XVI

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Canzone Capitolo: Lux Eternea; Mindless

Sono sempre stato attaccato alle mie cose, ecco perché, alla fine di tutto le perdo.

E allo stesso modo, sono attaccato al braccio di Zayn, mentre ci dirigiamo verso l'entrata di casa mia.
Lui mi sta lasciando, abbandonando, sfrattando, tradendo.
Si, mi sta tradendo, mi sta lasciando nell'ignoto, nel buio più totale.

Sospiro tre volte, mentre mi aggrappo più forte, sospira anche lui, e poi si stacca via.

«Cazzo che palla al piede sei!», urla. Cazzo che traditore, meschino, inglese, attivo - terribilmente attivo -, stronzo, orribile, miscredente, frocio sei!

«Mh..», mugugno sfregandomi contro il suo collo.

«Scollati.», lo dice fermo, e io, ancora più fermo di lui non mi scollo, sto fermo, nel vero senso della parola.

Poi mi guarda quasi addolorato, o meglio, un misto tra che minchione sei, scollati e mi dispiace addio.

Io con gli addii, non son bravo, quindi mi giro e gli faccio cenno di andarsene, quasi a dirgli ma chi ti ha detto di stare qui? sloggia.




Porco cane, ora mi impicco con le tende di casa, - il mio unico pensiero mentre sono seduto sulla poltrona in tessuto di papà, con tutti che dormono; perché cazzo!, è notte fonda, e mannaggia a loro che lasciano la chiave sempre nello stesso posto: terzo vaso di primule a destra.

È buio, non proprio pesto, perché diciamo che il dipinto inquietante della nonna sul muro -sopra il camino -,lo riesco a intravedere, e forse si, sarebbe meglio se fosse stato buio pesto.

Però non mi alzo, sia perché ho la grazia di un elefante e quindi come minimo cadrei, sia perché ho paura di entrare nella mia stanza.
Chissà come l'avranno ridotta quei saccenti, magari la mamma ne ha una fatto stanza per fare pilates, l'ha sempre desiderata.

Si, dovrei decisamente andarmene e lasciarle tenere la stanza da Pilates.
Probabilmente però dovrei anche continuare gli studi, dato che mi stanno crescendo capelli bianchi senza esser laureato e io non sono attraente con essi.

Forse dovrei anche respirare più a a bassa voce dato che sento dei fottuti passi arrivare in cucina.

Oh cazzo, cazzo, cazzo, cazzo!, che faccio? Mi nascondo? Oppure possiamo alzarmi e -

«Che cazzo ci fai Louis qui?», ecco, oppure niente.

«Hey Lottie..»

Mi corre contro, e fa rumore, - cazzo fai piano!
Eppure, il suo odore di Mirtillo mi era mancato, tanto, tanto che sento delle lacrime bagnarmi il viso.
La nostalgia è una brutta bestia.




E mi hanno perdonato, mentre io no.
Cioè, come posso perdonarli? Mi amano, imperdonabile, assolutamente.

L'ho capito quando mamma mi ha abbracciato e ha sorriso, le guance si sono colorate e le spalle raddrizzate, e ora indossa uno dei vestiti buoni.
Mentre babbo mi ha sorriso, ha posato una mano sulla mia spalla, stringendola appena.
Mentre loro, le piccoline, le mie sorelline, hanno pianto, tanto da far piangere me, e ahimé non son più così piccoline.

E Juliet era sulla porta d'ingresso, mi è corsa incontro abbracciandomi, provandomi a baciare, ma io mi son scansato, le ho afferrato gentilmente il polso, e l'ho detto, anche se in fondo niente era finito, dato che nulla era mai cominciato.

«Mi spiace», ho abbassato lo sguardo, lasciandole il polso e indietreggiando, «..non ci sarà nessun matrimonio, son qui solo per questo.», e ha pianto, quel pianto francese forte, che ti trafigge, e lo giuro, sembrava finta, tant'è che fuori casa m'ha sorriso.

«Ho conosciuto Harry, anch'io ti lascerei per lui.», solo questo, accarezzandomi la guancia e facendomi capire che sapeva tutto, ma era troppo tardi.

n/a:
non vado fiera di sto capitolo perché a me fa decisamente cagare io cazzo.
Comunque, non sono solita far ste cose ma vorrei chiedervi di passare dalla mia nuova storia:
"Twitter" su Michael Clifford.

Un bacio, e non uccidetemi per sto capitolo schifoso, ditemi cosa ne pensate :)

Adiaforía ( Larry Stylson )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora