Capitolo 1 - Parte 2

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«Può darmi tre pagnotte?» chiese Astrid alla vecchia signora Vilde che abitava sola e preparava il pane per la città. Era in ottime relazioni con lei: a differenza di tutti gli abitanti della città, Vilde non vedeva una puttana davanti a sé quando guardava Astrid, bensì una ragazza obbediente e bellissima, un'ottima moglie per qualsiasi uomo in cerca di una madre per i propri figli.
Vilde riempì il cestino della ragazza con tre pagnotte, e le regalò un triangolo di formaggio.
Astrid le sorrise: conosceva la signora che era davanti a lei da molto e sapeva che rifiutare un suo regalo era una sottospecie di insulto.
«Ecco, Astrid. Altro?» le chiese mentre le porgeva il cestino pieno.
La contadina scosse la testa e le sorrise ancora cordialmente.
«No, la ringrazio ancora Vilde, per tutto, ma mi conviene andarmene» rispose dolcemente.
«Bene, dammi una moneta d'oro, così saldiamo il conto di queste due settimane» le ricordò la panettiera. Astrid tirò fuori dalla tasca una moneta e la allungò alla veccia signora.
«A lei. La ringrazio ancora. Buona serata»
«A te, ragazza mia»

Astrid uscì dalla panetteria e, una volta fuori, venne bloccata nuovamente da Alastair, che in mano teneva un tessuto arrotolato e legato da un nastro.
«Indossalo, veloce» le ordinò Alastair, porgendoglielo.
«Che cos'è?» gli chiese dopo averlo slegato. Davanti a lei si allargò un mantello dello stesso colore della notte e morbidissimo e caldo al tatto.
«Un mantello, non ci vedi per caso?» rispose Alastair, guardando altrove, quasi imbarazzato per la sua gentilezza.
«Per gli Dei, è stupendo...» mormorò estasiata Astrid, stringendo e rigirando tra le mani il bellissimo indumento.
«Non ringraziare gli Dei. Te l'ho pur sempre comprato io» la rimbeccò lui, ghignando e riportando gli occhi su di lei.
«Grazie, Alastair» sussurrò la ragazza prima di prendergli la mano e baciarla mentre lo guardava negli occhi.
Ancora più imbarazzato da quel gesto di gratitudine, Alastair parlò velocemente dopo aver ritirato la mano.
«Dammi il tuo, lo nascondo nella sacca finché non saremo a casa. Così potrai entrare nella taverna senza problemi» le spiegò.

Dopo essersi cambiata velocemente, Astrid si sentì affondare nel suo nuovo soffice mantello. Lo adorava davvero.
«Grazie ancora» ripeté Astrid.
«Di niente, bambolina. Dai andiamo» rispose Alastair, dopo aver circondato le sue spalle con un braccio per abbracciarla un secondo. Doveva farsi perdonare per essere un così rude uomo.
Dopo averla liberata, camminarono per pochi minuti fino alla taverna dove Gretchen la Grassa lavorava come barista.
«Ehilà, falegname! Cosa posso servirti?» chiese la donna dietro il bancone nel momento in cui Alastair entrò. E come sempre ignorò Astrid.
Non era un segreto che odiasse la ragazza per il semplice motivo che suo padre si era goduto il servizio di sua zia Cara, macchiando e rovinando per sempre il matrimonio dei suoi genitori.
Oltre a questa ragione, Astrid dubitava dei sentimenti che Gretchen provava per Alastair.
La taverna ospitava solo qualche ubriacone, appostati quasi strategicamente attorno al bancone dove venivano serviti con più facilità e velocità. Seduto ai tavoli non c'era anima viva, ma la contadina sapeva che al calar completo del sole, tutti gli uomini di Wönder avrebbero riempito il posto per il consueto torneo di bevute per il Dio Aegir.
Il falegname e la contadina si avvicinarono al bancone e si sedettero su delle sedie alte.
Gretchen la Grassa non era piena di lardo solo dentro, ma anche fuori: spesso e volentieri, Alastair notava delle tracce di olio sugli angoli della sua bocca, così come i capelli scuri erano perennemente unti e legati in una crocchia sfatta.
Le guance paffute e il piccolo doppio mento la rendevano anche più brutta, ed era perfino per quel motivo che ignorava Astrid: invidiava il suo essere così minuta e graziosa.
«Dammi una birra, poi va' da tuo padre e portalo qui. Devo dirgli alcune cose. Il mio vecchio mi manda» le ordinò Alastair.
«Subito!» rispose prontamente la barista, prima di sparire nel retro dopo avergli allungato un boccale di birra.

Astrid si guardò intorno, fino a quando i suoi occhi si bloccarono sulla figura di un uomo, seduto al tavolo di fianco ad una delle poche finestre: aveva delle spalle larghe coperte da un giaccone di pelle e manto di lupo, i capelli mori lambivano la nuca con ciocche mosse; i dettagli, quali una spada attaccata al suo fianco, una piccola cicatrice sotto l'occhio destro e gli stivali pesanti, gli conferivano un'aria minacciosa. Il modo in cui guardava Astrid di rimando, con quei misteriosi occhi scuri, le fece accapponare la pelle. Quando poi notò le sue labbra incurvarsi in un sorriso straripante di malizia e seduzione Astrid si spaventò e si girò verso Alastair.
«Alastair, chi è quell'uomo?» chiese al suo accompagnatore. Quando il falegname si staccò dal boccale di birra, guardò oltre Astrid.
«Chi?» chiese, non vedendo nessuno.
«Quello dietro di me, vicino alla finestra, seduto a quel tavolo» rispose la ragazza, ancora intimidita.
Alastair aggrottò la fronte prima di guardare Astrid. Vide nei suoi occhi uno strano bagliore, quasi come se fosse spaventata da ciò che aveva appena visto.
«Astrid, lì non c'è nessuno» le rivelò.
La ragazza lo guardò stranita.
«Cosa stai dicendo, è proprio...» iniziò a dire, ma quando si voltò per poterlo indicare con gli occhi, si bloccò perplessa. E stranamente spaventata. «Lì» sussurrò, rivolta al tavolo vuoto dove giurava di aver visto un uomo. 

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