Capitolo 11

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"Allora ti piacciono questi palloncini o preferisci quelli bianchi e rosa ?"
"Non deve nascere una bambina. Stiamo parlando della mia migliore amica che parte" ironizzai immersa tra migliaia di decorazioni che probabilmente sarebbero potute servirci.
"È che non so.. Non mi convince questo tema"
"Appunto, non è una festa a tema" ribattè Maddalena lanciando un'occhiata a Christian che pareva essere d'altronde. Distante con lo sguardo tamburellava con il piede sull'asfalto. Lo stavo osservando a qualche metro di lontananza. Sembrava come preoccupato per qualcosa, per qualcuno. Mi metteva ansia saperlo in quello stato.
Mi squillò il cellulare. Christian si voltò di scatto notando i miei occhi posati sui suoi e sorrise imbarazzato.
"Ciao Desy, sono Daniel, disturbo?"
"No, affatto, dimmi"
E posai di nuovo le sguardo su di lui.
"Ho saputo che hai in programma una festa per Eleonora, me l'ha detto Emily, sua cugina.
Eh... Niente. Mi domandavo se ti servisse una mano. So di non essere molto utile ma potrei farti compagnia comunque"
I suoi occhi su di me.
"In realtà ci sono già Maddalena e Christian qui con me, però puoi sempre aggiungerti. Ci trovi al Bar Jackson tra dieci minuti. D'accordo?"
"Perfetto"
Attaccai ma non smisi comunque di osservarlo. E non cercai nemmeno di mostrarmi a disagio. Mi sentivo protetta. Ipnotizzata da una forza superiore alla mia.
Portava dei jeans blu sbiaditi leggermente strappati sulle ginocchia e una t-shirt bianca aderente della Adidas leggermente coperta da una felpa nera col cappuccio. Quel cappuccio.
Gli occhi tempesta sovrastati da due folte sopracciglia erano altrove adesso. Stretti come due fessure osservavano in lontananza qualcuno. Si voltò di scatto dandomi le spalle mentre si alzava il cappuccio della felpa con un gesto fluido e naturale.
Sentii sbattere la portiera di una macchina alle mie spalle, e d'istinto scattai sull'attenti irrigidendomi.
"Desy.. Sei tu?" sentii una voce provenire a dietro.
"Oh si, ciao Daniel. Vieni, ti presento Maddalena" e così feci.
Prendemmo un cappuccino al bar e Christian non aprì bocca, parve disturbato e distratto mentre richiamai la sua attenzione.
Sorrise appena e ritornò a rigirare il cucchiaino nella tazzina ignorando tutto ciò che lo circondava.
"Splende proprio un bel sole oggi" esordì Daniel entusiasta.
"Ma tu non sei.. Insomma non vedi tutto buio?" domandò perplessa la ragazza dagli occhi di nutella.
Ma certo... Come ho fatto a non pensarci prima? Una festa fluo. Al buio. Con il trucco fluorescente, gli abiti, le luci al neon e i bracciali.
"E se il tema della festa fosse FLUO?!" propose il ragazzo tempesta come se mi avesse letto nel pensiero.
"Si" risposi confusa e indecisa.
Eravamo inevitabilmente connessi tra di noi. Uniti. Forse telepaticamente. Forse sentimentalmente. Ci legava l'affinità d'esser diversi.
"Non ti piace l'idea Desy?" domandò perplesso come se si sentisse sbagliato ad aver condiviso la sua idea.
"No affatto è che. Insomma. Cioè. Hai avuto la mia stessa idea. È come se tu mi avessi letto nella mente"
Sentii Daniel tossire amaramente per distrarci dalla conversazione.
"Tutto okay ?" dissi costretta a voltarmi verso di lui per sembrare realmente convinta delle mie parole.
D'un tratto sentii una fitta al cuore. Come se si stringesse. Le gambe presero a tremare. Riconobbi quell'effetto.
Le sue dita intrecciate nelle mie sotto il tavolo.
La sua mano calda e protettiva.
Il suo tocco.
Christian.
Mi girai verso di lui e mi limitai ad accennare un sorriso stringendogli la mano d'impulso.

Il tema della festa era stato deciso. Tutto era pronto. Tutti erano pronti. Tutti eccetto me.

La mattina seguente mi svegliai di soprassalto, presi la mia bici e pedalai fino a scuola.
7:56
In anticipo di quattro minuti. Sollevai lo sguardo verso l'alto e notai non poche nubi sparse. Alcune nere e grige. Il cielo bluastro con una luce fievole. I suoi occhi. La tempesta. Christian.
Corsi in classe dopo aver passato il badge che avrebbe segnato automaticamente la mia presenza.
"Cavolo, oggi hai un aspetto peggiore del solito" buttò li Greta.
Era una delle mie compagne di classe. I capelli neri corvini che le incorniciavano il viso le davano un aspetto duro e frivolo. Quell'apparenza da snob le regnava il viso mentre si accingeva a sedersi sul banco del ragazzo tempesta accavallando le gambe per sembrare sexy. La spintonai giù di lí prima che il mio compagno di banco le potesse vomitare addosso.
Una corrente di vento gelida mi fece rabbrividire nell'esatto istante in cui Christian varcò la soglia della porta.
"Sei pronta per stasera?"
"Certo ho già comprato il vesti..."
Non mi fece finire di rispondere che si spiegò meglio.
"Sai che non intendevo quello"
Si passò una mano fra i capelli e posò da parte lo zaino avvicinandosi di qualche passo.
"Sono pronta" dissi provando a trattenere le lacrime. Mentre gli occhi pizzicavano e il mio tono di voce si incrinava.
Mi guardò meglio. Focalizzò il suo sguardo sul mio. Anche lui. Mi leggeva dentro. Sapeva benissimo che stavo mentendo.
"No. Non sono pronta. Non lo sarò mai."
Una lacrima mi rigò la guancia.
"Non potrò mai farne a meno di lei. Ha sempre riempito i spazi vuoti della mia vita. Mi ha sempre fatta sorridere quando avrei voluto piangere. E sí, mi ha trattenuta anche quando la mandavo a fanculo. Mi ha coperta con mia madre quando uscivo la sera. Lei ha saputo vedere in me quello che il resto del mondo ignora. Ha saputo rendere forza la mia fragilità" mi sfogai singhiozzando.
"Chi ci sarà adesso?" domandai in preda al panico mentre la mia voce affogava nelle lacrime.
Christian mi prese e mi tirò a se.
Posò un bacio sulla mia fronte, accarezzando i miei capelli. Mi sentii protetta d'improvviso. Avvolta da un alone di pace e serenità.
Quel gesto bastava per rispondere alla mia domanda.

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