Astrid si alzò dal pezzo di tronco su cui era stata seduta da quasi due ore a pelare patate. Nell'angusta cucina della fattoria in cui viveva non aveva molto spazio per muoversi, tutte le stanze grandi erano utilizzate da sua zia e le sue dipendenti: dal tramonto fino al sorgere di un nuovo sole, la fattoria si tramutava nel bordello della città, dove uomini e donne non appagati, alcuni con un orientamento sessuale diverso dal consueto, si nascondevano per passare ore in compagnia alle loro più sfrenate fantasie che diventavano realtà. In quel caso, consistevano in corpi pronti a servirli e accontentarli in qualsiasi modo.
Ad Astrid non poteva importare molto: sapeva che il suo futuro non era soddisfare sessualmente altre persone. Desiderava tutto dalla vita, tranne ripercorrere gli stessi passi della madre, della zia e di quelle povere ragazze che svendevano se stesse per delle monete.
Dopo aver messo a bollire in un pentolone le patate, prese due strofinacci, uno leggermente umido e uno asciutto, e si diresse verso il salotto per iniziare a pulire le finestre e i mobili.
Continuava così la routine di ogni giornata.Dopo aver lucidato da cima a fondo la fattoria, si ritrovò a riprendere fiato a pomeriggio inoltrato nella sua piccola camera, arredata solamente da un letto singolo coperto da delle lenzuola che fortunatamente tenevano al caldo, un armadio in cui riponeva i pochi vestiti che possedeva, uno specchio appeso al muro opposto al letto e due sedie, una posta vicino al materasso per imitare un comodino e l'altra vicino alla finestra, fatte del medesimo legno utilizzato per tutti i mobili della casa.
All'improvviso sentì dei gradini scricchiolare. Si alzò dal letto per uscire dalla stanza, ma vide riflessa nello specchio l'ombra di qualcuno formarsi sulla parete opposta alle scale.
Astrid avvicinò la mano al cuscino ed estrasse da sotto di esso un pugnale che teneva per sicurezza: molti uomini la sera pensavano di entrare nella sua camera e giacere con il suo corpo come se lei fosse una puttana. Doveva solamente mostrare loro che non era affatto così.
Si alzò dal letto e indietreggiò fino al fianco della porta, sperando di non essere vista nel riflesso.Quando l'uomo, alto quasi due metri, sparì nella penombra del corridoio che portava alla sua stanza, Astrid strinse con forza il manico del pugnale, e attese.
Nel momento in cui vide lo stivale dell'uomo calpestare la soglia della porta, Astrid uscì fuori dal suo nascondiglio e levò in alto il pugnale, pronta ad affondare la lama. Alastair, stupito, le afferrò il polso e lo torse per costringerla ad allentare la presa.
«Tu!» esclamò Astrid, sollevata di vedere quel uomo invece di un altro.
Un sorriso divertito si dipinse sul volto di Alastair. La ragazza osservò i suoi occhi verdi e il ciuffo di capelli biondi che cadeva tra le sue folte sopracciglia, poi il suo sguardo cadde sul suo corpo, coperto da ciò che vedeva essere dei pantaloni scuri e una giacca di pelle. Al collo portava una sciarpa di pelo lungo, probabilmente d'orso.«Che c'è, bambolina?» le chiese sarcasticamente lui mentre la liberava. Astrid sbuffò nel sentire il suo nomignolo e il tono ironico che stava usando il suo migliore amico, nonché futuro marito, nonché "spina-nel-fianco".
«Mi hai spaventata! E smettila di chiamarmi così!» rispose lei, coprendosi il viso.
«Scusa, bambolina» riprese lui, prendendosi gioco di lei prima di assumere un tono più serio. «Mio padre si chiede a che ora vuoi venire da noi».
Astrid uscì fuori dalla camera, con la consapevolezza di essere seguita da Alastair.
«Oggi? Non ce la faccio. È già tardi, hanno bisogno di me qui» spiegò la ragazza, scendendo le scale.
«Da quando sei diventata una puttana?» chiese cinicamente Alastair, stringendo i denti.
«Non lo sono e tu lo sai» replicò Astrid, slegando i capelli color oro dalla fascia rossa. Si diresse in cucina e, dopo aver preso uno straccio pesante e ripiegato, tolse il pentolone dal fuoco. Alastair rimase sulla soglia della porta, ben sapendo di non poter entrare per lasciare spazio alla ragazza.
«Tua zia ti sta costringendo?» riprese il discorso il falegname quando vide Astrid iniziare a mettere le patate bollite in una bacinella di alluminio.
La ragazza sospirò e alzò le spalle, senza guardarlo.
«No, me lo sta facendo solo presente» rispose lei e con quella frase sperò di uccidere il discorso, ma lui lo mantenne in vita.
«Che cosa? Che devi dare via il tuo corpo al primo bastardo che passa per una moneta? Stai scherzando?» replicò velocemente Alastair.
«No, ma... devo collaborare e pagare le spese» gli spiegò. Poi sorrise dolcemente all'uomo, che nel vedere le sue piccole, ma succulenti, labbra rosa, non fece altro che pensarle in luoghi e su posti differenti del suo corpo.
«Puoi chiederli a me i soldi, lo sai» sussurrò, avvicinandosi a lei.
«Non voglio gravarti sulle spalle» rispose, ignara di avere un lupo affamato di lei dietro di sé.
«E quando mai lo fai? Mi hai promesso il possesso del tuo corpo... è uno scambio più che equo» mormorò Alastair, afferrando con veemenza i fianchi e bloccando il corpo della ragazza nell'angolo più freddo della cucina. Astrid sussultò, spaventata dal suo essere così rude, prima di girarsi verso di lui e spingerlo via. Sentiva il cuore battere così intensamente nel petto, e ciò condizionò la sua voce che uscì più irritata di quanto volesse.
«Basta! Io non ti ho promesso il mio corpo, ma di diventare tua moglie!» esclamò, quasi urlò.
Voleva bene ad Alastair, ma quando esagerava, l'ansia di diventare sua la divorava come un animale vorace.
«È la stessa cosa, bambolina» le ricordò Alastair stringendo i denti, rimproverando il suo testosterone per l'ennesima volta, ma non poteva impedirgli di provare determinate sensazioni con Astrid nelle vicinanze. Era attratto, fin troppo, da quella ragazza.
«Smettila di trattarmi come se fossi destinata a diventare una di loro!» continuò Astrid, facendosi strada per uscire dalla cucina e allontanarsi da lui. «Devo andare al mercato e comprare del pane. Mia madre e mia zia torneranno a breve e io non ho ancora preparato da mangiare se non patate. Mi... puoi accompagnare?» gli chiese, tentennando, per cambiare argomento. Fuori le luci del giorno iniziavano a far posto ai flebili raggi della sera, e ben presto i mercanti in piazza avrebbero chiuso.
Alastair si avvicinò alla porta e afferrò l'ascia che aveva abbandonato all'entrata prima di andare a cercare Astrid nella fattoria.
«Passiamo alla taverna. Devo parlare con il padre di Gretchen la Grassa» le disse.
Astrid sospirò: Alastair non sarebbe mai cambiato.
«Prendi il tuo cestino e andiamo» continuò lui.
La ragazza si avvicinò velocemente al piccolo armadio che tenevano in salotto ed estrasse un mantello con cappuccio rosso che indossò al volo, e un cestino che aveva intrecciato qualche settimana prima.
Non si vergognava ad indossare il mantello delle prostitute: sarebbe stato come umiliare la sua famiglia, che faceva quel lavoro solo per vivere.
In più, girare con Alastair la faceva sentire al sicuro: non sarebbe stato un problema essere guardata dai maniaci con lui attorno.
Il falegname strinse le labbra e arricciò il naso: a differenza di lei, lui odiava quel mantello addosso alla sua donna.
«Devi per forza indossarlo?» le chiese irritato.
«Non ho altro che mi tenga al caldo e tu lo sai» rispose velocemente Astrid, per liquidare l'argomento.
«Come vuoi» sospirò lui e le tenne aperta la porta. Sapeva di non poterlo sopportare più a lungo.
Una volta fuori, Astrid espirò una nuvola d'aria calda che si formò davanti a lei, segno del gelo che era arrivato. In alto splendevano ancora pochi raggi del sole che tingevano il cielo di colori tendenti al rosso e al blu.
Il mercato, al centro della città, distava dieci minuti di camminata. La fattoria era esclusa dal perimetro della città per ovvi motivi: era situata al confine della foresta affinché nessun uomo fosse tentato di andarci.
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The Scent - Sento il tuo profumo
HorrorNelle terre fredde del nord, una ragazza di nome Astrid Kösztelnig è destinata a diventare una delle prostitute del bordello che sua zia gestisce, ma il futuro ha in serbo per lei molto di più. Il lupo nella foresta è tornato. Il Re reclama la sua R...