Capitolo 8

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Saremmo partiti per New York tra non molto, questo era certo. Magari avrei potuto chiarire con mia mamma per tutti questi anni di incomprensione o forse avremmo solo peggiorato la situazione come in quelle fiction americane dove la figlia decide di ripartire prima perché in preda a una crisi di panico per colpa della madre.

"Desy, quando ti deciderai a preparare le valigie?"
"Tra non molto se Maddalena mi permettesse di farlo" risposi con una risata soffocata osservandola maliziosamente mentre tentava di trovare qualche idea per il viaggio annotandola sul mio diario. Non la perdevo di vista un secondo, affinché non si azzardasse a voltare pagina e spifferare i mie segreti al resto del mondo. Per me era già tanto che un semplice libro bianco conoscesse la mia vita così a fondo, lui che non aveva un'anima e se ne fregava di me. Poteva liberamente gridare ai quattro venti che ero scappata alle forze speciali e nessuno l'avrebbe sentito. Tutto però mi metteva una gran paura, chissà forse mia mamma puntualmente leggeva pagina dietro pagina giorno dopo giorno. Spero proprio di no: non tanto per quello che ho scritto ma per la fiducia che lentamente sto riacquistando in lei. Sarebbe un duro colpo sapere improvvisamente che mi tradisce. Ma in fondo chi mi impedisce di pensare che lei sia una bravissima persona, e che per tutto questo tempo non fossi stata io l'unica a complicare la situazione covando rancore per una semplice madre. Adesso però  mi tocca fare un passo in avanti, lasciandomi tutto alle spalle. 
Ed intanto distratta a vagabondare in un mondo in cui mia madre è solo un angelo di marzapane, Maddalena trovò il tempo per voltare la pagina e leggere in primo piano due nomi che non voglio neanche nominare. Mi fanno venire i brividi quei due. Forse perché hanno incasinato la mia vita più di quanto non fosse già prima. 

"Allora.. Christian lo conosco menomale ma Daniel.. chi è Desy...?" insistette con un tono così avveduto da farmi immaginare a cosa stesse pensando questa ragazza folle.

"Tu intanto siediti qui calma" dissi prendendola per le spalle e facendola sedere ai piedi del mio letto. Lei alzò le mani acconsentendo. Come per dire va bene, detti tu le condizioni basta che mi illustri il quadro completo di questo strambo trio. Ed io l'avrei fatto se solo avessi trovato le parole esatte per capirne qualcosa. 
"Prima di tutto noi siamo tre persone distinte per cui non è detto che siamo legati da qualche rapporto"ammisi convinta.
"Certo, vuoi fare una lezione di psicologia dicendomi che neanche vi conoscete voi tre..."
"Taci se vuoi che te ne parli, intesi?" le lanciai un'occhiata per rendere chiara la situazione.
"...dicevo: Christian è un compagno di classe prepotente mentre Daniel è un ragazzo...cieco ma molto dolce ed io... sì insomma mi conosci"

Ammettere che Daniel fosse cieco rendeva l'atmosfera molo più suggestiva e svegliava in me una profonda malinconia per il suo passato, per il momento nel quale aveva perso la vista. La vita era stata crudele con lui più di quanto non lo fosse stata con me.

"Certo, adesso ho capito: Christian ti attrae mentre Daniel ti fa pena" concluse amaramente guardando altrove come se nulla le importasse di quello che stava dicendo.
"No no Maddalena facciamo chiarezza a me non piace nessuno dei due"

"Io non l'ho neanche detto questo" ... Fregata con le mie stesse mani.

Ma perché dovevamo parlare di quello, insomma nessuno dei due ha dimostrato di tenerci veramente a me. Ed io cosa dovrei fare? Lasciar decidere il mio cuore?!  No, mai più, troppe volte ha sbagliato; non permetterò ancora a me stessa di farmi del male. Non lo merito, che se lo mettano tutti bene in testa.

"So a cosa pensi Desy" disse Maddalena alzandosi di colpo dal letto. Mi prese le mani fra le sue e poi mi alzò il viso con le sue dita affusolate fissandomi negli occhi. Mi sentii in imbarazzo: era una strana sensazione, come se mi stesse leggendo nell'anima. Non mi piaceva trovarmi in quella situazione. Era tutto fin troppo trasparente nelle mie emozioni. Sembrava che tutti sapessero cosa fare al mio posto. Lo specchio dell'anima mi fregava fottutamente ogni qual volta si trattasse di ammettere il contrario di quello che provavo.

"Non correre, hai tutto il tempo del mondo, ma non mentire mai e poi mai a te stessa. Sarebbe il più grande errore che potresti commettere"

"Grazie Maddalena" mi feci scivolare quelle parole di dosso come acqua. Erano naturali e scontate ma cariche di sentimento e questo le rendeva uniche e diverse da qualunque altra volta e situazione.

Certo, era tutta una gran confusione fra quei due ma la lezione mi sarebbe servita eccome.

"Allora topolina prepariamo questa valigia" incitai Maddalena con un gesto di mano.

"Sarà dura cara mia.. lasciatelo dire il tuo armadio fa schifo"

"Ehy vacci piano, a me piacciono i miei vestiti. Sono...comodi"

"E l'eleganza e la grazia di una ragazza dove sono finite? Sai: vestiti, gonne, top, tacchi"

Non avevo mai toccato quel genere di abbigliamento, non era adatto a me. In alcun modo credetemi: avrei continuato ad indossare jeans e felpa per mesi, anni, forse per tutta la vita. Per nascondermi, per essere me stessa o per entrambi i motivi. Perché infondo avevo sempre fatto quello e nient'altro. Mi ero sempre protetta dietro delle maschere. Le certezze possono essere poche ed estremamente fragili ma aprire il mio cuore agli altri era naturalmente una follia. E la natura non può essere contraddetta.
"A me bastano questi" indicai il mio armadio estremamente piccolo, poco capiente per la mia anima. Non ero mai stata una di quelle persone che si rifugiava nell'abbigliamento, credendo che una minigonna l'avrebbero resa bella ed affascinante, il fascino ce l'ho eccome e nessuno può dirmi il contrario. Il fascino della mia anima distrutta è tutto quello che amo di me. 

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