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Susan

Apollo era scomparso e lei non se ne era neanche accorta. Adesso si trovava in una stazione ferroviaria ed erano le dieci e mezza del mattino. Il suo zaino era pieno di oggetti che Apollo le aveva dato e si sedette su una panca vuota per osservarli e capire la loro utilità: C'era del cibo, merendine, panini, sandwitch, alcune bottigliette di acqua. Il suo zaino sembrava più grande rispetto a prima, Apollo l'aveva davvero aiutata e ancora si chiedeva quale fosse il vero motivo. Aveva detto talmetente tante cose, era stato così misterioso... Doveva portare alla luce segreti che gli dei tenevano nascosti da troppo tempo.

E Susan, per sapere di cosa stesse parlando, doveva riportargli un arco che Ade custodiva e che per qualche ragione Apollo non poteva prendere. Come poteva pensare quello stupido dio che lei ci sarebbe riuscita?

Ma sapeva che aveva accettato perché era disperata e se Apollo sapeva qualcosa di sua madre o di altro, lei lo avrebbe accontentato. Trovò una mappa dove vi erano segnate in rosso le tappe da percorrere per arrivare da Ade. La storia si ripeteva, eh? Posò la mappa e fu attirata da qualcosa di più interessante, ovvero due pugnali, uno dorato e uno argento.

Sull'elsa di quello in argento vi era inciso 'Aster' e 'Dokòs' in quello in oro. Le sarebbero stati davvero utili, ma mai quanto una spada. Almeno adesso sapeva cosa fare e dove andare e il prossimo treno l'avrebbe portata a Chicago. Cavolo, doveva attraversare mezzo continente, sarebbe stato meglio darsi da fare.

Quel giorno era il 6 di Giugno e faceva caldo. I capelli di Susan erano corti ma erano abbondanti e ciò non aiutava, come non aiutava il fatto che indossasse dei jeans, una camicia a quadri a maniche lunghe che si attorcigliò alla vita, con dentro una canotta bianca. Bevve qualche poderoso sorso d'acqua, continuando ad aspettare, ma il treno non arrivava, aveva tardato di quindici minuti e poi mezz'ora.

Strano, davvero molto strano. Insieme ai minuti si accumulavano le persone alla fermata, sempre più seccate e frettolose. Uomini d'affari, donne anziane, madri, ragazzi poco più grandi di lei che alla fine decisero di andarsene, sicuramente si sarebbero fatti dare un passaggio dai genitori. E lei aveva ancora caldo. Alla fine venne annunciato che non sarebbe arrivato e il flusso di gente si sparpagliò fino a che Susan non rimase sola, completamente sola.

Non si era resa conto di quanto silenzioso si fosse fatto quel posto quando effettivamente quel silenzio divenne pesante. Alzò lo sguardo, e i suoi occhi chiarissimi esplorarono quel posto da cima a fondo ma non incontrarono neanche l'ombra di un anima.

Sospettosa, prese lo zaino e se lo mise in spalla, decisa ad andare via, quando alla fine il treno arrivò. La testa le diceva di andarsene, ma un quinto senso, quel qualcosa di cui alcuni semidei al campo avevano parlato, di quel senso di giustizia e di dovere che era parte di loro, la fece agire con stupidità e così quando le porte del veicolo si aprirono lei vi entrò.

Charlize

Charlize non era contenta di come quella ragazza si era comportata. Scappare così dal campo dopo che gli era stata offerta una casa era un comportamento ingrato e infantile e a lei non piaceva. No, Susan non le piaceva. Non si fidava più che altro. E come avrebbe potuto? Uccidere un mostro come niente, duellare come niente, non erano di certo cose che un semidio alle prime armi sapeva fare o poteva fare. Alcuni la pensavano come lei, altri trovavano Susan interessante e se avesse dovuto fare un nome sarebbe stato quello di Soriana, mentre altri erano indifferenti. Ma tutti,era sicura, si facevano la stessa domanda: come mai non era stata ancora riconosciuta?

Non era mai successo da patto stipulato tra Percy e gli dei, assurdo. E la cosa che più irritava Charlize era che lei fosse così curiosa di sapere di chi fosse figlia quella ragazza da rimuginarci sopra più tempo di quanto avrebbe voluto.

L'Unica Figlia Di Artemide - Il Sigillo Dell'OlimpoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora