15. Ti odio

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"Papà" il mio urlo disperato di aiuto rivolto all'intero universo, mentre la nostra auto veniva catapultata nella corsia opposta. Riconobbi i fari accecanti negli occhi, la luce che lentamente si offuscava, e le lacrime agli occhi che mi impedivano di vedere oltre. Solo nero. Uno stridulo rumore dei freni che abbandonavano la nostra vita. Il tempo che rallentava, ogni istante sembrava infinito, come se i secondi non fossero altro che intere ore di attesa e quel calore che mi fece avvampare dentro. Qualcosa in me bruciava, il terrore che scorreva nelle vene. La vita in pausa e il silenzio assordante che precede in ogni caso lo schianto, quel silenzio snervante che non ti lascia mai pace.
Fino a quando ti accorgi che stai solamente vivendo una paura, di quello che possa accadere. O come me, in questo caso una voglia pazzesca di sapere cos'è successo sperando che si possa dimenticare di te, senza lasciarti un segno indelebile sulla pelle. Decisamente impreparata per quello che tutti chiamano futuro senza sapere di cosa si tratti, anche con il dubbio dell'esistenza di questa vita che deve ancora arrivare, delle ore che passeranno, dei respiri su cui potrai fare affidamento, i battiti del cuore che potrai contare, i sogni che dovrai eliminare e i baci che potrai dare. Ecco quel FUTURO, quello che per me in ogni caso non era un progetto, precisamente quello, era una grande incognita a cui nessuno avrebbe dovuto trovare una soluzione per rispetto della vita. La vita che viveva il presente e il passato che fondamentalmente era solo una farfalla, che avresti dovuto liberare per lasciarla andare, affinché ti abbandonasse poco a poco per non rimanere imprigionata da qualche parte nello spazio-tempo rischiando ancora una volta di disubbidire alla nostra esistenza e al concetto di vita.

Feci un respiro profondo, nel notare che ero nel mio letto, accucciata al lato destro del materasso, precisamente nel sedile anteriore di chi stava al fianco dell'autista di un veicolo, come quello di un'automobile. La Jeep di mio padre, distrutta dall'incubo che avevo vissuto. Asciugai le ultime lacrime mentre ancora tremavo e il mio corpo reagiva a scatti, come se fosse impreparato a quello che seguiva il resto. Ancora una volta terrorizzato dal futuro.
Mi misi seduta sul materasso rialzando le lenzuola che teoricamente avevo buttato per terra durante la notte scalciando. Un veloce flashback. Il lampo di un temporale che riuscì a illuminare il mondo. E la mente partiva a raffica. I suoi occhi grigi, blu, quelle grandi pupille. Come il mare in tempesta quando non distingui l'acqua dal cielo. Non intravedi il confine che separa le due cose. Ed è tutto un grande miscuglio di blu e grigio, di tristezza e stupore quando il lampo taglia in cielo in due. Ecco cosa ci vedo io nei suoi occhi ed ecco come mi salvano anche negli incubi peggiori.
Christian che sapeva essere ovunque lasciando il segno nei miei giorni, che illuminava la mia strada senza volerlo.
Come in questo messaggio: Ti passiamo a prendere io e Travis per le 7.30. Fatti trovare pronta. PS. Buongiorno C.
Premetti d'istinto la cornetta verde che fece partire la chiamata. Dopo due squilli rispose tranquillo.
"Buongiorno dormigliona"
"Perché che ora sono?" Ansia. Staccai il cellulare dall'orecchio e controllai l'ora. 5:53.
"Di rendi conto che sono ancora le 6?!" chiesi acida.
"Teoricamente sono ancora le cinque. Comunque come mai sveglia a quest'ora?"
"Nessun motivo"
"Dimmelo"
"Te l'ho detto. Mi sono svegliata e basta"
"Ripeto la domanda. Perché sei sveglia a quest'ora?"
"Un incubo, e tu?"
"Che incubo?"
"Perché sei sveglio a quest'ora?"
Cominciavo a irritarmi. Tutte quelle domande a raffica. Mi mettevano in confusione.
"Cosa hai sognato?"
"Vado a prepararmi"
"Ti odio"
"Io pure"
Nessuno dei due però attaccava. E riecco quel silenzio. Solamente che stavolta era piacevole, perché sentivo il suo respiro leggero.
"Se riattacco ti offendi?" domandai leggermente confusa.
"Fai pure"
Però non ci riuscii e così lasciai cadere il cellulare sul letto mentre mi dirigevo nel bagno in punta di piedi . Feci una doccia fredda per sbollire dalla tensione accumulata quella notte, e per svegliarmi un po' più tosta. Pronta per affrontare questa giornata di petto. La sera ci sarebbe stata la festa di Eleonora e modestamente anche se il pensiero di non andarci mi era assalito, lo avevo ricacciato subito indietro, promettendomi di essere impeccabile per il nostro ultimo incontro. Giunta alla fine di un altro capitolo della mia vita. Il problema era che sembrava che con Christian fosse iniziata un'intera storia, non soltanto un paragrafo, poche righe e via.

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