"Dov'è lei adesso?" domandai furibonda.
"Non sei felice?"
No affatto. Mio padre non si era fatto vivo da due mesi circa. Non ci aveva cercato. Non era mai venuto a trovarci. L'ultima volta che l'avevo abbracciato era stato dieci anni fa all'aeroporto di Toronto.
Non rendeva conto a nessuno e bensì fossimo la sua famiglia non sapevamo più niente di lui. Poteva essere tranquillamente paragonato a un estraneo. Aveva strappato la nostra vita in pezzi, rotto tutti gli equilibri. Infranto ogni certezza sull'amore che ci avevano giurato dalla nascita. E tutte le promesse di rimanere uniti e forti, di mettere la famiglia sempre al primo posto. Perché sarebbe stato il solo posto chiamato casa, dove ti saresti sentito al sicuro, protetto e amato. Cosa ne era rimasto di quella promessa, del patto d'amore tra i miei genitori, me e Diego? Dov'eravamo finiti tutti. Persi tra luoghi che non ci appartenevano, in stanze buie e fredde del nostro cuore. La famiglia per noi era diventato l'angolo oscuro dell'anima.
E mi sentivo morire al solo pensiero che Diego, l'unico che era stato in grado di lasciarsi alle spalle questa storia, con il desiderio di formare una nuova famiglia, era stato punito. Amanda aveva perso il bambino così come aveva perso l'autostima in sè.
"È di sopra non è vero?"
Diego annuí sconcertato dalla mia reazione e non provò neanche a fermarmi.
Corsi nella stanza e senza neanche accorgermi che era stata chiusa a chiave abbassai la maniglia e provai a spingerla.
"Mamma apri so che sei li" urlai forte.
Nessuno però rispose. Avvertivo soltanto dei sospiri e una persona che parlava sotto voce. Era una voce dolce e soave, non era la mamma.
"Amanda, mamma aprite"
"Un attimo tesoro. Stiamo provando il vestito per il matrimonio."
Aspettai appoggiata con le mani sulla porta fin quando non aprirono permettendomi di entrare.
Mi indirizzai svelta verso mamma appoggiata sulle lenzuola bordeaux disfatte del letto a due piazze.
"Vuoi dirmi cos'è questa storia che vai a trovare papá?"
In quell'istante avvertii una strana tensione come se la risposta mi potesse deludere o spaventare. Mi voltaii intorno per dare un'occhiata alla stanza e notai che non c'era nessun vestito per le nozze. Qualche t-shirt era appoggiata sulla poltrona di fianco al letto e l'armadio era chiuso. Segno che lo volevano tenere nascosto oppure che stavano facendo ben altro.
Spostai quindi il mio sguardo su Amanda. La chioma marrone legata in un'alta coda di cavallo lasciava intravedere il suo viso incorniciato da due sottili ciocche di capelli che ricadevano sulle guance rosee e paffute. Mentre gli occhi apparivano grandi, nocciola, come quelli delle protagoniste dei cartoni animati. Quegli occhi dove potevi leggerci di tutto. Così adorabili, lasciavano trasparire un velo di preoccupazione che non avevo percepito quando avevo riconosciuto la sua voce all'interno della camera da letto di mia mamma.
"Allora vuoi spiegarmelo o devo venire in Estonia con te?!" incrinai il tono di voce notando la sua malinconia. Possibile che mio padre la riducesse in quello stato. Come poteva un uomo spegnere il sorriso di una donna? Era un reato puro. Se solo questo mondo si fosse accorto di come funziona la vita."Mi va' di andare a trovarlo, ecco tutto"
Non le credevo neanche un po'.
"Dimmi la verità, so che non è così"
"Te l'ho detto, è una visita di cortesia"
"Certo fino fino all'Europa. In un altro continente mamma, ci rendiamo conto? So che non è quello il motivo. Cos'è, per caso avete capito di aver sbagliato dopo dieci anni? Volete riallacciare i rapporti? Per me lui non esiste più, quindi se è per me che lo fai sappi che non serve."
Lei digrignò i denti e mi diede una schiaffo in faccia. Sentii la sua impronta sulla mia guancia. Bruciava. L'essere stata così sfacciata con lei. Bruciava sul serio.
"Come ti permetti? Ne? Cosa credi di saperne tu di tuo padre? Quanto hai vissuto con lui? Cinque anni? Non è niente in confronto al tempo che abbiamo passato noi due assieme. E ora ti permetti di dirmi come comportarmi. Non ti azzardare mai più. E bada a come parli. Cos'è questa storia poi che lui per te non esiste?"
Ormai parlava senza sapere cosa dicesse. Andava a ruota libera e nessuno l'avrebbe fermata. Era arrabbiata. Seriamente sembrava sconfitta. Si era fatta molto male ed io avevo riaperto la ferita.
"Noi non abbiamo più un rapporto. Non sappiamo più niente l'uno dell'altro. Se è questa la tua idea di padre-figlia allora mi spiace ma non la condivido affatto"
"Ma certo. Perché credi che tutto ruoti intorno a te. Ma guardati intorno, credi che ognuno si angosci ogni volta che sei di malumore? Non è affatto così credimi. Io l'avevo trovato una persona del genere. Tuo padre. Marco era quel genere di persona che non ti avrebbe mai lasciata sola. Sarebbe corso dall'altra parte della città se solo il cibo che aveva comprato non era di tuo gradimento. Mi faceva sentire speciale in qualunque occasione. Con lui mi sentivo di essere al centro del mondo. Mi venerava come donna e mai sarebbe stato in grado di ferirmi."
Si soffermò un attimo su quella frase.
"E invece l'ha fatto. Lo so. Ma la colpa è stata mia. Mi sono comportata come una bambina viziata quando ci siamo trasferiti qui. Pretendevo che lui mi fosse sempre accanto, senza pensare al fatto che lui stesse soffrendo quanto noi, se non di più. Non ho saputo ricambiare tutto l'amore che mi era stato offerto. Era impossibile andare avanti così per lui. Meritava qualcuno migliore di me. E adesso lo vedi come sono? Spaventata perché ho una gran paura di perderlo sul serio. Stavolta è diverso. Potrei non sentirlo nè vederlo mai più. Non si tratta di una lite, adesso c'è in ballo la sua vita"
Non capii subito. Mi si era offuscata la vista improvvisamente. E sentivo che il mio cervello aveva smesso di riflettere su tutto. Ero vuota, persa."Mamma cos'è successo a papá?" domandai titubante.
Si lasciò scappare una lacrima. Così. Come se il suo cuore si fosse spezzato. Implorava perdono e pace, pentendosi di tutti gli errori.
La abbracciai forte mentre scoppiava in lacrime. Dolorante come non l'avevo mai vista.
"Marco è... È in coma" disse tra le lacrime.
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Storm
Teen FictionDesy, originaria dell' Estonia, all'età di cinque anni si trasferisce in Canada con i genitori e il fratello maggiore Diego. Da quel maledetto trasferimento non ce'è niente la possa rendesse felice perché forse proprio sotto quella corazza, quell'od...