Cap.1

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Nulla. Oscurità. Silenzio.
Non riesco ad udire nessun rumore.
Non percepisco nessun suono.
Ho la gola secca, la bocca asciutta, le labbra tagliate.
Mi gira la testa e sento la terra tremare sotto di me.
Qualcosa mi impedisce di aprire gli occhi...
Mi bruciano le guance e le orecchie fischiano.
Attraverso il tatto, riesco a capire di essere sdraiata su una superficie morbida e liscia come l'olio.
Mi sento sprofondare.
Mentre tento di alzarmi, l' acidità mi invade il corpo ed il dolore che provo è talmente straziante da non riuscire a trattenere i conati di vomito.
Riesco a percepire il calore.
Un calore ustionate, come il fuoco.
A fatica, creo una piccola fessura tra le ciglia ma vengo immediatamente accecata da una luce potentissima.
Quest'ultima mi costringe a posizionare la mano sopra la fronte, per poter vedere.
Non appena riacquisto la capacità visiva capisco subito di essere circondata da sabbia.
Sposto lo sguardo altrove ma è tutto coperto da minuscoli granelli dorati.
Non esiste niente.
Ci sono solamente io qui.
Il bruciore comincia a farsi sentire in ogni parte del mio corpo, la temperatura è veramente alta in questo luogo.
Non posso più stare qui, rischio di diventare uno spiedino.
Così mi reggo sulle mie esili gambe e comincio a camminare, verso l'ignoto.

La fatica è immensa.
È come se la sabbia cercasse di risucchiarmi i piedi, per impedirmi di avanzare.
Ho molto caldo e la mancanza di aria non mi permette di respirare.
Successivamente il mio sguardo si concentra su ciò che indosso: una normale maglietta lunga fino a metà coscia e dei semplici pantaloni neri aderenti. Ai piedi porto degli scarponcini alti fino alla caviglia e, inoltre, possiedo un cappuccio di seta bianca del quale non capisco l'utilità, visto dove mi trovo.
Sono nel deserto, non piove molto spesso qui...

Cammino per dieci lunghi minuti ma il paesaggio è tutto uguale.
Ho come l'impressione di girare in tondo ma la grande quantità di dune di sabbia mi impedisce di accertarmene.
Le mie impronte sono state cancellate dal lieve venticello che da poco si è alzato, quindi sarà ancora più difficile orientarsi.
Sono stanca. Mi tremano le gambe. Ho le mani screpolate, gli occhi lucidi.
Si inumidiscono nel momento in cui i granelli di sabbia entrano in contatto col bulbo oculare, provocando fastidio. Le lacrime iniziano a scivolare sulle guance arrossate fino ad arrivare alle labbra.
Ho una sete pazzesca ma, purtroppo, nel deserto è difficile trovare dell'acqua.
Spero di avere fortuna e di trovare un' oasi dove poter riposare nelle prossime ore.
Mi faccio forza e mi rimetto in marcia.

Viaggio per un'ora, invano.
Sono arrivata alla conclusione che non esista neanche la più piccola forma di vita qui.
Ma come ci sono arrivata?
Perché mi trovo in questo posto orribile?
Non ricordo niente.
Solo un nome.
Mi risuona continuamente in mente.
Allison.
Mi chiamo Allison.
Si ripete, come un' eco.
Le mie orecchie non avvertono ancora completamente i suoni quindi devo affidarmi alla vista.

Cammino ancora per qualche metro arrivando in cima ad una duna di sabbia.
Da qui, forse, riuscirò a vedere più distante da me.
Mi porto una mano sopra gli occhi per riuscire ad osservare meglio.
Nulla.
Mi lascio scappare un sospiro e resto immobile, pietrificata.
Non so più cosa fare.
Sono abbattuta.
Non ho trovato niente, neppure un riparo dove poter passare la notte.
Non possiedo delle armi, sembrano non esistere oasi e se ci fosse della legna potrei accendere un fuoco ma, a quanto pare, dovrò rinunciare.
Ormai, credo sia impossibile sopravvivere da soli, senza risorse, in un luogo del genere...
Alzo la testa per guardare la posizione del sole: dovrebbero essere le 19:00 circa.
Sono spacciata.
Si sta facendo buio.
Non arriverò a domani, non senza un riparo...
La disperazione prende il sopravvento.
La mia mente è sommersa da pensieri.
Decido di sedermi su quella stessa collinetta di sabbia ed aspettare la mia ora...
Poco dopo noto qualcosa alla mia destra.
Un' enorme roccia cava, distante circa uno o due chilometri da me, attira la mia attenzione.
Potrebbe essere un ottimo riparo per la notte.
Decido, quindi, di avvicinarmi.
Stranamente le mie gambe sembrano aver ripreso forza o forse è solamente per l'euforia.
In effetti, sono felice di aver trovato qualcosa che non sia sabbia in mezzo a questa terra desolata.
Spero sia abbastanza profonda da permettere di ripararmi dal freddo, solo per stanotte.
Agitata, comincio a correre, come se la possibilità di raggiungere al più presto la roccia potesse fare la differenza.
Non sento più nessun dolore e la stanchezza è svanita.
Forse non morirò.
Non oggi.

|| SPAZIO AUTRICE ||

Ciao a tutti!!!
Mi chiamo Valentina e ho iniziato a scrivere questa storia molto tempo fa, ma mi sono decisa solo ora a pubblicarla...
Questo è il primo capitolo, sembrerà strano....molto strano
Spero che vi piaccia!
Cercherò di mettere il prima possibile il secondo capitolo così capirete qualcosa in più ahaha.
Un bacione!
- Valeee

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