Odiava il colore di cui si era colorata la luna. Rosso, come il sangue, e poteva dire solamente una cosa: che lei era tornata.
Tempo fa aveva fatto ciò che non avrebbe mai dovuto fare. E adesso, per l'eternità, ne avrebbe pagato le conseguenze. Non voleva tornasse, non doveva tornare. O almeno erano queste le cose a cui avrebbe dovuto pensare. Invece il suo cuore continuava a palpitare forte al pensiero del suo ritorno... In una parte celata di se, si sentiva felice.
L'ultima volta che l'aveva vista non si trovarono in una situazione particolarmente piacevole, ed in qualche modo, sentiva di doverla rivedere, di sentirla parlare, di vedere se in qualche modo le somigliasse. Dannazione. Non doveva provare certe cose, non era nella sua natura, non era da lei. Se le sue ancelle avessero scoperto di tutto questo, l'avrebbero rinnegata per sempre.
Artemide era seduta sul bordo di un precipizio ricoperto di neve. Davanti a se la notte, e le ombre degli alberi sotto il precipizio scuro, scossi dal leggero e freddo vento. Chiuse gli occhi, lasciando che la sua treccia rossa ben elaborata venisse mossa dalla brezza.
Lei e le sue Cacciatrici si erano accampate lì per tentare di far fuori il Cinghiale di Calidone che era apparso nuovamente dopo molto tempo, con la sola intenzione di prenderla di mira. Se l'era presa violentemente con molte delle sue Cacciatrici, alcune si erano trovate con una gamba o un braccio rotto per essere state sbattute con forza contro il terreno o per aver perso l'equilibrio da sopra gli alberi dopo aver cercato di prendere la mira con i loro archi d'argento, sempre per colpa del mostro.
E' come se il suo arrivo avesse scatenato doppiamente la rabbia del Cinghiale. Per quanto Artemide avesse sentito certi sentimenti risvegliarsi, la nascita di quella persona, di cui non osava pronunciare il nome neanche nella sua mente, era stata sbagliata, inutile, pericolosa e il suo ritorno era l'ultima cosa che avrebbe voluto in realtà. Lei non sarebbe dovuta esistere.
Non si accorse di stare stringendo i pugni con forza fino a che non sentì un certo dolore pizzicarle il palmo della mano. Dell'icore dorato uscì dalle piccole ferite e se lo pulì sulla neve. Poco dopo si mise in piedi ancora prima che Thalia potesse parlare.
- Cosa è successo? E' nuovamente apparso? -
Thalia era dritta, sull'attenti, come un soldato. Aveva sempre e comunque portato molto rispetto ad Artemide e le piaceva come riuscisse a percepire la sua presenza ancora prima che parlasse o si muovesse. I suoi capelli erano ancora corti, di un nero così intenso da farle risaltare la pelle bianca e le guance leggermente rosate per via dell'aria fredda di quel luogo. Portava ancora il diadema sulla testa che faceva di lei la nuova luogotenente, ma per il resto sembrava ancora un adolescente.
- Mia Signora, le ragazze stanno bene e non c'è traccia del mostro, praticamente nessuna. Abbiamo setacciato il luogo da cima a fondo, ma sembra essere scomparso. - Thalia si irrigidì. - Vorrei chiederle di... portarle al Campo Mezzosangue. Ora come ora è pericoloso e noi tutte non vorremo che la situazione peggiorasse. Sono di più le Cacciatrici ferite che quelle in buona salute! Vorrei capire perché quell'ammasso di braciole, voglio dire, il Cinghiale di Calidone, sia così... violento. Come se non si stesse dando pace e cercasse qualcuno in partico... - Ma la figlia di Zeus si interruppe. Gli occhi argentei di Artemide erano persi nel vuoto, resi molto più chiari e brillanti dalla luce altrettanto argentea e brillante della luna. Artemide stava ascoltando, nonostante i suoi pensieri, per un secondo, si fossero concentrati su altro.
- E' solamente arrabbiato, tutto qui. Questa è la natura dei mostri come ben sai. - Sospirò. - C'è un altro motivo particolare per il quale mi hai chiesto una cosa del genere? - La dea continuò a tenere le spalle alla sua Cacciatrice. Thalia, come Artemide si aspettò, non si scompose alla domanda scomoda.
- Vorrei solo avere notizie di mio fratello e dei miei amici. Spero non fraintenda, mia Signora, la priorità sono le mie compagne. Non sto dubitando delle nostre capacità di cura, ma ci vorrà un po' perché guariscano e fino a quel momento potremmo essere nuovamente attaccate. -
- Hai ragione. Mi va bene. Le accompagnerai al Campo, io invece porterò avanti la caccia in caso lui tornasse dato che prende di mira in particolare me. -
- Mia Signora... ! - Ma Artemide interruppe la reazione contrariata di Thalia alzando un braccio e girandosi verso di lei.
- Questo è quello che diremo alle altre. Adesso tu, devi ascoltarmi. -
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L'Unica Figlia Di Artemide - Il Sigillo Dell'Olimpo
FanfictionTre anni. Sono passati tre anni dalla battaglia contro la dea della terra, Gea. I nostri eroi sono cresciuti cercando di conoscere il piú possibile il mondo mortale e alcuni magari di farcisi una vita, anche se non abbandoneranno mai il luogo che li...