Cap. 22

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È passato un po' di tempo da quando ho visto Megan. Penso tra me e me, nella speranza che qualcuno si accorga della mia presenza. Vorrei andarla a trovare, non ho più avuto sue notizie. Di lei ricordo solamente i suoi capelli blu, il suo sguardo ghiacciato e la brutta ferita sulla gamba. Il sangue sul terreno, il coltello di Susan, il viso di James, sembrano sfumati, quasi spariti e sostituiti da altri pensieri inutili.
Stando qui, realizzo sempre più di essere sola, di non star volando come dovrei, bensì di essere a terra, appesantita dalle preoccupazioni.
Non c'è nessuno nei paraggi. Martijn non si vede, nemmeno James.
Nessuno può vedere ciò che sto facendo, quindi in un certo senso posso permettermi di fare quello che voglio.
Voglio andare da Megan, magari anche da Logan. È l'unica persona con la quale posso parlare e stare bene. Logan mi fa sentire me, Allison. Tuttavia non lo vedo da un po'...
È un amico, nonché la prima vera persona che io abbia conosciuto qui. È stato il primo ad avermi trattata come un essere umano.
Mi dirigo così verso la capanna ormai ultimata. Il villaggio sembra deserto. Durante il tragitto non incontro nessuno. Mi domando dove siano tutti. Esattamente come quando ci si risveglia da un sogno durato un'eternità e ci si ritrova da soli in mezzo al mondo. Mi capita spesso ultimamente. Tutto questo mi fa scoppiare un gran mal di testa.
Cerco di non farci caso e continuo a camminare tranquillamente finché non giungo al luogo prestabilito, nel quale dovrebbe esserci la ragazza che cerco.
La tenda è aperta quindi entro lentamente.
Immediatamente noto una piccola figura azzurra vicino ad una parete col viso rivolto verso di essa, sdraiata, con le mani sul ventre.
È Megan. Sta riposando, ma sembrerebbe quasi morta agli occhi di uno sconosciuto.
Malgrado la paura di svegliarla, mi avvicino con cautela, tentando di non far rumore. Noto immediatamente che la benda, qualche settimana fa posata sulla sua gamba, è sparita.
La ragazza presenta solamente una crosta che ricopre la ferita.
Sta guarendo e questo mi rende felice.
Continuo ad assicurarmi con lo sguardo che non ci sia nessuno con noi due dentro la tenda, il che non so se sia un bene o un male. Strano che nemmeno una persona sia qua con Megan, è completamente da sola.
Ne approfitto per avvicinarmi ancora di più e dare un occhiata al suo viso.
Dolcemente mi sistemo inginocchiata accanto a quello che dovrebbe essere il suo letto fatto di legno. Mi appoggio leggermente con i gomiti sulla parte di superficie non occupata dal suo esile corpo. Tengo le mie mani sotto al mio mento e la osservo.
Osservo ogni suo piccolo particolare, cosa che non ero mai riuscita a fare prima. Forse perché non ne ho mai avuto il tempo, l'opportunità o semplicemente per timore di incontrare il suoi occhi di ghiaccio.
Le sue labbra sottili sembrano quasi presentare un piccola curva, come se stesse sorridendo o fosse sollevata dal riposo, dal fatto che la ferita stia guarendo. La fronte è liscia e le sopracciglia rilassate. Il suo respiro è regolare. Mi incanto quasi a vedere il movimento del suo ventre, il continuo alzarsi ed abbassarsi del torace. Riesco addirittura a percepire il battito del suo cuore. Come una semplice melodia, rimango lì a guardarla imperterrita, non curante nemmeno del tempo che scorre.
In tutte le sue caratteristiche, sembra un'altra persona. Come se durante il sonno si fosse trasformata e tutto ciò che la rende forte e temeraria fosse mutato nel suo esatto opposto.
Ed è straordinario come in questo momento il mio conto su di lei stia cambiando anch'esso. È una strana sensazione.
Una sensazione che viene immediatamente interrotta da una voce dietro di me.
« Che ci fai qui? » Lo riconosco. Sono certa che sia Logan. Il suo timbro di voce è inconfondibile, acuto ma nello stesso tempo profondo, difficile da descrivere a parole.
Mi giro di scatto, come quando si è in preda ad uno spavento immediato, e prima di rispondere lo guardo, pensando a cosa dire.
« Sono venuta a vedere come sta Megan. È da tanto che non la vedo, nessuno ha più detto nulla. »
I suoi occhi si precipitano su di lei, ancora avvolta nel sonno. Sembrano quasi lucidi. Riesco ad intravedere le sue pupille dilatate ed il color nocciola delle iridi ancora più vivido.
« Sta bene. » Afferma poco dopo sicuro di sé.
« Lo vedo. »
Segue una lunga pausa di silenzio. Entrambi non sappiamo cosa dire. Entrambi proviamo imbarazzo nel pensare di non esserci rivolti la parola per più di una settimana quasi. Ed è tutto così bizzarro, questa situazione. Perché ci siamo ritrovati a conversare proprio qui, di fianco a Megan?
Faccio fatica a guardarlo in faccia, ho paura che il mio viso, le mie guance siano tinti di rosso dalla vergogna. Magari sta pensando pure lui alla stessa cosa.
Faccio tintinnare parecchie volte le unghie contro la superficie di legno sulla quale è adagiata la ragazza dai capelli blu. Purtroppo non riesco a sopportare il silenzio, è così tagliente e doloroso alle volte. E questo sembra fatto di ghiaccio duro da rompere, tanto che nessuno dei due vuole provarci per primo.
Lo vedo con la coda dell'occhio. Non si muove, è immobile in piedi di fianco a me. Sembra una statua, un'inquietante statua di marmo, con lo sguardo fisso, le braccia distese lungo il corpo e le gambe tese. Solamente i capelli vengono mossi dalla lieve brezza proveniente dall'esterno della capanna e ciò mi riporta alla realtà.
Da quanto tempo sto qui? Da quanto tempo ho lasciato il mio lavoro e... Martijn?
Un brivido mi percorre la schiena. Solo al pensiero di quel ragazzo il mio cervello smette di riflettere. Ho paura. Paura che si sia accorto della mia assenza. Paura che lo riferisca a James. Paura di finire nei guai.
Devo tornare indietro subito.
Sempre cercando di essere, o perlomeno sembrare, il più tranquilla e disinvolta possibile, soprattutto per evitare di svegliare Megan, mi alzo e senza nemmeno rivolgere uno sguardo a Logan, mi dirigo verso il luogo dal quale sono partita, sperando che sia tutto a posto.
Non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di Martijn in piedi in mezzo al prato, con le braccia conserte, quegli occhi e quelle cicatrici intenti a catturare i miei movimenti. La sua mascella tesa e le sue sopracciglia aggrottate pronte a terrorizzarmi. Forse la sono già.
Affretto il passo.
Sento Logan pronunciare il mio nome un paio di volte, ma non ho intenzione di voltarmi. Ho perso troppo tempo per oggi, non posso più permettermelo d'ora in avanti.
Nello stesso momento però, a causa del mio carattere docile e malleabile, non riesco ad andarmene lasciandolo lì su due piedi improvvisamente.
Ruoto leggermente la testa mentre varco la soglia della capanna e l'unica parola che la mia mente riesce a comporre e la mia bocca a scandire è "Scusami."
Dopodiché sparisco dietro il rivestimento in pelle del nascondiglio.

***
MARTIJN'S POV

Mi è sparita da sotto gli occhi. Com'è possibile?
Lo sapevo che non era il ruolo adatto a me. Non sono un babysitter. Non sono nessuno in questa merda di posto.
Ora devo pure mettermi a cercarla, come se mi importasse qualcosa di lei. Fosse per me la lascerei abbandonata al suo destino. La mia filosofia è semplice. La ragazzina ha voluto fuggire, sottrarsi alle regole del villaggio? La ragazzina subirà le conseguenze. Sarebbe tutto molto più semplice e di sicuro più efficace.
E invece no.
Per il rispetto di tutti, per ordine del leader e per il "bene" della ragazza, devo assicurarmi che stia bene, che non le sia successo nulla, che non sia diventata cibo per qualche animale.
Sento la rabbia pervadermi il corpo, da capo a piedi. Diventa sempre più intensa.
Mi è difficile mantenere la calma. Provo emozioni anche io, nonostante tutti intorno a me affermino il contrario. Forse riesco a nasconderle, dietro queste cazzo di cicatrici. A volte pizzicano la pelle sotto l'occhio, mi provocano fastidio ma ormai ci ho fatto l'abitudine.
No. Per niente.
Nessuno mi guarda mai negli occhi.
Nessuno è mai in grado di oltrepassare con lo sguardo i solchi rossi e gonfi che ricoprono la parte destra del mio viso.
Nessuno è in grado di renderle invisibili.
Rimarrà così per sempre.
Sono loro a dominare me.

Mi trovo davanti al grande albero, dove solitamente lavora la ragazzina. E, ovviamente, lei non è qui.
Non mi va di cercarla. Tornerà.
Tutti i cuccioli di animali si comportano così. Prima lasciano la tana, esplorano, incontrano pericoli ed infine ritornano spaventati a casa.
Lei non è diversa dagli altri animali.
È soltanto un cucciolo che non ha ancora imparato a cavarsela da sola.
Spetta a me insegnarle, non appena tornerà.
Ora so perfettamente che cosa fare.

ALLISON'S POV

Il battito del mio cuore aumenta all'accellerare del passo.
Manca poco. Manca veramente poco e vedrò Martijn. Non so più a cosa pensare, sono stravolta, voglio solo che accada in fretta.
Pochi metri più tardi lo vedo.
Esattamente come me l'ero immaginato.
Sguardo arrabbiato, braccia conserte e gambe leggermente divaricate.
A mano a mano che mi avvicino riesco a delineare i dettagli del suo viso. Le cicatrici sotto l'occhio destro sembrano voler esplodere dalla rabbia.
Abbasso lo sguardo e rallento, consapevole di quello che accadrà tra pochi minuti.
D'altronde è stata colpa mia. Sapevo a cosa sarei andata incontro.
Sono in grado di percepire i suoi occhi costantemente puntati su di me, come in un atteggiamento di attacco. Io sono la preda e lui il predatore.
Mi fermo, una volta giunta davanti a lui.
Le punte dei nostri piedi quasi si sfiorano. Sento il suo respiro nervoso.
Mi preparo a ricevere il tono deciso della sua voce e invece tutto ciò che sento è la sua mano attorno al mio polso. La sua forte presa che quasi mi ferma il sangue, come se avesse paura che scappi un'altra volta da lui.
Inizia a camminare, tirandomi con forza per segnalarmi di seguirlo e di non fare altro.
Cammina deciso verso la casetta di legno nella quale schiaccia sempre un pisolino mentre io lavoro.
Non dice una parola.
Non era esattamente questo che mi aspettavo. Sento i miei muscoli come bloccati. Come se, da un momento all'altro, potessi fermarmi di colpo e accasciarmi a terra. Ma lui sarebbe in grado di trascinarmi verso il suo obbiettivo, noncurante di ciò che potrebbe succedermi.
Poco dopo apre di colpo la porta in legno, facendo scattare velocemente la serratura e infine entra all'interno della costruzione.
Finalmente mi lascia. La mia mano formicola ed è di un colore pallido. Mi fa male il polso da quanto le sue dita stringevano la mia pelle.
Sento i suoi passi dietro di me e successivamente una grande cassa, posta di fianco ad una parete, aprirsi.
Mi volto, sfregando la mia mano sul polso dolorante. Lo osservo e noto dei piccoli segni arrossati che presentano la forma dei polpastrelli. Sfrego i denti come per cercare di smorzare il bruciore.
Martijn si china e raccoglie dal baule delle armi ma non riesco a capire di cosa si trattino. Non sono molto attenta a ciò che mi circonda. La mia mente è ancora ferma là fuori, davanti all'albero.
Successivamente si alza e mi porge degli oggetti.
Un arco, una faretra e delle frecce. Queste ultime presentano una punta di ferro da un estremità e tre piccoli pezzi di piume dall'altra.
Infine, le mie orecchie catturano la sua voce, più sicura che mai.
« Vuoi scappare via da qui? Bene, andiamo. »

|| SPAZIO AUTRICE ||

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~Valeee

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