23 Capitolo

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Buon Natale, spero che possiate passarlo in serenità e armonia!

E di nuovo cadde un drastico silenzio sulla loro strana e improbabile relazione.

Non si parlarono più dopo quel bacio, neppure si guardavano. Hermione rimuginava su ciò che era accaduto ogni giorno, crogiolandosi sopra i libri di teoria. Era una di quelle poche volte in cui lo studio non riusciva proprio a distrarla. E Godric, come avrebbe potuto?
Ogni volta che si ritrovava a richiudere gli occhi poteva percepire le labbra di Draco di nuovo sulle sue, poteva percepire il suo profumo avvolgerla lentamente, in contemporanea con le sue braccia. Poteva percepire la loro tensione sciogliersi e mutarsi in un semplice bacio, tanto improvviso quanto reale, così spontaneo, per quanto fosse stato precipitoso. Ma ciò che la turbava più di tutto era cercare di capire che cosa fossero realmente loro due. Non erano amici, o almeno, non poteva definirsi di certo amicizia la loro dato che, come in quell'occasione, meno si parlavano e meglio era per tutti. No, non era amicizia. Anche perché per Hermione amicizia significava confidarsi, aprirsi, mostrarsi completamente al proprio amico, sia tra le risate che tra i pianti isterici o i litigi continui. Decisamente non era amicizia.

E allora? Non potevano di certo essere neanche conoscenti. Perché tra conoscenti ci si scambia un semplice saluto di cortesia, quattro parole a tirar via, sempre nel fedele rispetto reciproco, e poi via, ognuno per la propria strada. Per Hermione non poteva non esservici una risposta. E allora? Cos'era invece ciò che provava lei?
Non lo sapeva. E le dava fastidio non sapere ormai più nulla, in quel periodo. Dentro di sé percepiva solamente quello strano impulso di cercarlo, non tanto per parlargli o condividere qualche straordinario momento di vita con lui, più che altro per accertarsi che lui ci fosse, come se fosse una strana ed ossessiva psicosi ciò che la legava a lui.
Ma allora cos'era, inoltre, quell'irrefrenabile desiderio di stringersi a lui, di farsi piccola e minuta tra le sue braccia, di sentirsi per una volta lei l'indifesa e lui il suo fedele difensore...

«Granger.»

Grandioso, pensò pure la ragazza, non ci chiamiamo neanche per nome. Cosa mi dovrei aspettare?
Improvvisamente tesa come una corda di violino, Hermione si girò lentamente verso Draco, mostrandosi persino infastidita per quell'interruzione ai suoi pensieri e alle sue riflessioni, per quanto potessero essere infantili.
«Che c'è, Draco?» si affrettò a marcare lei, con una punta di sarcasmo nella voce. Il ragazzo parve non coglierla, dato che scortesemente le scostò la sedia leggermente di lato, per potersi sedere su quella libera accanto a lei, con una certa urgenza.
Hermione sembrò notarlo, perciò si ammutolì subito, limitandosi a guardarlo insistentemente, subito turbata dal suo comportamento.
Draco le puntò gli occhi addosso, nei quali brillava un debole luccichio di puro e semplice compiacimento, mentre allungava meno spavaldamente una mano verso la sua, esitante, stringendogliela delicatamente. Hermione sobbalzò appena per quel gesto, soggetta all'evidente differenza di intensità tra lo sguardo e la stretta, ritrovandosi a deglutire, sempre più agitata, mentre il cuore iniziava irrimediabilmente a batterle più velocemente nella cassa toracica, rimbombando rumorosamente nella sua mente. Di certo, non era amicizia la loro.

«Sono riuscito a riparare l'Armadio.» annunciò con tono pacato il biondo, sempre stringendole la mano, come se temesse che a quella notizia lei si allontanasse da lui, dato che ormai la situazione poteva considerarsi più o meno risolta. Ma lui non era pronto a quella separazione, non lo era proprio per niente. Tralasciando la questione del bacio, a cui aveva cercato in tutti i modi di non rifletterci troppo, gli era quasi abituale avere Hermione affianco a lui, fosse per una missione o no. Quasi gemette frustrato quando la vide alzarsi, sempre più convinto che lo volesse abbandonare al suo destino, rafforzando ancora la presa sulla sua mano.

«Hermione...» si ritrovò a mormorare lui, in tono quasi supplichevole. Resta, rimani. Ti parlerò, ti ascolterò, ma tu resta! voleva urlarle contro, ma la gola sembrava esserglisi seccata proprio in quel momento. E fu proprio in quel momento, che con sua grande e immensa sorpresa, Hermione accennò un veloce sorriso, e altrettanto rapidamente si era chinata su di lui, prendendogli il viso tra le mani, baciandolo.
Fu un bacio diverso dal primo, decisamente. Dolce, soffice, delicato, al solo fine di rassicurarlo, meno frustrato, meno disperato. Le loro mani non si stavano avvinghiando tra loro, le loro braccia non stavano cercando di attirarsi tra loro in un continuo litigio muto, e specialmente, attraverso quel bacio, non si stava cercando affatto di continuare un pungente scambio verbale.

La mano di Draco, ancora posata su quella di Hermione, aumentò un'ultima volta la stretta, per poi allontanarla lentamente, sfiorandola lunga tutto il braccio, fino ad arrivare sul suo viso, dal quale le scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. In controparte, l'altra mano si era posata sul mento della ragazza, stringendolo cautamente tra le dita, mentre le avvicinava di più il volto al suo, per poterla baciare. Ancora, ancora e ancora. Fino a quando si sarebbe stancato.

Solo dopo interminabili secondi, che parvero ad entrambi sin troppo pochi, Draco riuscì a convincersi ad allontanarsi leggermente dalla ragazza, sospettando anche il fatto di averle potuto consumare le labbra a forza di baciarle. Dinanzi alla sua espressione spaesata, leggermente sollevata, il ragazzo non poté che lasciarsi sfuggire una risata.
«Basta, Granger. Così il mio personaggio si scompone.» affermò Draco, teatralmente dispiaciuto, alzandosi in piedi. A quelle parole Hermione parve ridestarsi, lanciandogli immediatamente una delle sue tipiche occhiatacce.
«Il tuo personaggio si scompone?» ripeté, oltraggiata, con voce acuta. Il ragazzo la ignorò, divertito, superandola e al contempo facendo scivolare nuovamente una mano nella sua, beandosi del calore che le dita di lei, intrecciate alle sue, gli infondevano.
«Dovresti smetterla di frequentare sempre i soliti posti.» esordì ad un tratto il biondo, mentre la guidava verso la Sala Grande. Hermione, in controparte, si reputò ancora più offesa, accigliandosi palesemente.
«E che luoghi dovrei frequentare? Il campo da Quidditch?» disse, sarcastica, arrancandogli dietro. Draco si ritrovò a ridacchiare, fermandosi di botto e girandosi verso di lei, tirandola a sé per la mano, intrappolandola con un braccio bramosamente attorno alla sua vita, guardandola negli occhi. La ragazza parve ricambiare lo sguardo, incerta.
«Non lo so... l'hai mai vista la mia camera?» sogghignò leggermente lui, mentre i capelli sbarazzini sparsi scompostamente sulla sua fronte nascondevano un furbo sguardo.
Hermione, che dal canto suo inizialmente non si era opposta, si ritrovò ad agitarsi tra le sue braccia, ringhiando e borbottando improperi ed insulti poco carini. E Draco sorrideva. Oh, sì, che sorrideva. Di certo la loro non era amicizia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 25, 2017 ⏰

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