Sbirciò all'interno della stanza, poi si ritrasse aspettando che gli dessi un segno di vita.
"Okay, entra ma fai in fretta" E soprattutto non cominciare a darmi spiegazioni avrei voluto aggiungere a quella frase fottutamente troppo da brava persona.
Maddalena fissava Christian e lo esaminava da capo a piedi disapprovando tutto quello che gli appartenesse. La luce fioca che affiorava da fuori rendeva l'atmosfera molto più quieta, direi quasi naturale."Su, ti decidi a parlare..." lo incitai con tono irritato e lui perse le staffe d'improvviso.
" Ma la smetti? Sempre a rimproverare... Dev'essere per forza tutto come piace a te ?Abituatici all'idea; io esisto, sono nella tua classe, ed esigo di essere preso in considerazione okay?!" Urlò a squarciagola insistendo con lo guardo rivolto da un'altra parte, mentre agitato camminava avanti e indietro. Poi Maddalena sussurrò nella mia direzione con un sorrisetto stupido:" E' in classe tua? Perché non me l'hai detto?!" Chissà, non ne avrei mai parlato se non sarebbe venuto qui oggi. Non sono il genere di persona che fa gossip su ogni cosa e non trattiene un'emozione per sé. Io sono silenziosa e ne vado fiera ma ciò che penso realmente di questo ragazzo è una crudele affermazione, crudele ma vera. Presuntuoso, arrogante, spavaldo e adesso è iracondo per una stupida ragione. Persino quando ha torto riesce a rigirare tutto dalla sua parte. Ma forse dietro a quegli occhi agghiaccianti si nascondono delusioni e speranze che pian piano svaniscono in un mondo parallelo. C'era qualcosa che probabilmente lo torturava da sempre, un segreto troppo grande per poter essere imprigionato in un cuore tanto fragile. Mi voltai verso Maddalena in cerca di una risposta riguardo al comportamento di Christian ma compresi che se non ero capace io di comprenderlo lei lo era ancor meno.
Tuttavia la ragazza comprese la gravità della situazione ed uscì dalla stanza facendomi cenno che sarebbe ritornata più tardi. Christian era ancora appoggiato al muro osservando fuori dalla finestra. Era terminato il momento di rabbia e ora probabilmente stava riflettendo circa quanto accaduto. Il taglio dei suoi capelli da dietro era perfetto. Non una ciocca fuori posto, e la maglietta bianca semi trasparente faceva quasi trasparire tutti i quei muscoli scolpiti, un fisico perfetto. Non avrebbe affatto faticato a trovarsi una ragazza, pensai, eppure il suo carattere era diverso dal solito abbinamento figo-stronzo, dolce-nerd. E' tenero e forte al tempo stesso. Mi fa soltanto paura saperlo solo a struggersi l'anima, soffocare i suoi sentimenti dietro una falsa immagine. Vorrei poterlo aiutare per affrontare tutti i suoi problemi ma forse non sono io la persona adatta per questo ruolo. Finirei soltanto per ferirlo.
" So che pensi di me: lo so che sono un disastro. Credimi non mi capisco nemmeno io" disse con lo sguardo ancora fisso nel vuoto. Scelsi di farmi trasportare dall'emozione che avvolgeva le pareti della stanza e gli dissi:" Non sei solo, e nemmeno un disastro, vorrei soltanto che prendessi in mano la tua vita e diventassi la bella persona che ho conosciuto io."
Lui non parve darmi attenzione e borbottò qualcosa in segno di disapprovazione. D'un tratto tacque mentre i suoi occhi sbarrati si socchiusero per un attimo. Tirò un sospiro di sollievo, prese dalla tasca un foglio piegato in quattro parti e dopo avermi aperto la mano delicatamente me lo porse stringendo i denti. Lo osservai incuriosita all'idea che quel pezzo di carta fosse qualcosa di estremamente importante, e sollevai la fronte per incontrare i suoi occhi ma ero troppo tardi e lui guardava già altrove. Mi si avvicinò un po' di più e mi diede un soffice bacio sulla guancia. Io non capii più nulla, come se in quel momento avessi realizzato il senso della mia vita. Il ragazzo avevo uno strano effetto su di me e mi faceva sentire sempre più confusa, sbagliata nel posto esatto, persa nei miei pensieri, angosciata nei miei sogni.
"Scusa" disse varcando la soglia della porta e svanendo nel nulla.
Mi sentii morire dentro perché forse sarei dovuta essere io quella a chiedere scusa . Finii così per incolpare me stessa fin quando udii delle urla provenienti dalla cucina. Scesi rapidamente le scale e vidi Amanda, la ragazza di Diego, sbraitare come una bestia inferocita con le lacrime agli occhi e il cuore in frantumi.
"Perché proprio a me? Dio cosa ho fatto perché meritassi l'inferno?" ed andava avanti così sempre peggiorando.
"E quindi a cosa serve vivere se si ottengono solo delusioni?" Rimasi sulla soglia della porta intravedendo i due abbracciarsi per il dolore. Diego era particolarmente angosciato, il che creava un senso di inquietudine.
Poi decisi di farmi coraggio ed entrai bruscamente domandando cosa fosse successo intimorita dalla strana sensazione che affiorava la mia anima.
Amanda si asciugò le lacrime passandosi un dito sulla guancia. Chinò il capo e si decise a parlare:" Desy... ho perso il bambino"
"Ma non può essere" sussurrai a mia madre rendendomi conto che la mia voce si faceva sempre più fioca, debole. Si spezzava ad ogni suono con la paura che fosse tutto reale. Se è sconvolgente per me figurarsi per lei. La raggiunsi e la strinsi forte.
"Sii forte, ne hai bisogno, non può finire così questa storia" dissi incoraggiandola nonostante non credessi nelle mie parole. Non può andare meglio. E' morto suo figlio ancor prima di nascere come pretendo che si comporti?! E' naturale, è un gesto umano anzi è un gesto materno.
Ma non può arrendersi adesso, la sua vita è cominciata da quando ha conosciuto Diego, adesso c'è il matrimonio... sempre che si faccia ancora. Ho paura che tutta la loro vita vada a rotoli. E poi ci sono io che sono un'egoista, i miei problemi sono idiozie in confronto ai suoi.
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Storm
Teen FictionDesy, originaria dell' Estonia, all'età di cinque anni si trasferisce in Canada con i genitori e il fratello maggiore Diego. Da quel maledetto trasferimento non ce'è niente la possa rendesse felice perché forse proprio sotto quella corazza, quell'od...