Cap. 19

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Non vedo l'ora di potermi finalmente addormentare. Di lasciarmi andare, di farmi rapire dai pensieri, malgrado molti di questi siano maligni e dolorosi. Aspetto solo il momento di potermi sdraiare sotto la capanna ad immaginarmi le stelle, i tramonti, la luna e tutte le cose belle che la natura offre. Poiché questo mi calma, mi rilassa, mi piace.
Oggi è stata una giornata faticosa, nonostante non abbia fatto niente, ma sento la testa esplodere dalle troppe informazioni. Necessito una pausa, devo staccare la spina per qualche ora.
Mangiamo tutti quanti attorno al fuoco, dopodiché ci stendiamo a terra, sfiniti dal lavoro.
Ancora non riesco a togliermi dalla testa l'idea di essere nel corpo di spedizione, ma ancora di più il pensiero di dover imparare da Martijn. L'unica persona presente in questo casino della quale non sono riuscita ancora a delineare un quadro approssimativo di ciò che può essere, di ciò che può celarsi dietro quelle cicatrici.
Non mi fido di lui.
Non mi fido di nessuno, purtroppo.
Nemmeno di me stessa.
Perché in questo mondo niente è sicuro. L'unica certezza è la consapevolezza di dover lottare per sopravvivere, ogni giorno, forse per sempre...

***
Devo smetterla. Sto mandando in rovina la mia capacità di riflettere, quella che ancora la potenza di tutto ciò non mi ha ancora strappato via.
Decido di riservarla, di spingere l'interruttore e spegnere la luce nella mia mente.
Domani è un altro giorno.
Un altro orribile giorno.
Mi metto comoda, le braccia sotto la testa, i capelli lungo la schiena, le gambe piegate. Chiudo gli occhi e viaggio lontana da qui, fino all' arrivo del sole.

JAMES' POV

Stanno già tutti dormendo. Tutti tranne me e Martijn. Abbandoniamo la capanna, per evitare di disturbare gli altri e gli ordino di seguirmi.
Non appena raggiunto un luogo abbastanza distante da quello precedente, mi posiziono di fronte al ragazzo.
Devo informarlo di ciò che gli spetta, delle responsabilità che sto per affidargli e di tutte le aspettative ed i pensieri che ho nella testa.
Spero solo che mi capisca.
Si parla di Allison, non ho idea di come possa reagire.
Comincio a parlare, spiegando ogni particolare del colloquio con la ragazza di questo pomeriggio e anche della mia decisione presa nel momento in cui Martijn ha abbandonato la conversazione.
« Sei in gamba, mi fido di te. Non voglio assolutamente che tu la abbandoni o la rifiuti. »
Faccio una pausa.
Il suo viso rimane lo stesso di sempre.
Apatico.
Ormai non dovrei nemmeno più sorprendermi di ciò, lo conosco da più di un anno, ma a volte mi chiedo come faccia, insomma, come possa non provare emozioni...
« Ho deciso di affidarti la ragazza, Martijn. » Concludo secco e convinto della mia scelta più che mai.
Una sola parola esce dalla sua bocca, pronunciata con tono basso, estremamente calmo. Ed è un nome.
« Allison? » Domanda infine.
Annuisco.
Non segue alcuna reazione da parte sua. Mi fissa incessantemente negli occhi, ma non riesco a comprenderlo. Nessuno riesce, malgrado lui ci provi.
I nostri volti sono illuminati dalla fiamma che sovrasta un bastone di legno, nella mia mano, poco prima che lui se ne vada, col cappuccio sulla testa, nel buio della notte, senza aggiungere niente.

ALLISON'S POV

Percepisco calore e una sottile luce attraverso le palpebre chiuse.
È l'alba.
Vengo successivamente svegliata dai ragazzi, dai loro movimenti e dalle voci che rimbombano all' interno della tenda.
Mi sistemo le scarpe e, senza incrociare lo sguardo di Logan, mi dirigo all' esterno, da James.
È da ieri che non scambio più parola con Logan. Non riesco a capire nemmeno il motivo, è come se ci stessimo evitando, entrambi, l'uno dall'altra.
Spero non se la sia presa per quel discorso, è l'ultima cosa che vorrei in questo momento. Devo chiarirmi con lui, il più presto possibile. Non posso perdere l'unica persona in grado di capirmi in questa gabbia di matti.
Una volta fuori, individuo immediatamente il leader, poco lontano da dove mi trovo e mi affretto a raggiungerlo. Cammino velocemente, spinta da una sensazione che ancora non riesco a spiegarmi, da un qualcosa simile all' impazienza.
Tutto ciò che mi illustra è il luogo dove potrò incontrare Lui. Ogni volta che pronuncia quel dannato nome, mi si aggroviglia lo stomaco, percepisco acidità, così come il suo carattere è.
Mi indica col dito il sentiero da compiere, assicurandosi più volte che abbia capito, nonostante il villaggio sia poco grande.
Non sapendo che fare, accenno un finto sorriso e lo ringrazio prima di voltargli le spalle e abbandonare quel luogo.
Ad ogni passo che compio, una sorta di agitazione cresce in me, come se dovessi veramente inoltrarmi in quella foresta da sola, senza nessun tipo di preparazione fisica o psicologica. Non voglio assolutamente pensare che questa strana sensazione sia dovuta all' immagine di lui che si assembla nella mia mente, a mano a mano che mi avvicino al posto designato. Non devo.
Perché uno come Martijn dovrebbe farmi sentire così?
Insomma, nemmeno lo conosco.
Non so niente di lui.
E sinceramente, non mi interessa scoprire nuove cose a riguardo.
Respiro profondamente più volte, dopo essermi accorta di aver portato a termine la camminata.
Ora solamente pochi passi mi separano da lui. Riesco già a vederlo, poco distante.
In che razza di situazione mi trovo?

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