Canzone Capitolo - Oblivion, Bastille
Ho sempre odiato il silenzio, eppure, ora ne devo fare tanto, perchè Harry non vuole parole, neppure le mie.
Non vuole conforto, se ne sta nella sua stanza chiuso, in casa sua, accoccolato ad un cuscino - no, non a me.Tra poche ore ci sarà il funerale di sua madre, suo padre è ancora all'ospedale, ma meglio così - dice Gemma.
Harry è molto più bravo di me negli addii, eppure ora si rifiuta.
Mi sembra di tornare in guerra, che gli lascio lettere sotto la porta, peccato che ora non arrivino risposte.
E allora faccio la stessa cosa che facevo nelle notti buie e tristi passate a SouthPort, prendo la mia divisa impolverata e tiro fuori i pezzetti di lettere che si sono salvati durante l'esplosione.
Cara Alice,
si, sto adottando il nostro trucco, io son il tuo Wonderland, tu sii la mia Alice.
Mi manchi tanto, voglio solo farmi una canna con te e bere caffè, ecco, per l'appunto, ho macchiato la lettera col caffè, va beh, ora odora di guerra meglio no?
Ho tante cose da dirti, qui piove, e io voglio andar al mare, Niall è tornato a casa da poco, e io son spaventato, chissà se sta bene.
Ho ancora una scorta di cioccolatini e Rum.L'unica cosa che manca ora sei tu, vien qui mia piccola Alice, ti giuro non te ne pentirai, perchè le urla dei fucili saranno nascoste dai nostri baci, la polvere terrosa che mi mozza il respiro diverrà la nostra coperta nelle notti d'amore, e il respiro un frutto prelibato che mangeremo di nascosto.
Vien qui, non te pentirai, mia piccola, piccolissima Alice,
tutto l'amore, anche se non me lo permetti,
tuo ora e per sempre
WonderlandDelle lacrime nostalgiche macchiano il mio volto, dei singhiozzi mi fann tremare, suo e per sempre.
Caro Wonderland,
lieto di sentirti, ho ricevuto la tua lettera sporca di caffè e potevo sentire il tuo odore dolce tra l'amaro .
Wonderland, mi manchi, molto, le giornate son monotone soprattutto ora che la scuola è finita.
Ho preso in prestito una tua camicia di seta azzurra e un libro, almeno la notte oltre a pensarti posso anche immaginarti accanto a me.Tua madre, si comporta stranamente, apparecchia a tavola ancora per te, e tu non ci sei.
Credo tu le manchi, ma in fondo a chi non manchi?Le primule in giardino son - finalmente - sbocciate, anche io mangio tanto cioccolato, ma bevo poco, sii prudente!
Ma cosa te lo dico a fare?, tanto non mi ascolti mai!Sii il mio Wonderland questa notte e sempre,
ti sogno,
t'adoro,
AliceNon ho tempo di cominciar la terza lettera che bussano alla porta, «Lou sei pronto?», mi guardo allo specchio, il nero mi sta proprio bene devo dire, ma no, non son pronto a vedere il mio Harry soffrire, non lo sarò mai.
La pioggia burrascosa dei due giorni precedenti è divenuta un leggero picchiettare insolito sulle nostre teste, Harry sta a debita distanza da me, con gli occhi rossi gonfi e lucidi, mentre le sue labbra tremano secche, ho voglia di tornare indietro, portarlo dentro una stanza buia, baciarlo e consolarlo.
Ma lui è così freddo, e non parla, a malapena respira, e non per sua volontà.
Entriamo in chiesa, e il silenzio assordante si fa spazio nella mia testa, vorrei così tanto urlare di non rimanere fermi a guardare questo Adone greco accanto a me con premura! Come se vi interessasse qualcosa!
Dov'erano loro per lui nel momento del bisogno?
Ma soprattutto, dov'ero io? Neppure io c'ero.«Louis, siediti accanto a me.», i suoi occhi non si fermano mai su di me, però lo vedo fissarmi per poco, e poi tornare a guardare giù, con la mascella contratta e le lacrime nascoste tra i palmi della mano.
Il parroco processa la messa, e io, da bravo cristiano non so neppure una preghiera, quindi seguo i movimenti di Harry accanto a me, sussurra ogni parola, con voce strozzata, come avesse del vetro in gola.
Io gli sfioro la mano e lui la ritrae infastidito.
«Siamo in chiesa Lou.», ammonisce.
«Eravamo in chiesa anche qualche settimana fa.», rimbeccò stupito e umiliato, un lampo di odio nei miei confronti si fa varco nel suo sguardo buio.
«Ma non era il funerale di mia madre.», e qualcosa, non so se il suo sguardo o le sue guance cave, mi fanno capire che forse lui, non voglia fare del torno a nessuno, tanto meno a sua madre, anche se in fin dei conti lo sta facendo a me, tanto.
E ora, il minuto di silenzio, come se non ce ne fosse stato abbastanza, come se fosse giusto non parlare.
Ed è proprio in questo momento che Harry si alza e se ne va dalla chiesa, come se la messa fosse finita; io, non posso certamente seguirlo.Ma proprio sotto l'arco d'entrata si ferma e mi guarda, poi parla. «A mia madre, non piaceva il silenzio, scusate.», sembra inchinarsi, sembra mettercela tutta per non cadere a terra scosso da fremiti dolorosi.
Sembra mettercela tutta per non guardarmi un'ultima volta, eppure lo fa, e una lacrima cade, solo una.
La sorella sembrava aspettarselo, ed è per questo che con nonchalance si alza e va sul banchetto.
Ancora silenzio, e poi la sua voce roca lo spezza.
«Premetto col dire, che tutto ciò, non l'ho scritto io..»
n/a
sto capitolo fa schifo, io faccio schifo, il cibo fa schifo, Luca fa schifo, la vita fa schifo, fa tutto schifo.
ciao e buona giornata.
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Adiaforía ( Larry Stylson )
FanfictionAmerica, 1944; Louis William Tomlinson, ragazzo semplice, di famiglia benestante è rinchiuso nella cittadina di Forks. Harry Edward Styles, docile all'apparenza figlio del nuovo parroco, nasconde la sua vera natura. Sfocerà un amore impossibile. Per...