E così mi recai a casa delusa. Entrai in cucina e notai che non c'era nessuno. Probabilmente mamma era andata a fare compere da qualche parte. In cerca di qualche decoro che ritenesse adatto per la nostra modesta dimora. Non era affatto male... Era il nostro angolo di mondo. Di quello ne ero più che certa.
Salii le scale e mi diressi nella mia stanza lilla. Il colore delle pareti non era perfetto ma tutto ciò che avevo custodito al suo interno apparteneva unicamente alla mia vita e alla mia storia. Aprii uno dei cassetti della scrivania e trassi da fuori i miei spartiti. Aggiunsi qualche accordo e modificai un paio di toni. La mia prima vera canzone era quasi pronta. Non che quella fosse la prima ma ribadisco era la prima VERA canzone. Le altre erano semplicemente melodie cantate, abbinate a qualche stupido pensiero e aforismo.
"Ehy Desy come va?" chiese mia mamma introducendosi nella mia camera senza alcun permesso.
"Bene" era la risposta pre-preparata che usavano tutti da secoli. Sentirsi ardere dentro e non saper dire cosa. Accade spesso di non sapersi esprimere, e non per questo si deve cercare di spiegare tutto a tutti. Un po' di solitudine fa bene a ognuno indistintamente da come si decide di vivere ogni momento.
"E la scuola?"
"Stessa collocazione geografica, mamma"
"Non intendevo proprio quello" contestò insoddisfatta della risposta. Ma qualcosa mi incuriosí, qualcosa mi tentava nel chiederle cosa avesse fatto oggi al lavoro. Lei è una regista, è per il suo lavoro che ci siamo trasferiti in Canada e io non le avevo mai dato il riconoscimento necessario.
Allo stesso tempo lei era tentata di andarsene ma io la fermai sorprendendola.
"Mamma.. Fermati un attimo."
"Sì tesoro" le si illuminarono gli occhi azzurri. Molto simili ai miei solo un po' più chiari; come se con il tempo si fossero sbiaditi, consumati da troppe immagini, da troppe lacrime. Come se avessero vissuto troppe situazioni, avessero ammirato momenti colmi di felicità e dolore al tempo stesso. Avrei dovuto risponderle, o meglio domandarle quello che mi passava per la testa però qualcosa mi bloccò nel parlarle e così tacqui. Muta come un mimo. Mi ricordai però le parole di mia nonna e così le sorrisi, dalla sua espressione direi che la cosa l'avesse resa parecchio soddisfatta.
"Desy, hai programmi per la prossima settimana?" domandò mettendomi un braccio attorno al collo."A parte andare a scuola? Non credo proprio" risposi soffocando una risata.
"Allora partiamo per New York per una settimana, che ne dici?" Rimasi esterefatta, sarebbe stato stupendo fare un viaggio con lei noi due sole.
"Ah e puoi invitare anche Eleonora ". Da quando era così gentile e dolce mia mamma tanto da permettermi di portare con me Eleonora?... non chiedete a me cosa le sia successo perchè non ne ho la minima idea. Tuttavia non trovavo le parole giuste per ringraziarla. Chissà cosa mi sarà preso in quel momento. Non emetteva suono la mia voce.
"Ovviamente con noi verrà anche Maddalena" A quel punto mi sbloccai e cominciai a saltare da una parte all'altra della stanza urlando: "New York arriviamo". Mia mamma rideva a più non posso. Le lanciai un cuscino in testa. Lei si scosse tutto ad un tratto.
"Allora vuoi la guerra biricchina? E che guerra sia" Mia mamma adorava questo genere di sfide ma avrei vinto io. Ne ero certa.
"Che la guerra abbia inizio. Ma io sono più forte comunque. Tienilo a mente" Cominciai a correre su e giù per la casa mentre lei teneva in mano le sue armi. Due cuscini da sferrarmi contro non appena mi fossi distratta un attimo. Cominciavo a non avere più fiato seriamente.
*Din don* Qualcuno bussò alla porta. Andare ad aprire sarebbe stata una mossa da perdenti: quindi ignorammo il campanello e colei/colui che aspettava fuori dalla porta.
"Pausa, andiamo ad aprire la porta" disse lei credendo di potermi trarre in inganno. Furba la donna eh.
"Vai prima tu" aggiunsi con tono malizioso.
Aprimmo la porta lealmente, ma non ci comportammo altrettanto con l'ospite Maddalena, la quale non ebbe il tempo di salutarci, rimproverarci che entrò a far parte del gioco.
"Adesso devi prenderci tu" le dissi sferrandole un cuscino dritto alla pancia.
Cercò di giustificarsi blaterando qualcosa poi decise di darsi pace e cominciò a rincorrerci. Poi dopo un'ora di guerra, stanche, affamate e assettate ci fermammo e preparammo tutte e tre la cena. Dopo la cena un film, e poi a dormire. Mi divertii da morire. Maddalena non la smetteva di parlare con l'accento americano entusiasta per la proposta di partire con noi. Partire era il modo esatto per ricominciare da capo, lasciarsi andare, dimenticarsi di tutto e di tutti, come se Amanda non avesse mai perso il bambino, papa non fosse mai partito e neanche Eleonora. E inoltre tutta la storia di Daniel e Christian.
"Merda, Eleonora non può venire" fu l'espressione del mio pensiero.
Non verrà ovvio. Non poteva andare tutto per il verso giusto. Non potrei mai ritardare la partenza per mio volere, ma posso sempre organizzarle una festa d'addio. Nessuno può proibirmi di farlo. Sarà indimenticabile: musica da discoteca a palla per tutta la notte, ragazzi da sballo, cibo a volontá e.. Manca qualcosa. Ma cosa ? Così è troppo divertente, insomma sí, dovrebbe passare uno dei momenti più belli della sua vita ma devo pur sempre dimostrarle quanto mi mancherà, quanto noiose e senza senso diventeranno le mie giornate. Comunicarle che lei rimarrà la migliore dopo tutto.
*Ma certo* sfrecciò un pensiero nella mia mente come un lampo. Uno di quei video ricordi. Una raccolta di foto che renda giustizia alla nostra amicizia.Scusate per questo capitolo di schifo. Ci sentiamo al prossimo. Mi raccomando commentate e fatemi sapere cosa ne pensate.

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Storm
Teen FictionDesy, originaria dell' Estonia, all'età di cinque anni si trasferisce in Canada con i genitori e il fratello maggiore Diego. Da quel maledetto trasferimento non ce'è niente la possa rendesse felice perché forse proprio sotto quella corazza, quell'od...