Capitolo 2 - Parte 2

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La ragazza lo riconobbe come l'uomo che aveva visto alla Taverna. La sua presenza le gelò il sangue e le ricordò di come era improvvisamente sparito, senza emettere alcun rumore quando qualche istante prima era seduto comodamente al tavolo.


L'uomo, che assomigliava a un cacciatore, incontrò lo sguardo della ragazza. Il respiro di Astrid si bloccò quando le iridi scure perforarono la sua vista, annebbiando la sua mente e rendendola incapace di parlare. Sua zia Cara si mise all'opera, accogliendo l'uomo.

«Sono qui solo per un po' di acqua e pane. Sono appena tornato da una battuta di caccia e il mercato della città è già chiuso» spiegò il cacciatore, strappando dalla sua cinta una piccola sacca che alla sola vista sembrava piena di monete. Cara iniziò a fare le fusa al nuovo arrivato, accarezzandogli il petto, viaggiando con la mano in luoghi del suo corpo, posti che solo una peccatrice saprebbe come affrontare.

«Vi pagherò, puttana, ma non per i vostri servigi, ma per un po' d'acqua e del pane» continuò impassibile l'uomo, che era rimasto completamente immobile e rilassato sotto l'attacco seducente di Cara.

Astrid, una volta riacquisita la forza di muoversi, si alzò dal pavimento e s'incamminò a testa bassa e con lo strofinaccio sporco verso la cucina.

Cara la bloccò, dopo aver accettato di buongrado i soldi del cacciatore, e le ordinò di portarlo nella cucina e di sfamarlo quanto voleva. E in tutti i sensi.

Astrid si girò e attese il nuovo arrivato, mentre sua zia ritornava ad accontentare altri uomini.

«Vi ringrazio» disse il cacciatore, con un tono di voce basso e suadente. Le guance di Astrid si imporporarono per quel commento: per cosa la stava ringraziando?

«Perché mai?» chiese Astrid, girandosi per avvicinarsi al secchio d'acqua che usava per lavare. Vi gettò dentro lo strofinaccio, poi si avvicinò al lavabo, dove si lavò le mani.

«Perché vi mostrate obbediente ad aiutarmi» disse il cacciatore. «Che Dio mi perdoni ma non trovo utile rivelarvi il mio nome, Astrid» continuò. Il suo modo di parlare la incantava e, quando posizionò la sua mano enorme sulla sua spalla, ebbe un fremito così forte che dovette espirare. Ma cosa le stava facendo?

«Così non giocate lealmente, se invocate il vostro Dio che non c'entra niente nella nostra conversazione. Voi conoscete il mio nome, io non ho nemmeno il minimo indizio del vostro» rispose Astrid, che cercava di mantenere la calma. Nell'angusto spazio della cucina, non riusciva a sottrarsi allo sguardo dell'uomo mentre gli preparava un cesto con del pane e delle patate. Incluse anche un pezzo di formaggio, lo stesso che l'era stato regalato.

Quando il cesto fu pronto e la sua sacca per l'acqua riempita, Astrid accompagnò l'uomo alla porta prima di dargli in mano il cesto.

«Un consiglio per un povero cacciatore che in questa tarda nottata deve attraversare la foresta da solo?» le chiese lui, lanciandole uno sguardo malizioso e un sorriso beffardo.

«Solo in cambio del vostro nome» disse la contadina, dolcemente.

«Ora mi sembra giusto dirvelo. Mi chiamo Viktor» disse il cacciatore. «Allora, questo consiglio?»

Astrid sorrise, contenta di aver finalmente attribuito un nome al suo viso.

«Non fermatevi a parlare con gli sconosciuti» gli consigliò la ragazza prima di congedarlo e chiudere la porta.


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