Capitolo 8 - Parte 1

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Al sorgere di un nuovo sole e al chiarore dei primi raggi, Alastair e un piccolo gruppo di volontari iniziarono a prepararsi per un'ultima spedizione alla ricerca di Bernadette. Se anche dopo quella volta non l'avessero trovata, l'avrebbero data per morta e un funerale sarebbe stato celebrato in suo onore.
Il falegname passava in rassegna le nuove armi che Bjorn aveva creato e donato a lui e a suo padre. Dopo averli sistemati la notte precedente, non era riuscito per la stanchezza ad ammirarli come soleva fare.
Erano incantevoli: la cura che inseriva nei dettagli, la precisione delle linee, la maneggevolezza studiata, ogni cosa era al posto giusto. Quando il suo sguardo cadde sull'ultimo gioiello rimase abbagliato. Un pugnale era appoggiato sul tavolo in mezzo agli altri, ma a differenza dei suoi fratelli, quest'ultimo sembrava forgiato dagli Dei: l'elsa ricordava la forma del Mjǫllnir di Þórr, con quelle sue incisioni sembrava uscito dai disegni nei libri che raccontano del figlio di Óðinn.
Al tatto, era pesante al punto giusto. La scanalatura che presentava sul lato piatto della lama aveva inciso una parola, un titolo che si era guadagnato: Úlfheðinn.
«Vestito di lupo. Avrai capito che è per te» sentì la voce di Bjorn provenire da dietro di lui. Alastair si girò e vide l'uomo zoppicante avvicinarsi con il suo bastone. Come riuscisse lui a creare quelle stupende armi era un mistero.
«È veramente bellissima. Quanto ti devo per questa?» chiese il falegname, maneggiando con delicatezza l'arma fra le sue mani.
Bjorn sorrise e dette una pacca sulla schiena di Alastair. Quest'ultimo gli sorrise quando l'armaiolo rispose: «È un regalo. Non mi devi niente.»
«Com'è fatta la lama?»
«Ferro, ragazzo mio. Ferro rivestito in argento. È perfetto per uccidere i Licantropi.»
Alastair lo guardò confuso, ma Bjorn accennó un sorriso, sollevando solo un angolo della bocca, e chiarì subito dicendo: «Mi ha parlato tuo padre.»
«Tu credi in quelle sciocchezze?» gli chiese Alastair, meravigliato.
«Si crede solo in ciò che rimane solo mistero. Quindi no, non ci credo. Io lo so.»
Il falegname rise amaramente e guardò l'armaiolo, che dentro di sè augurava all'altro di non dover mai vivere ciò che aveva vissuto lui.
«Non può essere vero.» ghignó Alastair. Bjorn sospirò, capendo perfettamente la sua ostilità verso quella nuova realtà.
«Ti assicuro che è più reale di quanto tu possa pensare»
«Supponiamo che tu e mio padre abbiate bevuto la stessa acqua putrida ieri sera... mi basterà questo pugnale per uccidere un licantropo?»
«Nel momento in cui ti ritroverai davanti a quella creatura, ricordatelo: l'argento velocizza a pochi secondi il processo di decomposizione del corpo di un licantropo. Un colpo ben affondato e non avrai problemi.»
Alastair fissò l'uomo con uno sguardo confuso. Dentro era divertito, ma una piccolissima parte di lui stava valutando la possibilità che tutto quello che aveva appena appreso fosse vero.
«È...» iniziò a dire. «...ridicolo.»
Bjorn cercò di replicare, sicuramente per farlo ragionare, ma Alastair non voleva più ascoltare nessuna di quelle fandonie che servivano solo a creare disordine e angoscia. Fissò attentamente l'armaiolo negli occhi e si pronunciò un'ultima volta sul discorso.
«Non esistono i licantropi, nemmeno le fate, tanto meno i goblin, gli orchi o qualsiasi altra allucinazione. Queste voci che arrivano dalle città fuori da Wönder servono solo a creare scompiglio fra di noi. Ora, puoi dire a mio padre che abbiamo parlato.»
Per non udire la risposta di Bjorn, Alastair afferrò velocemente il pugnale, tuonò fuori dalla casa con il fucile sulla spalla e si precipitò in mezzo ai volontari pronti per quell'ultima spedizione.
Non appena ebbe l'attenzione dei suoi uomini, impugnò l'arma e sparò in alto, per dare il via. Da quel momento in poi, potevano contare le ore che passavano, sia loro, sia i loro cari.
I volontari, udito lo sparo, cercarono di emularne il rumore con un grido e alzando in alto il pugno.
Alastair guardò verso Gretchen e vide che la ragazza non mostrava alcun sentimento. Era come se la scomparsa della cugina fosse totalmente insignificante per lei.
Si avvicinò a lei e la fissò, in modo tale da farle capire che doveva parlarle. La ragazza non si scompose nel vedere il falegname appressarsi. Anzi, alzò il mento, e con fare altezzoso lo guardò negli occhi. Vestiva con un abito fatto di cotone e lana pesante dai toni molti scuri. Sulla testa e sulle spalle cascava un soggolo di lino nero. Lei non era una donna sposata, ma le piaceva che fuori dalla taverna nessuno la guardasse. Alastair sospettava che la ragazza avesse bassa stima di se stessa che altro. Il posto in cui lavorava era frequentato da soli uomini. Lì dentro, essendo l'unica donna, apprezzava gli sguardi. Purtroppo, erano solo gli occhi degli ubriachi a vedere qualcosa in lei oltre al suo aspetto poco piacevole e al suo atteggiamento ostile.
«Gretchen, è un piacere vederti» iniziò Alastair la conversazione. La piccola smorfia che la ragazza si disegnò sul viso gli fece capire che  non era in vena di parlare con lui. Stranamente, rispose.
«Alastair, spero che troviate mia cugina il prima possibile. Ed è per questo che vorrei risparmiaste il fiato e foste più parsimonioso con le vostre forze. Vi torneranno utili i miei consigli» replicò lei, stringendosi dentro i vestiti. La vide inspirare in dentro la pancia per sembrare più snella e allargare il petto. La posizione che stava assumendo doveva essere estremamente scomoda, quanto inutile. Quando provò a voltarsi e azzardare un passo per andarsene, Alastair la bloccò posando una mano sulla sua spalla.
«Il tuo viso sembra mostrare il contrario di quel che dici. Ho bisogno di sentire ancora quello che è successo l'ultima volta che hai visto Bernadette. Questa volta ho bisogno di sentirlo da te e voglio la verità» disse Alastair.
«Quante volte ancora dovrò ripetere quella storia prima che lei venga dimenticata?» protestò Gretchen, digrignando leggermente i denti. Nei suoi occhi si potevano intravedere molte emozioni, ma in quel momento prevaleva l'astio che provava nei confronti del cacciatore.
«Poche, se vuoi che venga davvero dimenticata. Ciò dimostra quanto veramente tieni alla tua famiglia. Sappi, però, che questa è l'ultima volta che io te lo chiederò. Ora, parla»

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