Un piede davanti l'altro. Una volta e poi due, cambiando direzione di tanto in tanto. Talvolta avrei dovuto essere altrove intraprendendo il giusto sentiero, evitare di scappare ogniqualvolta mi si presentasse l'occasione. Ma la scelta era stata fatta e l'aereo ci attendeva. Un volo di andata per Londra. Dove mi sarei distratta, avrei ritrovato il sorriso senza pensare a tutto il resto.
"Non sei emozionata?! Una settimana io e te nella capitale d'Europa... Un sogno che si realizza."
Maddy e la sua voce squillante, lei e l'euforia, lo spirito e la gioia di vivere la accompagnavano ovunque. La invidiavo parecchio, perché sapeva far scorrere le parole, sentirsi più forte di chi la circondava, per lei l'altezza non contava affatto, lei era sempre superiore a tutti gli altri. E quando poi si abbassava al tuo livello, ed era triste quanto te semplicemente per empatia, rimediava ai tuoi errori, capiva il perché di ogni cosa senza che gliela spiegassi anche se, in fondo, lei quello sbaglio non l'avrebbe mai commesso.Le strinsi la mano seguendola verso il check-in, lei esperta e sicura, io indifesa e persa. Complementari.
Il via vai di persone mi faceva traballare l'equilibrio. Partenze, ritorni, abbracci, sogni, baci, adii, arrivederci, litigi, un mondo disumanamente pieno mi faceva rendere conto di essere nel posto sbagliato. Ma se forse, così per dire, avessi cominciato a fare l'inverso di come avrei agito solitamente, beh tutto si sarebbe aggiustato ma non sarei stata più io. Impulsiva, acida, fredda, solitaria, aggressiva. Un'altra me. Era giunta l'ora di andare, sul serio questa volta. Ricacciai indietro le lacrime ed avanzai.Il viaggio infondo non era stato un granché, mi era mancato il fiato quando eravamo decollati ma tutto il resto era andato per il verso giusto. Insomma tutto esattamente come avevo previsto: pentimenti, rimorsi, e speranza, di quella fortunatamente ne avevo ancora molta.
"Voi due restate qui ed io vado nella 311, okay?" mia mamma stava controllando le stanze dell'hotel una volte arrivate, per assicurarsi che niente avesse bisogno di manutenzione. Io avrei dormito con Maddy, mentre lei si sarebbe tenuta una camera tutta per sé e forse era meglio così. Insomma trascorrere la notte senza di lei sarebbe stata una nuova svolta, cominciavo a sentire la necessità di nuovi spazi, i 16 anni cominciavano magari a darmi alla testa ma non me la sentivo di tenerle stretta la mano per il resto della vita, se le cose sarebbero dovute cambiare, questa sarebbe stata la migliore occasione per farlo.
"Perché non andiamo da papà?" domandai accostandomi a lei accanto alla porta per rendere privata la conversazione.
"Ti ho detto di non usare questo tono con me chiaro?" mi ammonì come una madre comune, eppure non lo era. Lo strazio nel vederla protagonista della mia vita mi dava sui nervi.
"Se non mi racconti tutto sono costretta a rivolgermi con questo tono, non credi?!"
"Ma cosa vuoi che ti dica..." lanciò un'occhiata oltre cercando di raggiungere Maddy telepaticamente probabilmente per interrompere la conversazione.
"Stai scherzando vero?! Guardami negli occhi e dimmi se ti sembro una persona felice. Su forza guardami" Le accostai il viso al mio.
"Ti sembra felicità questa mamma?! Smettila di fingere di non sapere nulla per una volta. Sforzati almeno di comprendermi. Mamma io non ne posso più. I tuoi silenzi inutili, quando sei lì immobile e chissà a che pensi. Chissà se mi pensi mai. Sei distratta, distaccata, fredda. Insomma non puoi essere come tutte le altre madri? Cosa ti costa per una volta chiedermi con sincerità come sto. Perché non mi racconti mai niente? Tutti questi anni a fingere un film che non esiste. Basta. Io non ne posso più. Sto crescendo e neanche te ne rendi conto, piango tutte le sere quando vado a letto, e mi sveglio con un sorriso enorme. Sono lunatica e sono innamorata e tu non te ne rendi conto"
Abbassai di scatto lo sguardo per terra pizzicata dalla realtà."Quindi o mi dici come sta mio padre o vado io a cercarlo. Ne ho il diritto lo capisci che io ci tengo a lui, nonostante tutto?!" Stavo letteralmente urlando trasportata dalla frustrazione per come erano andate le cose.
"Scusate disturbo?" domandò Maddy sbucando dal bagno improvvisamente con estrema cautela.
"Stavo giusto dicendo che è tardi. Io vado a riposare" concluse la donna chiudendosi la porta alle spalle.
Proprio quando avrebbe dovuto rispondere, dirmi in faccia che si era fatta un'altra vita senza me, Diego e papà.Il visualizzato senza risposta fatto persona. E avrei urlato più forte, preso a calci il letto, sbattuto forte la porta, a fanculo le conseguenze e chi se ne frega di quello che viene dopo. Ma preferivo il silenzio, la rabbia dentro, le parole non dette e le lacrime nascoste che scorrono tra le vene. Quelle gocce di bruciore che potrebbero infiammare il mondo interno, cambiare i sentimenti e anche il resto. Ma che non possono abbracciare l'ossigeno, non possono ascoltare il refrigerio del vento, le gocce di rabbia sono poesia dell'anima che sceglie di nascondersi dietro a un paio di pupille. E poi ti capita di incontrare quegli occhi che di gocce di rabbia ne hanno in abbondanza da dividere in due, perché da soli non sopportano il loro peso. Quelle sono le persone che vanno amate, quelle che ne hanno bisogno più di altri. Ma in fondo è solo questione di saper incastrare il tuo cuore con quello sguardo, perché solo il cuore è in grado di riconoscerli.
Christian li aveva riconosciuti i miei e pur perdendo le parole, le conferme c'erano tutte, una dietro l'altra.
Aprii la valigia poggiandola sul materasso e ne trassi la felpa nera, la portai al viso assaporandone il profumo, ogni singola istante vissuto. E sorvolai ogni particolare riconducendo i miei pensieri alle sue braccia, proteggendomi, rinchiudendo il mio mondo in quella fortezza.
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Storm
Genç KurguDesy, originaria dell' Estonia, all'età di cinque anni si trasferisce in Canada con i genitori e il fratello maggiore Diego. Da quel maledetto trasferimento non ce'è niente la possa rendesse felice perché forse proprio sotto quella corazza, quell'od...