Styles; ma niente arriva così dal nulla e lo so bene.

Ogni volta che stavo con lui, ogni sorriso, ogni tocco, ogni risata etc.. Mi portava a toccare la felicità e quando riuscivo a farlo mi chiedevo sempre quanto avrebbe durato.

Ecco come funziona per le persone come me, poi il biglietto vola via col vento e ogni cosa crolla; sono così stufa di essere una di quelle persone eppure è una di quelle cose che non puoi decidere tu, ma vengono da se.

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