3 Capitolo

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Quella mattina fu davvero difficile svegliarsi.
Il trillo della sveglia mandò immediatamente in cortocircuito il cervello allenato di Hermione, la quale si destò con una terribile emicrania.

Massaggiandosi la testa si alzò dal letto barcollando leggermente, e barcollò ancora anche quando si sedette al tavolo dei Grifondoro nella Sala Grande.

«Buongiorno Mione! Dormito bene?» chiese un'allegra Ginny, con i suoi soliti capelli rosso brillante a far da cornice al suo viso pallido.
«Splendidamente...» rispose Hermione, che sconsolata non ebbe nemmeno il coraggio di guardare il cespuglio castano che si ritrovava in testa.

«Beata te Herm! Io ed Harry abbiamo fatto notte in bianco per giocare a Carte Incantate! Guarda!» Ron accarezzò con le dita le profonde occhiaie che solcavano la parte inferiore dei suoi occhi, esibendo una delle sue famose smorfie.
Harry ridacchiò divertito, ma il suo sorriso si spense nel vedere l'aria corrucciata della sua migliore amica.

«Ancora con quello stupido gioco? Non posso credere che avete speso un'intera notte solo per questo! E ora non seguirete neppure una lezione!» sbraitò irata Hermione, posando la forchetta che teneva in mano, sperando che così si sarebbe calmato l'istinto di tirarla loro addosso.
«Datemele immediatamente! Da ora in poi vi saranno sequestrate!»

Harry tirò fuori dalla tasca il mazzo di carte imbronciato, ma prima che la bruna potesse prenderne il possesso gliele sottrasse velocemente dalla mano e le aprì a coda di pavone.
«Dai Herm, guarda almeno come sono ingegnose! Dai, scegline una!» tentò l'occhialuto sperando di farle cambiare idea.

Hermione si morse il labbro a sangue, mentre afferrava una carta a caso con gesto stizzito.
Si ritrovò di fronte la proiezione obliqua di un folletto dei boschi, il quale si inchinò elegantemente.
La ragazza stava per gettare furiosa il pezzo di cartoncino incantato quando la creatura parlò con voce meccanica:
"L'amor sincero del prode non può  nulla contro l'acerbo del garofano."

«Ah Mione ha beccato il nano malefico!» intervenne Ginny, che si era intrattenuta fino a quel momento con Dean Thomas.
Harry e Ronald rimasero in silenzio, sperando che l'amica non si arrabbiasse più del dovuto.

Hermione, al contrario, stupì tutti quanti: sospirò pesantemente, come se stesse pensando a qualcosa che nessuno di loro poteva intuire, e si mise la carta incantata in tasca.
«Questa me la tengo, con la speranza che non possiate giocare senza di essa. Vi avverto, se solo osate appisolarvi alla prima lezione dell'anno non finirete integri la giornata.»

Quel pomeriggio, quando finalmente erano terminate le ore di studio, Hermione poté costatare orgogliosa che né Harry né Ronald si erano men che meno distratti ad una sola spiegazione.
Erano tutti e tre in Sala Comune, mentre il resto dei loro compagni era in giro a godere il pomeriggio libero.

Harry era seduto su una poltrona dinanzi al fuoco, mentre con un panno umido puliva la sua Firebolt; Ron, seduto sul tappeto di fronte a lui, giocava con degli Scacchi Magici che aveva stregato per far in modo di giocare in solitario, sgranocchiando delle Caramelle Mou.
Hermione invece, al contrario dei due, era seduta ad un tavolo avvantaggiandosi con il tema di Trasfigurazione.

«...L'incantesimo per compiere questa trasfigurazione è più complicato di quanto si dimostri. Bisogna aver mano ferma e scandire per bene le parole. La minima sillaba errata potrebbe causare ferite indesiderate, ma non fatali. Si può utilizzare questo incanto per proteggere... Oh Godric!» la bruna, che stava dettando a voce alta ciò che trascriveva sul foglio di pergamena per agevolare così il compito dei suoi amici, si interruppe improvvisamente con quella imprecazione.

Harry e Ron si alzarono entrambi dai loro posti, voltandosi preoccupati verso la ragazza. La scopa del primo cadde a terra con un tonfo sordo, mentre gli scacchi incantati cominciarono a protestare per quell'interruzione.
«Che succede Herm?!» domandarono in sincrono, pronti ad entrare in azione.
«Credo di essermi dimenticata una cosa in biblioteca. Vado a recuperarla...» Hermione non finì nemmeno la frase che era già all'ingresso della Sala Comune e aveva attraversato il quadro.

«Ehi ma il compito di Trasfigurazione?» le chiese Harry urlandole dietro. Non ricevette risposta. Lui e il rosso si scambiarono un'occhiata confusa.
«Da quando in qua Hermione dimentica qualcosa?» chiese uno.
«E da quando in qua lascia in sospeso un tema?» ribatté l'altro.
L'improvviso silenzio della Sala fu la loro unica risposta.

Nel frattempo Hermione si ritrovava già all'ingresso della biblioteca mentre borbottava tra sé e sé.
Quel giorno era stata davvero un'imprudente: si era dimenticata che doveva tenere sotto controllo Draco Malfoy e che doveva al più presto documentarsi sui fatti recenti e non accaduti nel Mondo Magico.

Quando entrò notò immediatamente il soggetto delle sue attenzioni: Draco Malfoy parlava animosamente con Madama Pince, la quale esibiva un'espressione più che confusa.
«Mi sa dire se ieri mattina il professor Piton ha manifestato la sua presenza qua al castello?»

Dramione - Three Empty Words Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora