VII

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Canzone Capitolo: Tear In My Heart; Twenty One Pilot

Che strana cosa la scuola, è bullismo, in tutti i sensi.
Fisici e psicologici.
Svegliarsi presto e poi? Sorbettarsi delle donne in menopausa che non vedono l'ora di sfogarsi su di noi: poveri ragazzi innocenti in pieni ormoni.

E poi ci tocca pure ascoltarle a quelle!, soprattutto a questa, che ci guarda con gli occhi aguzzati, gli occhiali sulla punta del naso, e che sente cose.

«Tomlison silenzio!», ecco appunto!, ora vorrei proprio sapere con chi cazzo stavo parlando dato che mi ha spostato e mi ha messo da solo, in un posto con nessuno accanto.

Ma io annuisco, appoggio la testa pesantemente sul mio braccio e mi prosto a guardare fuori della finestra.
È ciò che noi possiamo chiamare estate qui a Forks, gli uccellini cantano più allegri, ed io sono contagiato da loro.
La fioca luce del sole riesce a riscaldare la mia pelle, e con le palpebre socchiuse riesco sentirla attraversare ogni mio atomo.
Delle astratte macchie rosse mi bruciano la pupilla e le labbra rimangono socchiuse mentre i più bei sogni da sveglio mi toccano l'anima.

E il suo tocco sulle mie di labbra lo sento, caldo, leggero, ma vorace.
Mi ha toccato come la mamma tocca i diamantini da nemmeno due carati che gli compra papà.
Se li tiene lì, sul palmo della mano, attenta a non romperli ma nemmeno a farseli rubare dalla prima sgualdrina che passa per di lì.
E se qualcuno portasse via il mio diamante? Ma cosa mi preoccupo a fare?
La voce di quella cornacchia mi riscuote, io annuisco due tre volte, passo la penna nera sulla pupilla che ho disegnato, la rifinisco e poi decido di ascoltare la lezione.

Nemmeno due settimane e poi potrò tornare a dormire tranquillo fino le due del pomeriggio.

E poi niente, la mattinata passa in fretta, tra le lezioni poco ascoltate, mi sono trovato a parlare con qualche compagno di cui mai in questo due anni mi sono preoccupato di imparare il nome e niente, il mio pensiero andava a lui, ragazzino liceale che ora si godeva gli ultimi anni di semplicità che gli rimanevano.

È pedofilia!, mi ricorda il subconscio, ma questo mi ricorda anche che, il mio piccolo Harry ha raggiunto l'età del consenso!, quindi, è pedofilia solo per metà, come i suoi sorrisi.

Quando finalmente posso andarmene ancora a lui penso.
A lui che, di lui so poco, davvero poco.
Quante volte in solo questa mattinata ho pensato a uno sconosciuto?
Dal risveglio, fino ad ora, e no, non nego che anche il mezzo ne era pieno dei suoi occhi rugiada.

Sospiro, mi mordo il labbro e decido di non pensarci, o magari provarci.
Mi sento un ragazzino alla prima cotta.
Con trecentottanta aghi nelle budella a spingere, trafigger e squartare.
Le labbra continuiamo ad esser morse -invano- cercando un vago segno di lui, un piccolo atomo di liquirizia, arancia e sole, e felicità.

Che però no, non lo trovo, e allora mi tocca davvero smettere di pensarci.
Ma chi voglio prenderci in giro?

«Sono a casa!», niente più e niente meno, con la cravatta già storta attorno al collo e le scarpe che stanno per esser buttate dall'altra parte del salotto mi blocco.
Un groppo alla gola mi ferma, e trovarmi quell'Adone però non mi fa mica sorridere.
Parla con mia madre, chissà di cosa.

«Capito Louis?», Nope. Cosa?

Però non fiato, non ancora; e guardami cazzo! Solo un'occhiata.

Ma no, non lo fa, continua a fissare il sorriso tiratissimo della mamma che sicuramente, con quei litri di alcool in circolo nelle vene, si sente più ilare, piccola e debole del solito.

Adiaforía ( Larry Stylson )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora