Capitolo 8 - Parte 2

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Erano passate ore da quando la squadra di ricerca era partita per trovare tracce della ragazza scomparsa. In molti ormai pensavano che avrebbero trovato solo un corpo in putrefazione e morso in punti sparsi sino all'osso dagli animali della foresta.
L'immagine era resa ancora più macabra dalle storie degli uomini di quel piccolo gruppo composto da cinque uomini: ognuno di loro ipotizzava la fine atroce di Bernadette e ogni storia era inquietante in egual modo.
Alastair ascoltava quei racconti dell'orrore in silenzio. Continuava a pensare a Viktor e ogni tentativo di cambiare soggetto era invano. Aveva paura, e riusciva ad ammetterlo a se stesso per Astrid. Provava una fastidiosa sensazione d'ansia, un blocco sul petto che non riusciva a scacciare via in nessun modo.
Dopo essersi spinti più in là di quanto fossero arrivati l'ultima volta, uno dei volontari notò uno strano incremento di cadaveri di animali sparpagliati in quelle parti.
Il tanfo di quel posto era orribile.
Alastair si portò l'avambraccio a coprire il naso e la bocca mentre teneva in alto l'ascia. Aveva un brutto presentimento.
«Qui c'è una casa!» gridò uno dei suoi uomini, che si precipitò all'entrata per bussare alla porta.
I rumori che provenivano dalla casa fecero intendere al gruppo che chiunque vi fosse dentro, si stava armando con qualche mestolo o padella. Pochi secondi dopo, sentirono la porta scricchiolante aprirsi leggermente e far intravedere una vecchia.
«Buongiorno signora» disse Alastair.
«Andate via!» ordinò lei, battendo la sua arma sulla porta e la fece tremare: sembrava sul punto di cedere.
«Volevamo solo chiederle se aveva visto una ragazza aggirarsi nella foresta» intervenne l'uomo che aveva bussato alla porta.
«Andate via ho detto! Non ho visto nessuno!» gracchiò la vecchia prima di chiudere la porta con veemenza e far sentire ai visitatori che la stava sigillando con delle catene.
"Che strano. Non ho mai visto questa casa, tantomeno questa vecchia prima d'ora..." pensò Alastair. Si portò l'ascia sulla spalla e scese il porticato logoro. Dopodiché si girò verso i quattro che erano rimasti davanti alla porta.
«È sicuramente una strega! Al rogo, dico io! Al rogo!» inveì uno, battendo i pugni sulla porta. Un altro gli bloccò il braccio per farlo smettere.
«Taci, idiota!» lo rimproverò Alastair, poi quest'ultimo portò lo sguardo al cielo e vide l'inizio dell'imbrunirsi. «Andiamocene. La ragazza non si trova.»
Una volta che tutti furono al seguito del falegname, uno degli uomini, Gunnar, notò un piccolo scintillio tra le foglie cadute e i rametti stecchiti per terra. Guardò il suo gruppo, fece mente locale della direzione che gli altri stavano prendendo e si allontanò da loro per avvicinarsi all'oggetto che aveva attirato la sua attenzione.
Si accovacciò a terra e allungò la mano. Quando l'ebbe tra le dita, vide che era un ciondolo, e riconobbe il metallo e la cura con cui era stato creato. Doveva essere di Bernadette: solo suo zio, il buon vecchio Bjorn, avrebbe potuto creare con tanta maestria e delicatezza quel bellissimo gioiello, quel fiore infinito, il nodo dell'eternità, il triskell.
Poco dopo sentì un fruscio dietro di sé. Pensò che fossero tornati a cercarlo. Quando un pugnale si conficcò sulla sua nuca e uscì dalla sua bocca, non ebbe il tempo di metabolizzare che cosa fosse appena successo, e cadde sul suolo in un pozzo di sangue. Il suo.
Nell'attimo in cui gli altri si accorsero della mancanza di Gunnar, ormai era troppo tardi. Alastair imprecò quando vide uno dei suoi uomini scomparso e guardò in alto per chiedere aiuto agli Dei.
«Dov'è Gunnar?» chiese uno del gruppo. Il falegname si passò una mano sul viso prima di rivolgersi al più giovane fra di loro.
«Peder, torniamo indietro. Cerchiamolo prima che sia data per dispersa un'altra persona. Non ne abbiamo bisogno. Voi altri potete tornare indietro. Ce la fate?» chiese Alastair e, quando gli altri annuirono, fece segno a Peder di seguirlo.
Il buio stava calando velocemente sulla foresta e ben presto se non si fossero sbrigati a trovare Gunnar sarebbero stati costretti ad accendere un fuoco e rimanere nella foresta. Era molto sconsigliato girovagare di notte: si diceva che quella foresta avvelenasse la mente e facesse vedere alle persone cose surreali.
Fortunatamente per loro, non ci volle molto e trovarono quasi subito Gunnar, circondati da tre lupi che ormai lo stavano spolpando fino all'osso. Alastair si portò la mano sopra la bocca e il naso mentre Peder si girava per trattenere i conati di vomito.
«Dobbiamo ritornare alla città» balbettò il falegname. «Non possiamo fare più nulla per lui.» 

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