XXI

363 30 13
                                    

Canzone Capitolo (ascoltatela per favore) : Light; degli Sleeping At Last

Il discorso, certo, il discorso, toccante, peccato che io non l'abbia ascoltato.
Seppure fosse stato scritto da Harry, dal mio Harry, seppure la voce di sua sorella rotta dal pianto intrigava, io non l'ho ascoltato.

Non sono stronzo, non l'ho fatto apposta, è che in testa avevo il rumore del suoi passi che si allontanavano per la chiesa.

Non è colpa mia se ho sempre lui in testa, non è colpa mia, no.

È solo che, oltre ai suoi passi, in testa avevo il suo odore, sulla pelle il suo tocco, e i nostri ansimi mi facevano peccare in pensieri.
E poi la sua anima, la sua anima che è una specie di mistero, ma che bisogna cercare di capire, lavorando di fantasia, e dimenticare ciò che si sa in modo che l'immaginazione possa vagabondare libera, - quindi dimentico i suoi occhi che credo di conoscere come il mio riflesso, dimentico le sue labbra che sono oramai mie, - lascio l'immaginazione correre lontana, dentro le cose fino a vedere come l'anima non è sempre un diamante (anche se prezioso come esso) ma alle volte è un velo, un velo di seta - questo posso almeno provarci a capirlo - quando penso a lui, o meglio, alla sua anima, immagino un velo di seta trasparente, qualunque cosa potrebbe stracciarlo, anche uno sguardo, e penso alla mano che lo prende - una mano di donna, o di uomo, o la sua che è perfetta - sì.
Essa si muove lentamente e lo stringe tra le dita, ma stringere è già troppo, perché cazzo la sua anima è fragile quasi quanto me, lo solleva come se non fosse una mano ma un colpo di vento e lo chiude tra le dita come se non fossero dita ma... - come se non fossero dita ma pensieri, - così.

Ed è proprio così che, mentre mi fremono le ginocchia esco dalla chiesa per paura di urlare, o piangere.
Provo in tutti i modi a distinguere le mattonelle nelle quali anche lui ha poggiato i piedi, come se fossero state marcate da un tocco angelico, ma niente, e allora corro, senza meta fuori della chiesa.
Lui non è con me, e io non ho posto, rifugio, dove nascondermi.

È come se con la madre, fosse morto il nostro amore, fosse morto lui, e, di conseguenza, fossi morto io.

E che lui, tutto il suo essere lui, - dal sorriso più vero, a quello più falso, dal risolino spensierato, gli occhi sporchi di lussuria, le mani ferme -, è come se non ci fosse niente.
Scomparso in un attimo di confusione.
Che me la immagino la sua mente malata ora, marcia e distrutta dal dolore.

Mi immagino le lacrime, ma tutta st'immaginazione, viene colmata da lui, che sta seduto su di una panchina, con lo sguardo rivolto verso il cielo e gli occhi chiusi.

Mi avvicino piano, apro la mano, che mi trema, e la poso sulla sua fronte, la faccio scorrere verso giù, fino alle labbra, accarezzandolo, il più dolce possibile, e lui sospira sconfitto.

Spalanca gli occhi quasi terrorizzato, «Odori di cannella..», il nuovo shampoo, se ne è accorto.

«Dov'è finita la menta e il tabacco? È troppo volgare questo.», sto zitto, capisco il suo voler creare litigio anche dove non c'è.

Poi mi spinge via, con una rabbia tale da far paura, «Non ti voglio qui Lou! Non voglio te! Non te!», barcollo indietro, e mi sento sprofondare.
- Come se il rumore del mio cuore che cade a terra facesse troppo rumore -, mi copro le orecchie, e tiro i capelli, e mi faccio male persino da solo mentre con le unghie graffio le mie guance.

«Harry io- io volevo esserci per te, ora ci sono però.»

«È troppo tardi Lou. È tardi..», guarda di nuovo il cielo e urla queste parole, come se non fosse abbastanza lo schianto del mio cuore a pezzi.
Si alza e ci cammina sopra, io lo vedo, vedo come schiaccia il mio cuore e se ne va.
Calmo, se ne va, fischietta.

«Perdonami! Perdonami Harry.» lo scongiuro mentre gli corro dietro, afferro la sua mano.

Si gira infuriato, quasi sdegnato, «Perdonarti? - scaccia via la mia mano - perdonarti dici? Guarda le tue mani! Dio che schifo!», sono le mie mani, sono solo le mie mani, le stesse che lo accarezzano e che lo stringono, e poi ci penso, sono le stesse che hanno toccato e amato qualcun altro, qualcuno che non è lui.

«Harry.. - riafferro le sue mani, le stringo forte tra le mie, che grandi come sono quasi mi scappano via - Harry, perdona tutte le
cose inutili, sbagliate, e senza senso che queste mani hanno compiuto, ora, stringile.», e vedo come i suoi occhi divengono più chiari mentre mi guarda, chiari come il cielo che ci sta guardando e giudicando, poi si spezza anche lui, qui in mezzo alla strada posa la sua testa sulla mia spalla e piange.

Insulti, grugniti, ansimi, gemiti, lacrime: così tante, e poi
ti amo.

n/a
questo capitolo stranamente mi piace, lo dedico a tutte voi ma soprattutto a
BrovkenToy perché si la amo e mi fa esser felice.
ora sono triste ma credo sia anche dovuto al fatto che questo capitolo lo è.

btw È il compleanno di Liam, auguri mio piccolo patatino.

Vi amo,
notte.

Adiaforía ( Larry Stylson )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora