17 Capitolo

514 53 11
                                    

Era finalmente giunto il tanto atteso weekend. Ogni studente poteva trascorrerlo come più preferiva: ripassando gli argomenti precedenti di una materia a scelta, studiarne di nuovi, od anche approfittare del fine settimana per riposarsi e concedersi qualche svago.
C'era, invece, chi preferiva utilizzare quelle giornate libere per poter andare ad Hogsmeade, il cui il libero accesso era consentito solamente sotto approvazione di un genitore o di un tutore.

Hermione, si sapeva, non amava andare in quel piccolo paesello sperduto, per quanto potesse essere succintamente gradevole.
Proprio per questo sia Calì che Lavanda se ne stupirono, quando la mora chiese loro se potesse accompagnarle quel weekend. Certo, Hermione avrebbe preferito andarci con Ginny, ma ultimamente le parlava troppo animosamente, specialmente di argomenti di cui preferiva non discutere, perciò aveva preferito una compagnia meno pretenziosa.
Per quell'occasione aveva deciso di indossare un semplice maglione dai tipici colori Grifondoro, sotto ad un lungo cappotto di cachemire. Faceva molto freddo, quindi decise anche di indossare dei guanti in pelle, soffrendo molto il freddo specialmente sulle mani.

«Hermione ti ripeto per l'ennesima volta che sono piacevolmente stupita che tu ci abbia accompagnate!» aveva ripetuto Calì, come se fosse stata un disco rotto che di conseguenza ripeteva sempre la stessa scena.
«Oh già, sono molto contenta anche io!» disse Lavanda, più naturale e meno enfatica. Hermione sorrise loro, mentre varcava l'ingresso per Hogsmeade.
«Dov'è che andiamo?» chiese, con tono allegro.
«Mielandia!» esclamarono le due ragazze in coro, guardandosi trepidanti, come accumunate da uno stesso e piacevole ricordo legato a quel luogo.
Hermione le fissò sgranando gli occhi, stupita: non si aspettava che come prima tappa avessero optato davvero per un negozio di dolci. Lei, al contrario di Ron, non li tollerava. Li trovava appiccicosi, gommosi ed altamente disgustanti con tutto quello zucchero che contenevano. Pensò "È naturale che io dica così, avendo genitori dentisti", ma non si vantava di certo dell'influenza del mestiere, del padre e della madre, sui propri gusti personali.

Avevano deciso di separarsi, di comune accordo, per poi raggrupparsi nuovamente una volta che tutte e tre si sarebbero trovate davanti al locale di Madame Rosmetra.
L'entusiasmo di Hermione si era affievolito sempre più, mentre realizzava di starsi trascinando da sola per le strade innevate di quel paese. Stringendosi al cappotto, iniziò a riflettere su quanto in realtà si sentisse sola. Harry e Ron, per quanto amorevoli e giocherelloni, non potevano ovviamente compensare il bisogno che aveva lei di una figura femminile nella sua vita. Purtroppo, Ginny non aveva un carattere che riusciva a sopportare, troppo chiacchierona ed affrettata. Calì e Lavanda certo, erano buone amiche, ma non erano abbastanza affiatate per poter parlare loro di tutte le sue inquietudini.
Sospirando, non si accorse di aver sbattuto addosso ad una persona. Solo quand'ella la strattonò violentemente per un braccio, come a volerla rimproverare, si rese conto di chi realmente fosse.

«Malfoy! Lasciami!» gemette Hermione, liberandosi dalla rude presa del Serpeverde.
«Guarda dove cammini, Mezzosangue.» sibilò invece il ragazzo, allontanandosi da lei di qualche passo mentre la fissava truce.
«Ah, io dovevo stare attenta? Sei tu che ti sei messo in mezzo alla strada su cui tutti camminano!» protestò ella. Si fissarono con astio, senza dire nulla. Se una si muoveva di un passo, l'altro retrocedeva fulmineo, come in un lungo ed estenuate scontro tra due belve solitarie. Disperse nel loro orgoglio, sole nel loro senso di avidità di possesso. Ognuna lottava per i propri interessi, non degnandosi minimamente del pensiero dell'altro.
Draco Malfoy tentò, dopo un lungo riflettere, di scattare verso destra, quando Hermione lo braccò prontamente, bloccandogli la strada. Solo allora egli si erse in tutta la sua altezza, fissandola franco.
«Cosa stai facendo, Granger?» chiese realmente confuso, inclinando la testa di lato e studiandola con quegli occhi glaciali. Hermione si sentì imponente sotto quello sguardo. Non per paura, né per impreparazione, ma perché dentro di sé sapeva che si sarebbe dovuta sottomettere alle sue volontà.
«Ti blocco la strada.» aveva risposto con semplicità, cercando di mascherare al meglio la falsità di quella risposta. Per chissà quale caso del destino, lei ormai era lì, davanti a lui. Ed era quel che di cui aveva bisogno, per quanto lo negasse. L'irrefrenabile desiderio di vederlo, il bisogno di accettarsi continuamente che stesse bene, la portava a trattenerlo il più possibile finché erano insieme.
«Perspicace, Mezzosangue. Giochi ancora a fare la bambina?» la schernì il biondo, stavolta senza muoversi. A grandi linee aveva intuito l'impercettibile ordine della ragazza, ed innocuo aveva deciso di accettarlo, troppo stanco per combattere in uno scontro di cui si sapeva invece la vincitrice. Hermione incrociò le braccia al petto, decisamente più rilassata, scrutandolo beffarda.
«Cosa ci fai qui, Malfoy?» chiese cinica, fissandolo incolore. Il ragazzo incominciò a camminare nuovamente, inizialmente molto cauto, per poter studiare la reazione di lei. Appena fece un passo, anche le scarpe della Grifondoro ne fecero uno. Si rese conto però che non lo stavano bloccando, bensì accompagnando. Sempre in un estenuante movimento lento, iniziò a camminare, con lei al seguito, ogni falcata misurata ed approvata.
«Cosa fai, Granger, mi pedini?» la derise Draco, infilandosi le mani in tasca in un movimento totalmente fluido. Visti da lontano potevano parere vecchi amici che discutevano in una delle solite ed abituali passeggiate di ritrovamento, ma se li si osservava da vicino si poteva ben notare che ad accomunarli non vi era altro che lo stesso stemma scolastico sui guanti.
«Non hai risposto.» lo rimproverò ella, tranquillamente. Lo seguiva a passo veloce, avendo una falcata minore della sua, perciò era costretta quasi a trotterellare al fianco dell'antipatico Serpeverde.
«Io sto qui per lo stesso motivo tuo.» disse lui, posando gli occhi su di lei. Rabbrividirono nel notare che entrambi bramavano quel contatto, cercando di sviare via dallo sguardo dell'altro. Hermione lo osservò per un breve tempo, ma nei suoi occhi non ci lesse che una pura e scomoda verità: Fuggo dai miei problemi. Loro non erano lì per una passeggiata, o le solite inutili spese che tanto piacevano a tutti. Erano solitari proprio per questo. Fuggivano entrambi da un destino non desiderato, non richiesto, cercando di abituarsi a quella folle fuga che li aveva coinvolti dall'inizio dell'anno scolastico. La bruna abbassò lo sguardo, chiedendosi cosa la attendesse al suo ritorno al castello. Inconsapevolmente, si ritrovò più vicina a Draco.
Anche lui la osservava in silenzio, domandandosi come mai invece le sembrasse meno inquieta del solito. Ha una bella pelle, pensò lui stupidamente, fissandole sconcertato il viso. Fece una smorfia, chiedendosi come mai non trovasse insulti da farle.

«Morsmordre!» ringhiò qualcuno dietro di loro, distruggendo quell'inaspettata linea sottile che li aveva pacificamente uniti, come se fosse una delicata ampolla di vetro, gettata a terra da quella sgradevole voce indesiderata.
La reazione dei due fu totalmente inaspettata. Draco era balzato al fianco di Hermione, riconoscendo il disgustante tono di uno dei Mangiamorte che spesso faceva visita al Manor, e la aveva afferrata rudemente per i fianchi, con l'intenzione di trascinarla via da quella che prevedeva diventare una catastrofe.
Hermione, dal canto suo, aveva invece sfilato prontamente la bacchetta dalla manica del cappotto, ma l'inaspettato contatto con le mani del Serpeverde la fece sobbalzare, impreparata. La sua fattura mancò il Mangiamorte, il quale si smaterializzò ridendo di gusto. Rimasero fermi, in quella sorta di abbraccio possessivo, mentre ansimando tentavano di capire se erano riusciti a scamparsela. Dopo un po' Hermione si scostò, spintonando via il ragazzo.
«Cosa ti è saltato in mente? Avrei potuto colpirlo!» ringhiò furiosa, puntandogli la bacchetta contro. Lui, dal canto suo, gliela strappò di mani con un gesto avvezzo, gettandola a terra tra la neve. Nessuno dei due parve preoccuparsene.
«Era un Mangiamorte, Mezzosangue, non avresti potuto far nulla!» urlò a sua volta Draco. La bruna strinse i pugni, trattenendosi dal menarlo furiosamente per scaricare tutta quell'estenuante tensione accumulata in quei giorni. Come osava intralciarla quando lei si stava impegnando così tanto a proteggerlo?
«Stupido ragazzino viziato!» esclamò con cattiveria. Il biondo incattivì l'espressione, stringendo i denti. Con stupore di entrambi, le riafferrò il polso con forza, costringendola a guardarlo negli occhi.
«La stupida ragazzina viziata sei te. Cosa ci fai ancora qui? Perché pretendi di starmi accanto? Perché mi proteggi?» gridò frustrato il giovane. Solo dopo si rese conto che forse aveva esagerato, ma non era affatto intenzionato a pentirsene. Lo sguardo di Hermione si svuotò, come se Draco le avesse rubato l'anima con quelle parole. Aprì bocca per dire qualcosa, ma non ne uscì alcun suono. Solo allora il biondo, preso coraggio, la fissò negli occhi, perdendosi immediatamente in quell'ambrato velato dall'insoddisfazione della ragazza. La fissò realmente, notando particolari sul suo viso che non avrebbe mai notato giorni fa, percependo la morbidezza della sua pelle sotto il suo tocco. Allentò la stretta, mentre ormai, gli occhi espressivi di Hermione non facevano altro che urlargli: Non so perché sono qui, ma continuerò a farlo.

Draco, ormai destabilizzato, si avvicinò ancora di più.
«Resta, allora...» sussurrò. La ragazza, percependo la presa farsi meno salda, si scostò bruscamente. Continuarono a fissarsi in silenzio, indietreggiando passo dopo passo. E sopra di loro svettava il Marchio Nero.

Dramione - Three Empty Words Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora