Capitolo 11 - Parte 1

6.7K 287 3
                                    


Astrid si risvegliò nel suo letto, tremante e infreddolita. Quando girò la testa verso la finestra aperta, notò che piccoli fiocchi di neve stavano entrando per posarsi e ghiacciare il suo pavimento.
La neve aveva attecchito sulla città di Wönder, ricoprendolo di un manto bianco immacolato.
Astrid si alzò debolmente dal letto, coprendosi con il mantello che Alastair le aveva regalato, per chiudere la finestra.
Guardò fuori dal vetro che la separava dall'esterno la foresta innevata, e si chiese se il suo orto quell'anno sarebbe sopravvissuto al freddo glaciale dell'inverno. Avevano legna e provviste a sufficienza per scaldarsi e mangiare,  ma dubitava ne avrebbero avute abbastanza per mandare avanti l'attività di famiglia.
Ripensò alla lite con sua zia Cara e iniziò a piangere. Voleva costringerla a offrire il suo corpo a un uomo che era venuto lì per toglierle la verginità dopo aver pagato dieci volte più di quanto avrebbe pagato per i servigi di sua zia. Erano davvero moltissimi soldi, ma lei in quel momento non stava pensando alla ricchezza che il suo corpo avrebbe potuto portare alla famiglia. Dopo essere scappata nella foresta, fu felice di ritrovarsi tra le braccia di Viktor. Quell'uomo, per quanto poco lo conoscesse e ci avesse parlato, le aveva salvato la vita da dei lupi che avevano iniziato a rincorrerla e gli era eternamente riconoscente. I sogni che faceva su di lui erano proibiti e oscuri, quasi traditori se pensava al fatto che era fidanzata con Alastair.
Mentre le lacrime calde percorrevano il suo viso, lasciando scie bagnate sulle sue guance, sentì la porta dietro di sé chiudersi in un cigolio raccapricciante.
Serrò le palpebre e si coprì il volto con le mani. Nessuno a quell'ora era a casa se non lei, nessuno era lì in quel momento, era solo la stanchezza a giocarle brutti scherzi.
Quando sentì il mantello legato per il collo sollevarsi, aprì di scatto gli occhi e in quello stesso istante, venne sollevata per aria.
Qualcuno la stava impiccando.
Boccheggiò un paio di volte prima di provare a slegare il nodo attorno al suo collo. Nel momento in cui ci riuscì, cadde pesantemente sul pavimento.
La porta si spalancò, lasciando entrare una folata di vento, poi la vide comparire: una donna vestita di bianco sporco e strappato, una veela.
Il viso era assente, la testa era piegata a destra fino a formare un angolo retto. Camminava oscillando a destra e a sinistra. Le sue braccia avevano una movenza irregolare, erano scanditi da movimenti scattanti e irrequieti.
L'unico modo che aveva per scappare da quel mostro era correre velocemente e oltrepassarla, ma le sue gambe avevano deciso di ghiacciarsi. Non riusciva a muoversi, così si limitò a gridare, nella vana speranza che qualcuno la sentisse e si precipitasse ad aiutarla.
Nel momento in cui la donna fu davanti a lei, la evitò e corse fuori dalla casa, scalza, in lacrime e senza nulla a coprirla se non un leggero abito di flanella. Provò a scappare verso la città di Wönder, ma la donna terrificante si materializzò davanti a lei, ostacolandola e costringendola a correre verso la foresta.
Nel frattempo, Alastair dormiva beatamente nel suo letto, raggomitolato sotto la coperta, con un braccio sopra la testa.
«Alastair, svegliati» lo chiamò suo padre, aprendo la porta della sua stanza. Poche volte si nascondeva sotto le coperte, ed era quando decideva, o si faceva convincere, a partecipare alla Gola Infuocata nella Taverna. Arvid sospirò, prese un secchio di acqua congelata con il preciso intento di versarglielo addosso, lo guardò per un istante, il tempo giusto per valutare se farlo veramente o meno, poi bagnò suo figlio.
Alastair sì destò dal suo sonno all'istante, sobbalzando sul letto non appena sentì l'acqua ghiacciata congelarlo da capo a piedi.
Imprecò dentro di sé, poi contro il padre, mentre quest'ultimo si allontanava ridendo sommessamente.
«Asciugati e prendi la pala. La neve sta notte ha  ricoperto ogni cosa qua fuori» disse Arvid, uscendo fuori dalla casa.
Il falegname si alzò dal letto, strizzò i suoi abiti bagnati prima di toglierseli e li lanciò sopra una sedia vicino alla finestra. Dopodiché afferrò dei vestiti asciutti e si preparò per aiutare suo padre e cominciare una nuova giornata.
Quando fu pronto, con il suo mantello caldo e braghe pesanti,  ghermì un palo e iniziò a spalare la neve dal lato opposto di suo padre per liberare la strada. Nevicava ancora, ma i fiocchi cadevano molto più lentamente, segno che a breve avrebbe smesso.
Nell'istante in cui Arvid fu felice di come avevano sgomberato dalla neve  lo spazio davanti alla loro casa qualche ora più tardi dopo aver iniziato, posò la pala e in quel momento Alastair capì che poteva smettere di spalare.
Raccolse la sua ascia che depositava sempre vicino alla porta e disse al padre che sarebbe andato a trovare Astrid prima di ritornare e lavorare su altra legna.
Camminò velocemente perché sentiva in qualche modo che quella non sarebbe stata una bella giornata, nonostante in alto, nel cielo, il sole di mezzogiorno minacciava di sciogliere la neve.
Appena arrivò davanti alla fattoria, bussò rumorosamente sulla porta. Aspettò qualche attimo e sperò che i passi leggeri che provenivano all'interno fossero di Astrid, ma quando fu sua Zia Cara ad aprirgli, il sorriso che si era dipinto per la sua fidanzata scomparve, lasciando il posto ad una linea sottile e inespressiva.
Fu Cara a spezzare il silenzio. Mantenendo un espressione arrabbiata e infastidita, incrociò le braccia e disse:
«Non sei più il benvenuto in questo posto.» 

The Scent - Sento il tuo profumoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora