I giorni passano lentamente, sotto la luce del sole, l'ombra delle nuvole e il freddo della pioggia. Le temperature cambiano, il tempo fa altrettanto, la natura si muove, vive... cosa che al contrario non accade in me. Come incatenata da degli obblighi, imprigionata dietro a delle sbarre fatte di regole e divieti, proseguo la mia vita monotona e grigia a intagliare manici di lance, ad affilare coltelli e ad ascoltare il suono del vento che mi sposta i capelli. Mentre Martijn... Martijn non rivela il minimo interesse nei miei confronti.
Sto imparando ad accettarlo, nonostante cerchi di parlargli il meno possibile. Non voglio avere contatti con lui, se non in situazioni necessarie. Non mi importa di lui, voglio solo che mi insegni a cacciare. Niente di più.
L'ho osservato tanto, non posso negarlo. Sento come un dejavu. Come se l'avessi già incontrato altrove, in un' altra vita, in un altro mondo. Mi ricorda qualcuno. Qualcuno che la mia mente non è in grado di identificare, poiché offuscata come un vetro appannato dal calore. È strano nello stesso tempo come mi sia chiesta, fin dal primo giorno, cosa sia successo alla mia capacità di riflettere, ai miei sensi, alla sensibilità del mio corpo. È cambiato, si sta adattando a questo posto?
Percepisco in continuazione sensazioni particolari, che non sono nemmeno in grado di spiegare.
Ed i solchi sulla mia pelle, sul mio polso. Rossi, ruvidi, profondi. Bruciano, ma sopporto. Non posso fare altro.
E tutte quelle domande che sorgono spontanee nella mia testa, ho imparato ad abbandonarle, a lasciarle annegare nello sconosciuto oblio. È inutile rincorrerle senza una risposta.
Precisamente sono passati sette giorni da quando Martijn ha scagliato le mie prime armi contro l'albero che, come sempre, si trova davanti a me. La sua corteccia presenta dei tagli, delle venature più chiare, delle cicatrici.
Quella stessa corteccia rugosa è simile alla mia pelle ferita. Le foglie sono mosse dal vento così come lo sono i miei capelli. È incatenato dalle sue stesse radici, costretto a stare fermo per sempre, di fronte a me.
Troppo spesso le scheggie di legno mi penetrano nelle mani ed il fastidio che provocano è insopportabile. Sussulto ogni volta che una spina viene a contatto con la pelle. Eppure continuo con il mio lavoro.
Il ragazzo che ora sta camminando avanti e indietro poco distante da me, non sembra notarmi neanche per sbaglio. Ed io non ho voglia di farmi notare. Le idee che abbiamo l'uno dell'altra sono reciproci.
Dovresti parlargli.
Perché? Perché dovrei farlo? E perché dovrei essere io la prima a farlo?
Hai bisogno di lui. O rimarresti su questo morbido tappeto d'erba ad intagliare legna a vita.
Odio le voci nella mia testa. Quei loro toni da saputelle fastidiosi. Non posso negare che abbiano ragione.
Mi lamento continuamente del comportamento di Martijn, di come sembra "non considerarmi", del fatto che non si sia ancora deciso ad insegnarmi qualcosa, ma io non sto facendo nulla per ribaltare la situazione, per cambiare le carte in tavola. Se non ci penso io, finirò per dargliela vinta. Elaboro discorsi nella mia mente mentre, ormai, le mie mani lavorano e si muovono automaticamente. Potrei trovargli delle scuse per attirare la sua attenzione. Potrei accidentalmente ferirmi col coltello. Oppure potrei semplicemente dirgli le cose come stanno, facendo fuoriuscire tutto ciò che ho dentro da tempo, liberandomi da un peso.
Più lo guardo, più osservo la sua schiena rivolta verso di me, e più mi rendo conto che sia una cazzata. Mi sto scavando la fossa da sola. Dato il suo carattere, la prenderebbe male.
Fingere è la mia unica via d'uscita da tutto ciò. Devo fingere di non essere Allison, la ragazza timida ed insicura che lui conosce. Anzi, non la sarò più d'ora in avanti.***
Sono passate circa un paio d'ore e non ho ancora idee per la testa. Il sole non aiuta, sento il mio capo bollente e le mie mani sembrano doversi sciogliere da un momento all'altro. È difficile trovare qualcosa di adatto per poter ingannare quel ragazzo. È furbo, scaltro, senza peli sulla lingua. Riuscirebbe a comprendere il tono falso della mia voce da miglia e miglia di distanza. È quasi come se fosse dotato di superpoteri, come se riuscisse a percepire ogni cosa e a non essere turbato da nulla.
Continuo a pensare. Forse a fine giornata porterò a termine qualcosa, oltre alle armi.
Sembro quasi isolata dal mondo nel momento in cui dei passi dietro di me attraversano la radura circostante.
Me ne accorgo per un soffio, mi volto e vedo James camminare verso il ripostiglio di legno dove, probabilmente, anzi sicuramente, si trova Martijn. È strano come in tutto questo tempo non mi sia accorta della sua assenza.
Scruto James con sguardo interrogativo e nello stesso tempo anche stupito. Non si era più fatto vivo da quando mi aveva assegnato a Martijn.
I suoi occhi incontrano i miei appena prima che varchi la soglia della porta. Mi sorride. Un sorriso semplice ed innocente.
Lui si che sa nascondere la verità...
Dopodiché mi lascia di nuovo sola all' esterno.
La mia mente elabora pensieri sempre più complessi man mano che i minuti scorrono.
Non riesco a sentire niente, nonostante sia immersa nel silenzio più totale.
Stanno sicuramente discutendo su qualcosa. Magari qualcosa di importante. Qualcosa che riguarda te, Allison.
Mi blocco. Sta succedendo qualcosa e devo saperlo. Non posso rimanere in questo stato di inconsapevolezza per sempre. Fa male, non mi fa stare bene.
Finirò per impazzire.
Avvicinati.
Non posso, non sono abbastanza tosta per farlo. Significherebbe spiare.
Ma nello stesso tempo la curiosità sta esplodendo dentro di me, tanto da non riuscire più a trattenerla.
Solo pochi secondi Allison.
Le voci continuano a ripetersi, sempre più intensamente. Mi sta scoppiando la testa. Non riesco più a resistere.
Abbandono la solitudine e le lame taglienti che stringevo nei palmi delle mani e mi incammino verso quella porta, assicurandomi di non essere vista. Mi volto. A causa dell' adrenalina che scorre nelle vene, sento perennemente una presenza alle mie spalle, nonostante non ci sia nulla e nessuno. Cerco di non rendere udibile il rumore dei miei passi tra l'erba secca e qualche pozzanghera. Quando finalmente giungo dinanzi alla piccola casa di legno sento le loro voci, la voce di James e Martijn.
Quindi accosto l'orecchio vicino ad una fessura in modo che il suono possa passare meglio. E resto in silenzio, ad ascoltare parole che non comprendo.
« Dobbiamo muoverci Martijn. »
« E io cosa dovrei fare!? Non posso fermare quei mostri! »
« Non ho detto questo! Cazzo Martijn ma non lo capisci? La Luna Blu è alle porte, gli Spaccaossa sono a pochi chilometri da noi e la ragazza... lei è là fuori ad intagliare stupidi coltelli al tuo posto. »
Il mio cuore batte forte. Sentire uscire queste parole dalla bocca di James con quel tono così... cattivo...
Non capisco cosa stia succedendo.
« Lo sai meglio di me che Osrim è maledetta. Se aspettiamo ancora, non usciremo vivi dalla foresta. »
Sento sbuffare ed il suono proviene da Martijn. Non aggiunge altro, anzi, inizia ad avanzare verso la porta, dove mi trovo io.
Sto tremando. Devo assolutamente nascondermi. Decido di rifugiarmi nella zona più vicina, di fianco alla parete laterale del ripostiglio e rimango accovacciata in attesa di sentire la porta sbattere.
Eppure così non accade. Martijn rimane all' interno. Attraverso uno spiraglio, riesco a vedere cosa sta succedendo. Il ragazzo con le cicatrici tiene una mano appoggiata alla porta e gli occhi puntati su James, posto dall' altro lato della stanza.
« Istruisci la ragazza, Martijn. Non possiamo fermare quelle bestie solamente tu ed io. »
Successivamente la porta si apre seguita da un tonfo e da una frase, due parole che risuonano nella mia testa sottoforma di eco: « Lo farò. »|| SPAZIO AUTRICE ||
Scusate per l'assurda inattività.
Per farmi perdonare il capitolo di oggi, come potete notare, è più lungo.
Spero vi piaccia e che non annoi.
Ringrazio tutti coloro che continuano a leggere Virus fin dalla pubblicazione del primo capitolo e soprattutto chi mi supporta sempre e mi spinge a continuare (Gianlu_A350 SimonaCignoli softasija)
Grazie mille!~ Valeee
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Virus
FanfictionUn' avventura segnata dal destino. Un amore stravolto da uno strano sogno. Un Virus mortale. «Io ti amo, Allison. Nonostante possa farti paura, nonostante possa essere pericoloso...» - tratto da un capitolo. - «È questo che vuoi? È lui che vuoi? Un...